AGGIORNAMENTI
Cerca
Attualità
08 Agosto 2025 - 12:10
La Città di Cuorgnè dice No al riarmo e chiede il riconoscimento dello Stato di Palestina. Lo ha fatto votando le delibere presentate dai capigruppo di due dei tre schieramenti che siedono all’opposizione: Danilo ArmannI dei <Moderati e Indipendenti> e Davide Pieruccini di <Cuorgnè c’è>.
Le scelte di voto sono state variegate, tanto nella maggioranza che fra le minoranze. Sebbene in qualche caso le motivazioni siano state espresse in modo poco chiaro, è positivo che, all’interno dei diversi gruppi, le decisioni non siano state determinate dall’appartenenza ma dalla coscienza di ciascuno: avveniva senza particolari patemi d’animo nei primi decenni di vita della Repubblica ma nei consigli comunali di oggi non è affatto scontato.
Il sindaco Giovanna Cresto ha spiegato perché i due punti venissero presentati con una diversa formulazione: questo sul riarmo sotto forma di delibera, quello sul riconoscimento dello Stato di Palestina come mozione. La differenza è dovuta al fatto che una delle proposte era pervenuta dieci giorni prima della seduta, l’altra cinque giorni prima e il Regolamento del Consiglio ha le sue norme, che vanno rispettate. “Poco cambia!” – ha tuttavia precisato.
Illustrando la proposta di ordine del giorno sul tema del Riarmo, Pieruccini ha premesso: “Parlo anche a nome di Armanni, che è assente. Il documento esprime ferma opposizione all’aumento della spesa militare, in particolare all’impegno di portarla al 5% entro il 2035. Ci richiamiamo all’articolo 11: l’Italia è l’unico stato che ha il ripudio della guerra inserito nella Costituzione. Abbiamo pensato di proporre tale ordine del giorno dopo aver partecipato, in questa stessa sala, all’iniziativa per l’adesione di Cuorgnè alla campagna di Emergency <R1PUD1A>. Riteniamo che potrebbe essere utile anche ad altri comuni del territorio: parecchie città si stanno muovendo nella stessa direzione”.
Ha ricordato l’aumento vertiginoso delle spese in armamenti “con ripercussioni negative su settori già penalizzati come quelli ambientale, sanitario, educativo, che oltretutto creano più posti di lavoro rispetto al comparto militare. C’è grande preoccupazione per l’impatto che le inevitabili politiche di austerità avranno sui Comuni. Inoltre mettere tanti soldi in armamenti significa creare contesti pericolosi: uno stato armato è forte e vuole avere sempre ragione sul più debole, quindi siamo a rischio guerra”. Entrando nello specifico ha precisato: “Con quest’ordine del giorno ci s’impegna a chiedere al governo di ritirarsi dagli impegni NATO e di promuovere un piano alternativo di investimenti finalizzati ai settori prima citati. S’impegna anche ad aderire alle iniziative di mobilitazione della società civile e a convocare un incontro con la cittadinanza. Speriamo che il consiglio faccia tesoro di questo documento e che lo proponga ai cittadini di Cuorgnè in modo che possa essere condiviso da tutti”.
Operazioni militari di Israele in Palestina
Il sindaco Giovanna Cresto ha spiegato la finalità dell’emendamento “presentato dalla consigliera Troglia d’accordo con diversi di noi: l’adesione alle mobilitazioni verrà deliberata di volta in volta dalla giunta per non trovarci vincolati ad iniziative che potrebbero comportare impegni di spesa”.
Passando alla sostanza, ha proseguito: “Come gruppo abbiamo deciso di lasciare massima libertà di scelta anche perché sono emerse opinioni non dico contrastanti ma diverse, magari su alcuni passi o motivazioni. Non è che la maggioranza si sia spaccata anche perché non si tratta di una proposta nata da noi e nella quale, come succede di solito, ciascuno abbia messo del suo”. Ha anche precisato: “Sapete che – sarà un difetto – raramente abbiamo affrontato tematiche di questo genere (a differenza dell’amministrazione precedente, di cui pure facevamo parte) perché nessuno di noi è un politico: siamo qui per il governo concreto del territorio. È chiaro che poi ci sono fatti di rilevanza tale per cui non possiamo dire che non ce ne interessiamo per mancanza di un orientamento dichiarato. Voterò a favore per dire No alla guerra come mezzo di risoluzione delle controversie. La perplessità è sull’utilità di queste iniziative, soprattutto se prese da comuni piccoli come il nostro: non sarà quest’ordine del giorno a cambiare le cose ma è bene parlarne”.
Pieruccini, dopo aver precisato che “noi proponenti siamo senza tessere di partito”, ha dichiarato: “Per me il momento politico non ha un valore negativo e mi piace l’idea di un consiglio nel quale vi sia libertà di espressione: magari fosse così dovunque! Non volevamo mettere in difficoltà nessuno ma principalmente proporre un momento di dialogo”. Quanto all’emendamento, lo ha definito “ragionevole”.
Anche Trettene (collega di schieramento di Armanni fra i <Moderati e Indipendenti>) ha elogiato la libera scelta: “Non sono nemmeno firmatario della mozione ma convengo che questo è un luogo istituzionale e quindi è giusto che vi si affrontino temi di taglio politico: è un momento di dialogo e di riflessione. Non credo che nei proponenti ci fosse l’intenzione di fare una conta nella maggioranza”.
Mauro Pianasso de <Il cambiamento che aspettavi> ha dichiarato: “Sposo tutto ciò che ha detto Pieruccini sulle intenzioni dei proponenti e sulle spese per il riarmo”. Ha però voluto marcare la sua diffidenza verso le manifestazioni di piazza (citando i disordini dei giorni precedenti in Val di Susa durante le proteste dei NO TAV) e si è mostrato dubbioso sull’utilità di una presa di posizione del consiglio: “Sono questioni molto più grandi di noi, che siamo semplici spettatori”.
Un po’ complicato da seguire il discorso di Maria Grazia Gazzera, che si è detta “timorosa che discussioni del genere possano ingenerare meccanismi che portano ad una situazione di crisi o innescare diatribe con i cittadini”.
Alessandra Magnino ha fatto una riflessione più generale: “È un argomento molto complesso, sul quale è facile cadere nella demagogia. Il contesto internazionale è cambiato e si sono rotti gli equilibri precedenti. Sono preoccupata per il contesto di minaccia militare, in cui si ha paura che un qualsiasi capo di stato possa invadere un’altra nazione: non eravamo abituati a queste cose. Trovo il testo della delibera assolutamente condivisibile nella sostanza ma un po’ superficiale e non coordinato: non necessariamente le spese per le armi potrebbero causare una diminuzione delle risorse destinate ai comuni”.
Rispondendo a Pianasso e Gazzera, Pieruccini ha replicato: “Dire No alle armi non significa scendere in piazza e spaccare tutto. Non vogliamo aizzare o dividere nessuno, si tratta di una goccia nel mare ma è importante che si faccia una discussione politica in un luogo politico”.
Come si è detto all’inizio, le scelte di voto sono state differenziate. Nella maggioranza hanno detto Sì sindaco, vicesindaco, gli assessori Calanni, Ronchietto e Troglia ed il consigliere Felizia; si sono astenuti Giacoma Rosa, Gazzera, Bruschi e Barone mentre la Magnino ha votato contro. Fra le opposizioni, Sì da parte di entrambi gli esponenti di <Cuorgnè C’è> ovvero Pieruccini e Perotti; Trettene si è astenuto e così Mauro Pianasso de <Il cambiamento che aspettavi>.
Singolare invece il voto sull’emendamento proposto da Elisa Troglia, che ha incassato il Sì di tutta la maggioranza, anche di coloro che sulla delibera si sono poi astenuti o hanno votato contro.
Dopo l’ordine del giorno sul riarmo, il consiglio di Cuorgnè ha esaminato una mozione – sempre presentata da Armanni e Pieruccini – per il riconoscimento dello Stato di Palestina.
Nell’illustrarla, Lidia Perotti ha spiegato: “Vi si evidenziano i recenti attacchi che hanno interrotto la tregua di marzo, l’alto numero di vittime e il blocco totale di medicine, cibo e acqua. La situazione è sotto gli occhi di tutti ed è dovere della politica, anche locale, prendere posizione”. Ha ricordato gli ordini di evacuazione forzata, le violazioni del Diritto Internazionale, il procedimento aperto dalla Corte Internazionale di Giustizia contro Israele, il mandato d’arresto spiccato contro Netanyahu e le dichiarazioni di Francesca Albanese, relatrice speciale dell’ONU sui Territori Occupati, che ha parlato di un sistema economico basato sul genocidio.
La mozione è rivolta al governo ed alla Regione. Al governo nazionale si chiede di riconoscere lo Stato di Palestina – come hanno già fatto molti Paesi – di inviare aiuti umanitari, di sospendere le forniture di armi ad Israele e mettere in atto sanzioni contro il suo governo. Alla Regione si chiede di interrompere le relazioni commerciali ed istituzionali con Israele fino al cessate il fuoco.
La maggioranza ha proposto due emendamenti, il secondo dei quali precisa che il consiglio, nell’approvare la delibera, impegna il sindaco a trasmetterla al governo ed al presidente della Regione Cirio. Emendamenti prontamente accolti.
Ha colpito, in quest’occasione, il comune sentire fra i promotori della mozione e quella parte della maggioranza che l’ha condivisa, sentimento espresso con grande chiarezza da Pieruccini, poi dal sindaco e da Alessandra Magnino. Il primo ha ricordato quale sia la posta in gioco: “Anche in questo caso c’è un collegamento con la campagna di <R1PUD1A>. Un conto è vedere le cose in televisione, altro viverle direttamente. Sono in contatto con un giornalista free lance di Gaza, che lavora anche per Al-Jazeera. Ha due bambini e quando esce di casa per realizzare un servizio non sa mai se tornerà eppure è riuscito a dire: <Che la pace possa giungere rapidamente a Jabalia, portando conforto a coloro che soffrono e la speranza in un futuro migliore per i bambini, che non meritano altro che sicurezza e felicità!>. Con queste parole era quasi come se volesse rassicurare noi”. Ed ha proseguito: “Lì si spara sulle persone che cercano da mangiare e da bere! Non possiamo rimanere fermi, non si può fare a meno di portare in un palazzo della politica una questione del genere. Per questo è nata l’iniziativa della mozione: un gruppo di persone ha creato il documento e lo ha consegnato a noi perché lo portassimo in consiglio. È questa la bellezza della politica, essere portavoce e non solamente rappresentanti di tante persone”. Ha tenuto ad aggiungere, a scanso di equivoci, la più ferma condanna nei confronti degli episodi di antisemitismo “(È una parola che non riesco nemmeno a pronunciare”) e dei “lazzaroni che compiono atti vergognosi”.
La prima cittadina Giovanna Cresto ha concordato: “Se sul riarmo si può anche discutere, quando parliamo di stragi di bambini e di civili innocenti, qualunque sia la motivazione che ha portato a questo, diventa assolutamente ininfluente. Abbiamo detto tante volte che non volevamo fare distinzione fra morti di serie A e B: quando si parla del passato è molto più semplice; affrontare le vicende del presente è più difficile ma va fatto. La premessa fa intuire quale sarà il mio voto”.
Alessandra Magnino, unica a votare contro l’ordine del giorno che chiedeva il disarmo, su questa seconda proposta si è detta invece “enormemente favorevole. Finalmente si sta lavorando in consiglio non gli uni contro gli altri o percorrendo binari paralleli ma insieme. Questo è un grande esempio che possiamo dare ai giovani, soprattutto ai ragazzi, con i quali in tantissime occasioni cerchiamo di esaltare il valore della memoria dicendo loro di non fare gli stessi errori compiuti in passato e che noi stiamo ripetendo. La situazione di Gaza è davvero fuori controllo. Se all’inizio del conflitto c’erano ancora delle ragioni che potevano giustificare un certo tipo di reazione (anche se la violenza non è mai giustificabile), mi domando come possa sentirsi chi ha il potere di telefonare a Netanyahu, Putin o Trump e non lo fa. Il nostro cuore è davvero diventato così arido? Facciamo sentire la nostra voce, piccola o grande che sia. Vale per tutte le guerre, anche per quelle dimenticate”.
Con una frase che rende bene l’atmosfera di quel pomeriggio, il sindaco ha esclamato: “Mai visto la Magnino così ispirata…!”.
Il Sì del consiglio, su questa mozione, è stato più ampio rispetto al punto precedente: ha votato a favore buona parte della maggioranza e tutta l’opposizione, con 11 voti favorevoli e solo 4 astensioni.
Edicola digitale
I più letti
Ultimi Video
LA VOCE DEL CANAVESE
Reg. Tribunale di Torino n. 57 del 22/05/2007. Direttore responsabile: Liborio La Mattina. Proprietà LA VOCE SOCIETA’ COOPERATIVA. P.IVA 09594480015. Redazione: via Torino, 47 – 10034 – Chivasso (To). Tel. 0115367550 Cell. 3474431187
La società percepisce i contributi di cui al decreto legislativo 15 maggio 2017, n. 70 e della Legge Regione Piemonte n. 18 del 25/06/2008. Indicazione resa ai sensi della lettera f) del comma 2 dell’articolo 5 del medesimo decreto legislativo
Testi e foto qui pubblicati sono proprietà de LA VOCE DEL CANAVESE tutti i diritti sono riservati. L’utilizzo dei testi e delle foto on line è, senza autorizzazione scritta, vietato (legge 633/1941).
LA VOCE DEL CANAVESE ha aderito tramite la File (Federazione Italiana Liberi Editori) allo IAP – Istituto dell’Autodisciplina Pubblicitaria, accettando il Codice di Autodisciplina della Comunicazione Commerciale.