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Piastra, regina delle "balle": zero sosta gratis, sì a milioni di euro spesi altrove

A Settimo Torinese bilancio da 80 milioni, consulenze d’oro, atelier vuoti e partecipate sazie. Ma per un gesto verso i cittadini ad agosto, la sindaca dice no e parla di “populismo”.

Piastra, regina delle "balle": zero sosta gratis, sì a milioni di euro spesi altrove

Elena Piastra

E ci mancava l’ennesimo pippozzo della sindaca Elena Piastra. Succede a Settimo Torinese, dove il bilancio comunale sfiora gli 80 milioni di euro. Qui la bacchetta magica per trovare fondi funziona sempre… ma solo quando si tratta delle sue visioni: consulenze da 15 mila euro a manager del “commercio” che nessuno voleva, mostre in locali con le serrande abbassate, contributi generosi alle partecipate (Patrimonio, Fondazione ECM…) che poi spendono e spandono lontano dai rigidi vincoli comunali.

A Settimo si fa di tutto. Ma quando si tratta di stanziare cinquemila euro – sì, cinquemila – per rendere gratuita la sosta ad agosto, ecco che scatta la lezione di politica economica. Improvvisamente ogni euro pesa come oro, e il gesto diventa “un contentino estivo che si perde come una goccia nel mare”.

E cinquemila euro – per la cronaca – sarebbero troppi, perché andrebbero a beneficio solo di chi resta in città e, dice lei, non è difficile trovare parcheggio gratuito a due passi dal centro. E poi – colpo di scena – ad agosto i negozi sono chiusi. Quindi, perché dare respiro a quel poco di commercio rimasto aperto? Meglio rinviare l’elemosina a dicembre, quando si può sventolare il provvedimento come “aiuto al Natale” e incassare l’applauso sotto l’albero.

Il problema, secondo la sindaca, è che la gestione della zona blu è affidata a un privato e quindi, se si sospende il pagamento, bisogna comunque compensarlo. Niente di nuovo: succede quando si cedono pezzi di città come fossero concessioni balneari. E a Settimo, per la verità, le cose stanno proprio così: finite a Patrimonio Spa, che le rattoppa come può, mentre al Comune resta il ruolo di spettatore pagante.

Certo, nella Settimo della sindaca visionaria, cinquemila euro su 80 milioni sono “risorse limitate”. Con le dovute proporzioni, sarebbe come se una famiglia benestante rinunciasse a un caffè perché “non è il momento giusto”.

Nel frattempo, alle partecipate i soldi scorrono che è un piacere. E i controlli? Non inesistenti, ma certo molto più leggeri rispetto a quelli diretti del Comune. Così si fa presto a dire che “la politica non è fare le scelte più semplici”, quando quelle scelte semplici – ma utili – non coincidono con il proprio taccuino di priorità.

E qui arriva la parte più interessante: quando i soldi servono per eventi in pompa magna o per progetti dalla dubbia utilità pratica o culturale (come le “play station” in biblioteca per quattro ragazzi), non si parla mai di risorse “limitate”. Quando si tratta di pagare cachet per spettacoli con mezzo pubblico in piazza, si aprono i rubinetti. Quando si tratta di finanziare “visioni” urbanistiche che cambiano tre volte in cinque anni, i fondi si trovano. E si trovano anche quando bisogna decidere che tipo di appalto fare per la manutenzione del verde pubblico che a Settimo costa molto più che altrove (800 mila euro l’anno), solo perché si accettano esclusivamente imprese “sociali”, con qualche portatore di handicap. Anche questo lo ha deciso lei. Lei decide tutto.

Ma se si tratta di fare un piccolo gesto di attenzione verso i residenti in un mese in cui la città si svuota e chi resta vive in un deserto commerciale… improvvisamente l’austerità diventa virtù.

Sarebbe persino comico, se non fosse tragico, il modo in cui la sindaca prova a dipingere l’operazione come “populismo” fatto con i soldi degli altri. Come se lei, quando assegna consulenze da migliaia di euro, stesse spendendo il suo portafoglio personale e non quello dei cittadini. Come se i progetti portati avanti tramite le partecipate – dove il controllo politico è più discreto e la tracciabilità degli investimenti più rarefatta – fossero il frutto di una generosa beneficenza personale.

Insomma, qui non è questione di zona blu o di parcheggi liberi: è la solita lezione di superiorità morale che Piastraelargisce dall’alto in basso, come il marchese del Grillo in versione amministrativa.

Io decido cosa è giusto per voi, e voi dovete essermi grati. Perché se la visione è della sindaca, i soldi – tanti o pochi che siano – si trovano sempre. Se invece la richiesta arriva dai cittadini, improvvisamente il bilancio diventa una coperta corta.

E chissà, magari tra un paio d’anni, con le elezioni alle porte, la sosta gratis ad agosto diventerà una grande idea da sbandierare in campagna elettorale, venduta come “novità” e “attenzione alla città”. Per ora, chi resta a Settimo ad agosto può godersi il panorama dei negozi chiusi e il privilegio di pagare per parcheggiare in una città semivuota. In fondo, si chiama coerenza: la coerenza di chi governa a colpi di visioni… e di parcometri.

PS. La sindaca cita Venaria e Torino. Non vogliamo approfondire. Ma conosciamo Ivrea, dove i parcheggi sono gestiti da “Ivrea Parcheggi”, una municipalizzata che agisce come una qualsiasi società privata. E infatti, al Comune (amministrato dal centrosinistra come Settimo Torinese), la decisione di regalare la sosta gentile a tutti i cittadini per mezz’ora fino alla fine dell’anno costerà 100 mila euro. Basti questo per dire che il racconto di Piastra, quando parla di chi gestisce cosa, non sta in piedi. È una balla.

E poi, diciamolo: il mantra del “non è giusto che tutti paghino per pochi” è una perla di coerenza. Perché a Settimo Torinese nessuno si scandalizza quando tutti pagano per tenere aperti eventi con tre gatti in platea, per finanziare progetti “innovativi” che interessano solo a una cerchia ristretta di amici dell’amministrazione, o per ristrutturare spazi che restano chiusi nove mesi l’anno. In quei casi, il principio che “tutti pagano per pochi” evapora magicamente, e l’operazione diventa “cultura”, “inclusione”, “rilancio del territorio”.

Insomma, la morale è semplice: se l’idea piace alla sindaca, è una spesa “visionaria” che merita ogni centesimo; se l’idea arriva dai cittadini, diventa un lusso ingiustificato. Ma il lusso vero, a Settimo, è avere un’amministrazione che la smetta di fare politica come se fosse una rubrica di bon ton finanziario: come spendere i soldi degli altri senza farli sembrare sprecati.

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