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09 Luglio 2025 - 15:35
A Ivrea per cambiare idea basta una cosa sola: non ammettere mai di aver sbagliato. Così la proposta della “sosta gentile”, bocciata platealmente in consiglio comunale a febbraio, diventa oggi – senza un grammo di autocritica – un provvedimento da rivendicare. Dal 1° settembre 2025 al 31 dicembre 2026, i primi 30 minuti nei parcheggi blu del centro saranno gratuiti. Una decisione dell’Amministrazione comunale che nasce altrove: sui banchi dell’opposizione, tra le interpellanze dei consiglieri, nelle richieste dei commercianti e nella pazienza dei cittadini esasperati.
A febbraio, infatti, la Giunta aveva detto “no”. Troppo complicato. Troppo rischioso. Troppo poco conveniente. La proposta del consigliere di minoranza Massimiliano De Stefano, firmata da tutti i capigruppo dell’opposizione, veniva archiviata con sufficienza. Si chiedevano 20 minuti gratuiti per consentire a chi lavora, consuma e vive il centro di parcheggiare senza dover pagare 50 centesimi per prendere un caffè o ritirare un pacco. Niente da fare: bocciata. Perché? Perché a Ivrea, evidentemente, anche la gentilezza aveva un prezzo. E andava pagata col biglietto.
Oggi, però, la musica è cambiata. Il Comune ha deciso di introdurre la misura per un periodo limitato – poco più di un anno – coinvolgendo corso Cavour, via Piave, piazza Ferrando, piazza Fillak, piazza Borgoglio, vicolo Baratono, via Patrioti, piazza Gioberti e il Borghetto. La motivazione ufficiale? Una situazione eccezionale dovuta ai lavori Rfi per l’elettrificazione della tratta ferroviaria e quelli che presto inizieranno per l’abbattimento dell’ex Cena. Una “toppa temporanea”, dunque. Ma la verità è che questa misura è il frutto di una pressione politica ben precisa. È la vittoria del consigliere comunale Massimiliano De Stefano e dei commercianti, che da anni denunciano i problemi di tutto il centro storico, svuotato dai parcheggi a pagamento e dalle politiche miopi di mobilità.
E se proprio vogliamo parlare di soldi, parliamone: Rfi contribuirà con 38.500 euro. Ma sarà il Comune a sostenere oltre il 60% del costo complessivo, portando l’impegno a 100mila euro. Altro che “regalo” di Rfi: qui la decisione è politica, netta, autonoma. Il Comune avrebbe potuto farlo anche a febbraio. Ha scelto di non farlo. E solo ora, spinto dai cantieri e dai disagi, ha deciso di muoversi. Tardi. Ma pur sempre meglio che mai.
Nel frattempo, Ivrea Parcheggi, la società municipalizzata che gestisce i parcheggi a pagamento continua a incassare. E tanto. I numeri parlano chiaro: valore della produzione 2024 pari a 1.411.977 euro, in crescita netta rispetto ai 1.072.359 del 2023. L’utile? Anch’esso in aumento: 181.580 euro nel 2024, contro i 168.994 euro dell’anno precedente. Un trend che conferma una cosa sola: i parcheggi a pagamento a Ivrea funzionano benissimo. Ma solo per chi li gestisce.
E il cittadino? Il commerciante? Il pensionato che deve andare in posta o dal medico? L’artigiano che lavora in centro? Quelli, al massimo, ricevono in cambio una promessa di “rotazione”, la favola buona per tutte le stagioni. La verità è che la rotazione che conta è quella del bancomat: si parcheggia, si paga. Oggi succede anche per cinque minuti. Anche per un caffè.
A chi si domanda se questa misura diventerà strutturale, la risposta è implicita: no, resterà temporanea. Finché ci saranno cantieri, si farà uno sconto. Poi si tornerà alla normalità. Alla vecchia, cara, implacabile normalità delle strisce blu ovunque, delle multe per chi sfora di tre minuti, delle vetrine vuote e dei negozi chiusi. E la città? Sempre più deserta. Sempre più facile da attraversare. Perché nessuno si ferma più.
Una volta si diceva che il commercio di prossimità è il cuore delle città. Ma oggi quel cuore batte piano. E senza parcheggio gratuito e con la concorrenza dell’online e dei grandi centri commerciali che il parcheggio non lo fanno pagare prima o poi smetterà di battere.
“La sosta gentile – commentava De Stefano – non è un’utopia. E’ un’opportunità. Oggi la Giunta si trova con le spalle al muro e si è accorta che forse quella proposta non era così assurda”.
Morale? La proposta respinta a febbraio diventa realtà a settembre. Non cambia la sostanza. Ma per chi l’ha proposta, per chi l’ha difesa, per chi non si è rassegnato, è comunque una vittoria politica. E civile.
C’era una volta – e ancora c’è – una città che, pur di far quadrare i conti, disegnava strisce blu perfino sopra i marciapiedi.
Benvenuti a Ivrea. Fu qui che, nel 2021, si accese l’occhio critico di “Mi Manda Rai Tre”, la trasmissione condotta da Federico Ruffo. A far scattare l’interesse, la segnalazione di un cittadino, Giovanni Ferraioli.
Ne uscì un ritratto tutt’altro che lusinghiero: una città da 23 mila abitanti con una fame di incassi da metropoli, e un modello di gestione della sosta che il giornalista definì – con un eufemismo – “fantasioso”.
Parcheggi ovunque. Anche dove non avrebbero dovuto esserci. Anche dove camminano i pedoni. Anche sopra i marciapiedi.
La scena più memorabile? Il collegamento in diretta dal Municipio con l’allora sindaco Stefano Sertoli, che spiegò, con una sincerità quasi disarmante: “I parcheggi a pagamento consentono la rotazione. Evitano che si lasci l’auto per tutta la giornata. E poi... si tratta di un gettito che ha la sua importanza.”
Una frase che spiazzò perfino Ruffo, tanto che rispose – tra l’ironico e l’attonito – “Questa sincerità le fa onore...”.
Già. Ma a fare i conti con quella sincerità erano i cittadini, che pagavano – e pagano ancora – per andare in posta, in banca, all’ospedale. Una tassa occulta in piena regola. E un colpo secco – quasi chirurgico – al commercio del centro, sempre più svuotato.
Quel servizio televisivo raccontò anche altro. E in certi passaggi fu ancora più spietato.
Non si limitò a puntare il dito sulle strisce blu sui marciapiedi o sulla mancanza di parcheggi gratuiti. Mise in luce il cuore del problema: una società municipalizzata creata ad hoc, con 7 dipendenti, uno stato patrimoniale da quasi 3 milioni di euro, e un mutuo ipotecario da 2,6 milioni di euro contratto nel 2007 con Banca Intesa per comprare un immobile poi affittato – guarda un po’ – al tribunale di Ivrea.
Una macchina costosa, pesante, blindata nei suoi equilibri interni, che allora – come oggi – non può essere chiusa: troppi vincoli, troppe rate da pagare, troppi interessi in ballo. Eppure, anche nel 2020, in piena pandemia, quando le strade erano deserte e i negozi chiusi, Ivrea Parcheggi riuscì a incassare quasi 900 mila euro.
Quel servizio fu uno spartiacque mediatico. Non cambiò le cose, certo. Ma le mostrò. Le fece vedere. Le fece sentire.
Ivrea non era più soltanto la città dell’Olivetti, dell’Unesco, del Carnevale con le arance.
No. Era anche la città dove si paga ovunque, si parcheggia ovunque, si cammina sempre meno.
Dove il diritto alla sosta è diventato un lusso. Dove le famiglie fanno prima ad andare al centro commerciale, perché lì – almeno – il parcheggio è gratis.
Ivrea fu ritratta per ciò che stava diventando: una città ostaggio della propria municipalizzata, dove ogni stallo blu vale oro, dove il pedone è un intralcio, e dove il decoro urbano è sacrificato in nome del “gettito”.
Oggi, a distanza di cinque anni, poco è cambiato. Ma vale la pena ricordare quell’episodio.
Non per nostalgia, ma per onestà. Perché fu uno dei rari momenti in cui Ivrea fu costretta a guardarsi allo specchio.
E lo specchio, si sa, non mente.
Disse con chiarezza ciò che in tanti ancora fingono di non vedere:
così non si va lontano.
Così si resta fermi. Anzi: parcheggiati. A pagamento. E sopra un marciapiede.
C’è un’idea di città che corre più veloce delle macchinette per emettere ticket. Un’idea che guarda avanti, che immagina un centro storico vivo, accogliente, accessibile. Un’idea che non ha bisogno di balzelli, multe e vessazioni mascherate da “rotazione virtuosa”. Un’idea che, per anni, Massimo Fresc – oggi assessore all’Urbanistica – e Francesco Comotto, oggi saldamente al governo cittadino, hanno portato avanti quando sedevano tra i banchi dell’opposizione. Era il loro cavallo di battaglia: superare Ivrea Parcheggi. Riportare la gestione della sosta al Comune. O, meglio ancora, immaginare una Ivrea in cui una società del genere non serva più.
Perché la verità è che Ivrea Parcheggi non serve. Non serve più. Se mai è servita. Serve forse a se stessa, al proprio bilancio, al proprio mutuo da 2,6 milioni contratto con Banca Intesa, ai suoi sette dipendenti, ai report annuali da esibire in conferenza stampa. Ma non serve ai cittadini. Non serve ai commercianti. Non serve a una città che, se vuole sopravvivere, ha bisogno di aria, movimento, spontaneità. Non di controllori, parchimetri e ganasce.
I numeri parlano chiaro. Il valore della produzione di Ivrea Parcheggi nel 2024 è salito a 1.411.977 euro, in crescita di oltre 300mila euro rispetto all’anno precedente. L’utile netto è cresciuto a 181.580 euro. Ottimo per un’azienda privata. Un po’ meno per un servizio pubblico. Perché ogni euro di utile corrisponde, in fondo, a un euro sottratto al cittadino che si è fermato in piazza per comprare un giornale o per accompagnare il figlio dal pediatra. E allora la domanda è semplice: ma a chi serve davvero questa macchina da soldi?
Quando Fresc e Comotto parlavano di superamento di Ivrea Parcheggi, l’idea non era fantasiosa. Era logica. Era moderna. Era in linea con quanto stanno facendo molte città europee, che stanno eliminando le società di gestione dei parcheggi per integrare la mobilità in una visione più ampia, più sostenibile, più umana. Una visione in cui il centro storico non è un bancomat, ma un luogo di incontro. In cui il cittadino non è un contribuente da multare, ma un abitante da incoraggiare. In cui la sosta non è un fastidio da monetizzare, ma una condizione da regolare con intelligenza.
La sosta gentile di cui si parla oggi – proposta dal consigliere comunale Massimiliano De Stefano e inizialmente bocciata – è il primo piccolo passo verso questo mondo possibile. Ma è ancora troppo poco. È ancora zavorrata da un’impostazione antica, economicista, grigia. È una toppa, non un cambio di paradigma.
E allora vale la pena ricordarlo a chi oggi governa: una Ivrea senza Ivrea Parcheggi è possibile. Una Ivrea in cui le strisce blu siano ridotte al minimo. Una Ivrea in cui si investe su trasporti pubblici, piste ciclabili, incentivi veri alla mobilità sostenibile. Una Ivrea in cui non si debba più pagare per andare al mercato o per prendere il pane.
Una città che metta al centro le persone, non i parchimetri.
Un tempo c’erano consiglieri che questo sogno lo avevano nel cuore. Oggi siedono in giunta. E avrebbero il potere di trasformarlo in realtà. Se non lo faranno è perchè si sono persi per strada o semplicemente venduti al "Pd".
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