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Fedeli a Messa ma il prete non c’è: cosa è successo a don Patrice?

Il prete non si è presentato, ma i fedeli non si sono scoraggiati: Casabianca ha risposto con fede e coesione, in una preghiera collettiva tra i banchi

Verolengo

Fedeli a Messa ma il prete non si è presentato

La chiesa era piena, come ogni domenica. Le panche di legno scricchiolavano sotto il peso degli abiti della festa, delle mani giunte, dei cuori aperti. Ma qualcosa, domenica 3 agosto, a Casabianca – piccola ma viva frazione di Verolengo – non è andato come previsto. Il parroco, don Patrice, non si è presentato per la consueta celebrazione. Nessuna Messa. Nessuna spiegazione immediata. 

I minuti scorrevano lenti, segnati solo dal ticchettio delle dita sulle corone del Rosario e dallo sguardo silenzioso dei presenti. Poi, un gesto semplice ha cambiato tutto: una fedele si è alzata e ha proposto di pregare insieme. Niente liturgia, nessun sacerdote, ma una comunità che si è trasformata – in modo spontaneo – nella vera essenza della Chiesa: un corpo vivo che sa resistere anche all’imprevisto, anche all’assenza. 

Parrocchia di San Grato Vescovo

«Non capita spesso una situazione del genere: inizialmente c’era smarrimento e sorpresa, ma abbiamo scelto di restare e pregare insieme, e alla fine quella mattina ha assunto un significato diverso, trasformandosi comunque in una domenica di raccoglimento», commenta una fedele presente. 

Ma cosa era successo a don Patrice?

Don Patrice Munyentwali, pastore della parrocchia di San Grato Vescovo, è molto legato alla sua comunità e raramente manca agli appuntamenti. Questa volta, un imprevisto ha impedito la sua presenza, generando inizialmente sorpresa tra i fedeli.

Le voci e i dubbi tra i fedeli hanno iniziato a circolare subito dopo l’assenza di don Patrice. Per fare chiarezza è stato don Silvano Faga, da poco nominato vicario generale della Diocesi di Ivrea. Con voce rassicurante ha spiegato: «C’è stato un incidente. Un equivoco, nulla di grave. La Messa si terrà regolarmente domenica 10 agosto». Parole brevi, essenziali, ma sufficienti a placare l’inquietudine dei fedeli. 

L’episodio ha lasciato spazio a qualcosa di inaspettato. L’assenza del sacerdote non ha generato lamentele, né abbandoni. Al contrario, ha dato vita a un momento di raccoglimento autentico. Una preghiera corale nata dal silenzio, dalla delusione trasformata in comunione. 

E forse, proprio qui, risiede il senso più profondo dell’accaduto. Casabianca ha dato un segnale importante: la fede non è dipendente dal rito, ma nasce dalla partecipazione viva delle persone. È la comunità che fa la Chiesa, anche quando manca il celebrante. 

Oltre la cronaca: un esempio per tutti 

In un tempo in cui molte comunità faticano a ritrovarsi e i banchi delle chiese si svuotano, il paese ha mostrato una verità controcorrente: la presenza non è solo fisica, è anche spirituale. E l’unione di chi ha scelto di rimanere, di pregare, di trasformare un’assenza in presenza, parla più forte di ogni omelia. 

Sarà forse un dettaglio, ma questa domenica – senza incenso, senza calice, senza prete – resterà nella memoria di molti come la Messa più vera degli ultimi anni. 

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