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Ciriè, primo Comune del Piemonte dove gli animali possono essere sepolti accanto ai padroni

Il Comune modifica il regolamento cimiteriale: sarà possibile tumulare cani e gatti accanto ai padroni. Fossati: "Un atto di civiltà che riconosce il valore degli animali nella vita delle persone"

Ciriè, primo Comune del Piemonte dove gli animali possono essere sepolti accanto ai padroni

Ciriè, primo Comune del Piemonte dove gli animali possono essere sepolti accanto ai padroni

Ciriè è il primo Comune del Piemonte ad approvare una norma che consente la tumulazione degli animali da compagnia accanto ai loro padroni. La novità è stata annunciata dall’assessore ai Servizi demografici e cimiteriali Fabrizio Fossati ed è stata approvata nell’ultima seduta del Consiglio comunale prima della pausa estiva. Si tratta di una modifica al regolamento di Polizia Mortuaria che permette ora la cremazione e la sepoltura congiunta in un unico loculo. Una possibilità concreta per chi considera il proprio animale domestico come un vero e proprio membro della famiglia e desidera mantenerne il legame anche dopo la morte.

La decisione del Comune risponde a una crescente sensibilità diffusa nella popolazione, che vede negli animali da compagnia non semplici presenze affettive, ma soggetti pienamente coinvolti nella vita familiare. Non si tratta di un dettaglio né di un capriccio normativo: sempre più persone chiedono che anche il momento dell’addio rifletta la profondità di quel legame quotidiano costruito nel tempo con il proprio cane, il proprio gatto, o altri animali domestici. Ciriè ha scelto di dare una risposta concreta a questa richiesta, anticipando quello che potrebbe diventare un orientamento più ampio in altri Comuni italiani.

Non è la prima volta che l’Amministrazione guidata dalla sindaca Loredana Devietti si distingue per iniziative in favore degli animali. Cinque anni fa, sempre su impulso della Giunta, era già stato modificato il regolamento per consentire l’ingresso dei visitatori accompagnati dai propri animali domestici all’interno del cimitero. Una scelta maturata dopo che una coppia era stata allontanata perché la donna portava con sé un cucciolo di cane. Quel provvedimento fu un segnale di apertura, oggi confermato e rafforzato con una misura ancora più significativa.

Questa nuova norma è destinata a lasciare il segno anche al di fuori dei confini di Ciriè. In un’epoca in cui il rapporto uomo-animale è oggetto di un’attenzione crescente da parte di istituzioni, legislatori e opinione pubblica, una decisione come quella appena adottata assume un valore esemplare. Non si tratta soltanto di introdurre un’opzione in più nei regolamenti comunali, ma di riconoscere che il ruolo degli animali nella vita delle persone merita rispetto anche oltre la loro esistenza.

La cremazione e la sepoltura congiunta non saranno ovviamente obbligatorie, ma rappresentano una possibilità ulteriore offerta a chi desidera una continuità simbolica con il proprio animale. Il gesto, oltre al significato affettivo, sancisce un principio di civiltà che molti cittadini attendevano da tempo. In assenza di una normativa nazionale univoca, spetta infatti ai Comuni decidere come regolarsi, ed è proprio da qui che possono partire le scelte più innovative.

L’Amministrazione di Ciriè ha mostrato che anche le piccole città possono dare un contributo concreto alla costruzione di un modello più attento e rispettoso. Il tema non riguarda solo chi ha un animale, ma più in generale il modo in cui una comunità sceglie di riconoscere i legami, le emozioni, le relazioni che danno senso alla vita delle persone. E in questo caso, anche alla morte.

cane

Quando una piccola città fa scuola

Per una volta, è un piccolo Comune a fare la lezione alle grandi città. Con un voto secco e chiaro, Ciriè ha approvato una modifica al regolamento di Polizia Mortuaria che consente la tumulazione congiunta degli animali da compagnia e dei loro padroni. Non è retorica, non è folklore, non è un vezzo animalista. È una decisione amministrativa precisa, che traduce in norma un sentimento profondo e diffuso. È il Comune che riconosce ufficialmente qualcosa che milioni di cittadini sanno già: che gli animali fanno parte della famiglia.

Ma siamo davvero davanti a un unicum? No, non del tutto. In Italia Milano è stata la prima grande città a muoversi, già nel 2021, approvando la possibilità di tumulare le ceneri degli animali domestici insieme a quelle dei padroni. In Toscana, proprio in questi giorni, la Regione ha varato una legge che autorizza la sepoltura congiunta negli spazi cimiteriali, purché sia espressa volontà del defunto. Ma a livello piemontese, e in particolare nell’area metropolitana di Torino, Ciriè è la prima a farlo. Non con un comunicato, ma con una delibera votata dal Consiglio comunale. E questa è la differenza che conta.

Il punto, però, non è chi arriva primo. Il punto è che si rompe un tabù. Quello della morte come recinto freddo, burocratico, inaccessibile ai sentimenti. Perché se è vero che la morte ci accomuna tutti, è altrettanto vero che ciascuno ha diritto di affrontarla e pensarla a modo suo. E per molti, oggi, “a modo loro” significa non immaginare il proprio commiato senza la vicinanza simbolica del proprio cane, del proprio gatto, del proprio compagno di vita peloso. Non si tratta di umanizzare l’animale. Si tratta di umanizzare l’amministrazione, che troppo spesso si rifugia nei divieti e nelle rigidità.

Per questo va riconosciuto il merito politico — sì, politico — a Fabrizio Fossati, assessore ai Servizi cimiteriali, che ha proposto e sostenuto la modifica. E alla sindaca Loredana Devietti, che non ha avuto timore di portare in aula una questione apparentemente “laterale”, ma in realtà molto più centrale di quanto appaia. Perché parlare di sepoltura congiunta significa parlare di affetti, di libertà, di riconoscimento sociale. Significa prendere atto che il rapporto tra esseri umani e animali è cambiato, e che anche le regole devono adeguarsi.

In molti penseranno che si tratta di un tema secondario, che ci sono problemi ben più gravi da affrontare. Certamente. Ma è proprio la politica che si occupa dei dettagli — e li traduce in gesti concreti — a fare la differenza. E oggi quella differenza la fa un Comune di ventimila abitanti in provincia di Torino. Che non ha aspettato un decreto ministeriale né un trend social per muoversi. L’ha fatto perché era giusto farlo.

Nel resto del mondo esistono esempi simili, ma sporadici. Negli Stati Uniti alcuni cimiteri privati offrono la possibilità di sepoltura congiunta, come nel Maryland, dove il Rosa Bonheur Memorial Park fu tra i primi a introdurla. In Inghilterra, alcune aree di “green burial” già prevedono la convivenza post-mortem tra uomini e animali. Ma siamo nel campo dell’eccezione, dell’iniziativa privata, non della norma pubblica.

È da qui che parte il messaggio: servono leggi nazionali, non affidate alla buona volontà di singoli Comuni. Serve una riforma della normativa cimiteriale che dia finalmente dignità al legame tra umani e animali senza passare ogni volta per deroghe, eccezioni o cavilli.

Intanto, però, a Ciriè si è scritto qualcosa che resterà. È una decisione che parla alla pancia e alla testa delle persone. Che dice: ti vediamo, ti ascoltiamo, sappiamo che quel legame non è un capriccio. È affetto, è famiglia. E da oggi, almeno in un loculo di provincia, è anche diritto.

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