AGGIORNAMENTI
Cerca
Attualità
31 Luglio 2025 - 10:04
Unical cede (a gratis) 230 mila metri quadrati al Comune di Chivasso. Ecco cosa ne sarà
Un sogno verde che parte da lontano e oggi diventa realtà. Mercoledì 30 luglio 2025, a Casale Monferrato, è stato firmato l’atto notarile con cui la Unical (Gruppo Buzzi), storica azienda del cemento, cede gratuitamente al Comune di Chivasso un’area di oltre 230 mila metri quadrati nel Parco del Sabiuné. Un passaggio formale che chiude decenni di attività industriale e apre le porte a uno dei più importanti progetti di rinaturalizzazione mai visti sul territorio.
“Restituiamo alla natura e ai cittadini una parte di territorio che presentava le contraddizioni di un passato industriale”, ha dichiarato il sindaco Claudio Castello, che ha accolto a Chivasso il presidente di Unical Paolo Zelano, protagonista di una cessione che vale simbolicamente 100 mila euro ma che, in prospettiva, potrebbe valere molto di più per l’ambiente e la qualità della vita.
Un investimento sulla biodiversità, reso possibile anche grazie alla demolizione, eseguita a spese della Unical, di edifici, magazzini, cabine elettriche e strutture industriali dismesse. Liberati così 23 ettari di superficie, la stessa su cui si avvieranno ora le prime fasi del progetto ambientale finanziato con 500 mila euro, di cui 50 mila a carico del Comune, nell’ambito del bando regionale “Implementazione della biodiversità”.
Ma non si tratta solo di un’operazione simbolica. Il progetto, spiega Fabrizio Debernardi, assessore ai Lavori Pubblici e all’Ambiente, è solo l’inizio di una strategia più ampia. Il Comune ha già presentato domanda per altri tre bandi strategici: Forestazione urbana (2,47 milioni), Infrastrutture verdi (2,19 milioni) e Strategie urbane d’area – SUA (1,71 milioni). Se approvati, Chivasso si troverà a gestire una trasformazione ambientale da oltre 6 milioni di euro.
Il progetto del Sabiuné prevede la rimozione delle specie alloctone invasive, come il bambù e l’ailanto, e la piantumazione di alberi autoctoni – pioppi bianchi, salici – insieme al recupero di zone umide per favorire il ritorno di insetti e piccoli animali. Il tutto in coerenza con le linee del Parco del Po e della Rete Natura 2000, e in collaborazione con MAB Unesco, società specializzate e uffici comunali.
“Non è merito mio, né di pochi – precisa Debernardi –. Se oggi abbiamo ottenuto milioni di euro è perché negli anni scorsi qualcuno ha progettato bene. Poi è servita una decisione politica per dire ‘questo bando sì, questo no’. E quella direzione oggi ce l’abbiamo”.
E mentre parte il progetto Biodiversità, si guarda già oltre: l’obiettivo è arrivare a 80 ettari di area verde, dal ponte sul Po fino al Consorzio Agrario, lungo l’Orco. Un parco naturale, non cittadino: “Qui cambia tutto. Se cade un albero, non si tocca. L’erba si taglia solo ai lati dei sentieri. Serve manutenzione minima, ma con un’idea forte: ricreare biodiversità”.
L’intervento è parte di una visione più ampia, sostenuta dallo studio dell’ISBe sulle isole di calore e dal nuovo piano regolatore. Si punta alla deimpermeabilizzazione delle superfici urbane più critiche: via l’asfalto nero da via Ceresa, via Libertini, viale Orti e da un tratto di viale Vittorio Veneto. Al suo posto materiali drenanti, che migliorano il deflusso delle acque e abbassano la temperatura.
LA VOCE DEL CANAVESE
Reg. Tribunale di Torino n. 57 del 22/05/2007. Direttore responsabile: Liborio La Mattina. Proprietà LA VOCE SOCIETA’ COOPERATIVA. P.IVA 09594480015. Redazione: via Torino, 47 – 10034 – Chivasso (To). Tel. 0115367550 Cell. 3474431187
La società percepisce i contributi di cui al decreto legislativo 15 maggio 2017, n. 70 e della Legge Regione Piemonte n. 18 del 25/06/2008. Indicazione resa ai sensi della lettera f) del comma 2 dell’articolo 5 del medesimo decreto legislativo
Testi e foto qui pubblicati sono proprietà de LA VOCE DEL CANAVESE tutti i diritti sono riservati. L’utilizzo dei testi e delle foto on line è, senza autorizzazione scritta, vietato (legge 633/1941).
LA VOCE DEL CANAVESE ha aderito tramite la File (Federazione Italiana Liberi Editori) allo IAP – Istituto dell’Autodisciplina Pubblicitaria, accettando il Codice di Autodisciplina della Comunicazione Commerciale.