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12 Agosto 2025 - 21:55
Caro-prezzi e fine delle ferie d’agosto: l’Italia cambia radicalmente il modello di vacanza
Il caro-prezzi non colpisce più solo lettini e ombrelloni, ma ogni voce che compone una vacanza: trasporti, ristoranti, hotel, divertimenti, musei. E dietro a questa impennata dei costi, che rende sempre più cara l’estate, sembra esserci un cambiamento strutturale nel modello di vacanza degli italiani, storicamente legato ad agosto e alle località balneari. Per capire se questo nuovo approccio sarà una tendenza duratura o un effetto passeggero, bisognerà attendere il bilancio finale di un’estate 2025 segnata non solo dal caldo estremo, ma anche da accese polemiche.
La questione è diventata terreno di scontro politico. La premier Giorgia Meloni ha replicato alle critiche: «Negli ultimi giorni, tra le diverse uscite, anche la segretaria del Pd Elly Schlein ha lasciato intendere che il turismo italiano fosse in crisi. Peccato che, poche ore dopo la sua uscita, i dati ufficiali del Viminale – tratti dalla banca dati “Alloggiati web” della Polizia di Stato – abbiano certificato l’esatto contrario, con arrivi in crescita e milioni di visitatori nelle nostre strutture ricettive».
GIORGIA MELONI
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Ottimismo anche da parte della ministra Daniela Santanchè e del Ministero del Turismo, che sottolineano come «sempre più turisti scelgano i mesi di spalla invece che soltanto agosto» e come «le mete si stiano diversificando, includendo montagna, città d’arte, aree interne e destinazioni non canoniche».
DANIELA SANTANCHE'
Dal lato degli operatori balneari, il presidente di Federbalneari Italia, Marco Maurelli, evidenzia: «Molte persone scelgono la montagna, i laghi, le città d’arte o l’estero: nel 2024, ad esempio, il 10,8% degli italiani ha optato per la montagna e quasi il 3% per i laghi. Il mare resta la meta preferita, ma oggi viene vissuto in modo più flessibile e frammentato. Allo stesso tempo, le vacanze lunghe di un mese o più non sono più la norma: ci si muove per periodi brevi o molto brevi, concentrandosi su uno o due weekend al massimo o scegliendo una settimana mordi e fuggi. Non è un caso se gli stabilimenti tornano pieni nei fine settimana, da maggio a settembre inoltrato».
MARCO MAURELLI
Maurelli sottolinea anche la dinamica economica del settore: «Dal 2012 al 2025 le tariffe di noleggio balneare sono cresciute mediamente del 20%, meno del 2% medio annuo. Un incremento contenuto se rapportato all’inflazione post-Covid, che tra il 2021 e il 2023 ha oscillato tra l’1,9% e l’8,1%, erodendo il potere d’acquisto delle famiglie con retribuzioni in media inferiori di oltre il 12%. Nello stesso periodo, il costo del lavoro dipendente stagionale è quasi triplicato, arrivando a 110 euro giornalieri per lavoratore».
La concorrenza internazionale aggiunge un’ulteriore sfida: destinazioni come Montenegro o Corfù applicano un’Iva sul turismo al 5%, teoricamente capace di mantenere prezzi più bassi. Eppure, secondo Maurelli, «il confronto reale dimostra che l’Italia resta competitiva: una settimana di ospitalità in Grecia o Croazia costa in media 600 euro a persona, mentre per le stesse condizioni in Italia la spesa media è di circa 500 euro a persona».
Il nodo resta il prezzo complessivo delle vacanze. Secondo il Codacons, le ferie estive costano oggi in media il 30% in più rispetto al periodo pre-Covid. I voli nazionali sono aumentati dell’81,5% in sei anni, quelli europei del 67,8%. I traghetti segnano +13,9%, i treni +10,7%, autobus e pullman +10,1%. Noleggiare un’auto costa il 21,6% in più, mentre i pacchetti vacanza sono rincarati del 56,6% rispetto al 2019.
Gli aumenti toccano ogni settore: alberghi e motel +42,6%, villaggi vacanza +12,7%, b&b e case vacanza +22,7%, parchi divertimento +21,4%, musei e monumenti +20,5%, parchi nazionali e zoo +13%. Mangiare fuori è più caro del 22,5%, con aperitivi alcolici a +18,2%, birra +17,2% e bibite analcoliche addirittura a +28,8%.
Il risultato è una progressiva rinuncia alla classica villeggiatura lunga di agosto, a favore di viaggi più brevi, distribuiti tra giugno e settembre, in mete diversificate e spesso alternative al mare. Un cambiamento che, per molti, segna la fine di un’epoca.
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