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Crisi climatica, l'Italia è messa male: il WWF lancia la petizione 'Zero Scuse sul Clima' per una svolta urgente

Danni sanitari, economici e ambientali già devastanti: il nostro Paese è il più colpito d’Europa, ma la politica resta immobile

Crisi climatica

Crisi climatica, l'Italia è mezza male: il WWF lancia la petizione 'Zero Scuse sul Clima' per una svolta urgente

Non è più un’allerta per il futuro, ma un bollettino per il presente. La crisi climatica sta colpendo l’Italia con una violenza crescente e silenziosa, capace di uccidere, distruggere e destabilizzare. E mentre le istituzioni faticano ad agire, il WWF Italia lancia un appello a cittadini e cittadine per esigere il proprio diritto alla salute, alla sicurezza e al benessere: da oggi è possibile firmare la petizione “Zero Scuse sul Clima”, uno strumento per fare pressione su chi ha il dovere di intervenire.

Secondo i dati diffusi dall’Organizzazione Meteorologica Mondiale, tra il 2000 e il 2019 si sono registrati 489mila decessi all’anno legati al calore, il 36% in Europa. Numeri che fotografano un fenomeno ormai tragico. Il nostro continente si sta riscaldando più rapidamente di ogni altro. E l’Italia, secondo il Climate Risk Index, è il Paese europeo più colpito, con ondate di calore, siccità, alluvioni e piogge estreme che si susseguono con frequenza e intensità crescenti.

In questo scenario, la Corte Internazionale di Giustizia ha recentemente stabilito che proteggere l’ambiente è condizione preliminare per il godimento dei diritti umani. Una dichiarazione che, per il WWF, impone un cambio di paradigma: il clima non è più una questione tecnica o diplomatica, ma una battaglia per la sopravvivenza.

In Italia, gli effetti del cambiamento climatico non sono più localizzati o occasionali, ma diffusi e sistemici. Non si tratta solo di temperature record o di fiumi in secca, ma di ripercussioni concrete sulla salute delle persone, sull’economia, sulle abitazioni, sul sistema sanitario. Il riscaldamento globale e l’inquinamento atmosferico – alimentati dall’uso di combustibili fossili – aggravano patologie croniche come asma, malattie cardiovascolari e respiratorie. Le ondate di calore esasperano la fragilità di anziani e malati, mentre lo stress da disastri ambientali provoca disturbi come ansia climatica, depressione e stress post-traumatico, soprattutto tra i giovani e le comunità colpite.

E poi c’è il conto da pagare. Uno studio dell’Università di Bologna ha evidenziato che le ripetute inondazioni hanno causato una svalutazione fino al 4% del valore delle case nelle zone più esposte. L’Agenzia Europea dell’Ambiente ha stimato in 135 miliardi di euro i danni economici causati dagli eventi meteo estremi in Italia tra il 1980 e il 2023. E senza un’inversione di rotta, i danni legati al clima potrebbero raggiungere oltre il 5% del PIL globale entro il 2050.

Il Rapporto Eurispes 2025 registra un dato inequivocabile: il 55% degli italiani considera la crisi climatica la minaccia ambientale principale, più dei terremoti e di ogni altro disastro naturale. E il prezzo più alto lo pagheranno le future generazioni, in uno squilibrio intergenerazionale che è oggi la forma più ingiusta di diseguaglianza.

Nemmeno il mondo economico resta indifferente. Una recente indagine ha rivelato che il 75% delle PMI italiane considera il Green Deal europeo un’opportunità concreta di sviluppo sostenibile. Le imprese sanno che senza una transizione verde, non c’è competitività possibile. Ma anche loro si scontrano con una politica nazionale lenta e divisa, quando non apertamente ostile al cambiamento. La mancata eliminazione dei sussidi ai combustibili fossili è il segno più evidente di una resistenza miope, che difende l’esistente invece di preparare il futuro.

Il WWF, nella voce della responsabile Clima ed Energia Mariagrazia Midulla, avverte: abbiamo già tutte le tecnologie necessarie per vivere bene senza combustibili fossili. Quello che manca è la volontà politica. E il tempo per rimandare è finito. Serve una strategia nazionale di adattamento climatico, un piano di decisiva uscita dalle fonti fossili, un sistema che rafforzi le comunità più esposte e che promuova modelli economici e sociali più equi, puliti, resilienti.

Da qui nasce la petizione “Zero Scuse sul Clima”, parte della campagna Our Future. Un’azione concreta rivolta a ogni cittadino per difendere il diritto alla salute, alla sicurezza, alla vita. Firmare oggi non è un gesto simbolico, ma un atto politico e civile: è il modo più diretto per chiedere alle istituzioni di agire, ora e subito, prima che il disastro diventi irreversibile.

La petizione è disponibile online, a questo indirizzo: https://attivati.wwf.it/zero-scuse-sul-clima

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