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Lupi inseguiti da un drone in Valle di Rhêmes, sfogo social del Parco Gran Paradiso

La questione riaccende il dibattito sul rapporto tra droni e fauna selvatica

Lupi inseguiti da un drone in Valle di Rhêmes, sfogo social del Parco Gran Paradiso

Lupi inseguiti da un drone in Valle di Rhêmes, sfogo social del Parco Gran Paradiso

Due lupi che camminano lungo una strada sterrata in Valle di Rhêmes. Un video che, in pochi giorni, è diventato virale, rimbalzando sui social e ripreso da numerose testate. Ma dietro quelle immagini c’è un acceso botta e risposta tra l’Ente Parco Nazionale Gran Paradiso e l’ANSA. Il cuore della questione: il presunto disturbo alla fauna selvatica causato dal drone utilizzato per le riprese.

Il Parco, attraverso il Corpo di Sorveglianza, ha precisato che le verifiche hanno confermato come il video non sia stato girato all’interno dei confini dell’area protetta, quindi non perseguibile per sorvolo non autorizzato. Tuttavia, l’Ente ha colto l’occasione per lanciare un monito: “Il disturbo della fauna non ha confini”. Secondo il Parco, le immagini mostrerebbero animali in evidente stato di stress a causa del drone, un fenomeno che – spiegano – può avere ripercussioni serie: reazioni di fuga, dispendio energetico, rischi per la sopravvivenza e persino per la riproduzione. “Quando si riprende o fotografa un animale bisogna mantenere la giusta distanza ed evitare rumori o movimenti che lo possano disturbare, specialmente in momenti delicati come nidificazione e alimentazione” aggiunge l’Ente, ricordando che nei Parchi Nazionali il sorvolo con droni richiede sempre autorizzazione preventiva.

La replica dell’ANSA, firmata dal responsabile per la Valle d’Aosta Enrico Marcoz, è altrettanto netta. L’agenzia precisa che il video non è stato “rubato” dai social, ma fornito direttamente dall’autore delle riprese. Ribadisce inoltre che le immagini sono state realizzate nel rispetto delle normative, al di fuori dei confini del Parco e senza arrecare alcun disturbo agli animali, che avrebbero semplicemente proseguito il loro cammino verso il rifugio Benevolo. “I due animali – si legge nella nota – non sono stati assolutamente disturbati né hanno subito stress”.

Il caso apre un tema più ampio sul rapporto tra tecnologia, informazione e tutela ambientale. Da un lato, le riprese naturalistiche con droni possono offrire immagini spettacolari e contribuire alla sensibilizzazione del pubblico. Dall’altro, se non effettuate con competenza e nel rispetto delle distanze, possono trasformarsi in un fattore di disturbo per la fauna, soprattutto in contesti delicati come quello alpino.

Il Parco sottolinea come il problema non sia limitato ai droni, ma riguardi in generale l’avvicinamento eccessivo agli animali selvatici, sia a piedi che con altri mezzi. La viralità dei contenuti sui social, amplificata dai media, rischia di creare una corsa alla “foto perfetta” a scapito del benessere degli animali. L’ANSA, dal canto suo, rivendica la correttezza del proprio operato e la professionalità con cui ha gestito il video.

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