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L'annuncio del Prefetto: “zona rossa” prorogata a Ivrea e a Torino per arginare spaccio e microcriminalità

2.550 persone verificati, 112 allontanamenti e vigilanza rafforzata: i risultati ottenuti hanno spinto il Prefetto a firmare la proroga della misura per altri tre mesi

Il Prefetto Donato Cafagna

Il Prefetto di Torino Donato Cafagna

Nel solco delle strategie per il rafforzamento della sicurezza urbana, il prefetto Donato Cafagna ha annunciato la proroga per altri tre mesi delle cosiddette “zone rosse” a Torino e Ivrea, confermando il provvedimento come misura a tutela delle attività commerciali e delle aree urbane considerate più sensibili. La decisione è arrivata al termine della riunione del Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica, durante la quale è stato condiviso un primo bilancio giudicato positivo dai rappresentanti delle forze dell’ordine e delle istituzioni locali.

A Ivrea, dunque, resterà attivo il dispositivo di sorveglianza rafforzata su dieci aree ritenute particolarmente critiche: corso Nigra, via Cesare Pavese, via Dora Baltea (fino al Movicentro), via Jervis, via Di Vittorio, via Camillo Olivetti, piazza Lamarmora e via Guido Gozzano. L’ordinanza consente l’allontanamento immediato – entro 48 ore – di soggetti con precedenti penali per spaccio, aggressione o reati contro il patrimonio, ma anche di chi adotta comportamenti molesti o minacciosi. In caso di rientro non autorizzato, scatta la denuncia penale.

Sulla proroga era intervenuto anche, sulle nostre colonne, il consigliere comunale Massimiliano De Stefano, che aveva definito «insensata» un’eventuale sospensione, auspicando invece una proroga fino a dicembre 2025 e un ampliamento delle zone sottoposte al divieto di stazionamento. De Stefano aveva segnalato in particolare il centro storico, la zona dell’ospedale, il Lago San Michele e il Lago Sirio come luoghi da attenzionare, citando episodi di degrado e raduni notturni.

Alla richiesta di proroga si era aggiunta, nei giorni successivi, anche una formale sollecitazione da parte del sindaco di Ivrea, Matteo Chiantore, che aveva manifestato pieno sostegno alla prosecuzione del dispositivo, definendolo uno strumento utile e necessario per garantire maggiore tranquillità nelle zone più delicate della città.

Le “zone rosse” sono entrate in vigore il 27 gennaio 2025, sia a Ivrea che nel capoluogo piemontese. A Torino, le aree inizialmente interessate erano Porta Nuova e San Salvario, Barriera di Milano, piazza Vittorio, piazza Bengasi, piazza Santa Giulia, Dora Vanchiglia e i dintorni dell’ospedale San Giovanni Bosco. Nei primi tre mesi di applicazione sono stati effettuati oltre 13.500 controlli e 258 ordini di allontanamento: 109 per stupefacenti, 41 per aggressioni, 59 per reati contro il patrimonio. Successivamente, le misure sono state estese a nuove zone come corso Regina Margherita, Principe Oddone, via Sassari e via Salerno, facendo salire il numero complessivo dei controlli a 21.000 e gli allontanamenti a 313.

Il prefetto Cafagna ha motivato la proroga citando i risultati concreti ottenuti nei primi sei mesi del 2025 e nel 2024, rispetto all’anno precedente, con una diminuzione costante di furti e rapine, ad eccezione dei furti su autovetture. Ha inoltre sottolineato che le misure sono state richieste dalle categorie economiche e ben accolte dalla cittadinanza, che le considera uno strumento utile per contrastare criminalità e degrado.

Cafagna ha aggiunto che i cosiddetti episodi di “spaccate” sono spesso riconducibili a soggetti in condizioni di forte disagio, come tossicodipendenti o persone senza fissa dimora, e ha evidenziato la necessità di affrontare il fenomeno anche sul piano sociale e sanitario, attraverso una rete di controlli integrati e più strutturati.

Nel frattempo, sono in arrivo nuove risorse ministeriali per potenziare i sistemi di videosorveglianza, e sono previsti incontri nei vari municipi per favorire il dialogo con i cittadini, nell’ottica di un maggior coinvolgimento nelle politiche di sicurezza territoriale.

Insomma, la proroga sancisce – almeno secondo le autorità – il buon funzionamento delle zone rosse come strumento di prevenzione e deterrenza. Ma il dibattito rimane aperto: tra chi chiede maggiore durata e un’estensione territoriale del provvedimento, e chi invece auspica un cambio di rotta, puntando su interventi urbanistici, sociali e culturali per affrontare le fragilità che alimentano l’insicurezza.

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