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28 Luglio 2025 - 10:53
Fallisce la Candis: un milione ancora da pagare ai lavoratori
Il colpo è arrivato con una sentenza pronunciata il 16 luglio dal Tribunale di Torino: la Candis srl è fallita. Un nome storico della chimica decorativa piemontese, attivo dal 1979, con sede ad Andezeno, specializzato in vernici pregiate e famoso in Italia e all’estero per la linea “Antiche Terre Fiorentine”, finisce così travolto da un crac giudiziario che lascia almeno venti lavoratori senza stipendi né tutele, e solleva dubbi su trasferimenti di patrimonio a società riconducibili agli ex titolari.
A parlare oggi sono i numeri: 16 dipendenti formalmente assistiti dai sindacati vantano crediti per oltre un milione di euro, tra stipendi non corrisposti, TFR mai liquidati, spettanze rimaste in sospeso dopo il licenziamento collettivo del 9 ottobre 2023. Licenziamenti arrivati all’improvviso, senza preavviso né piano di ristrutturazione. Una chiusura fredda e netta, giustificata con l’assenza di commesse e l’impossibilità di continuare la produzione. Da quel momento, per i lavoratori è iniziato un calvario legale e personale che non accenna a risolversi.
L’azienda, guidata negli ultimi anni da Emanuelita Nosengo, ex sindaca di Andezeno e moglie dello storico fondatore Alberto Gilli, aveva già mostrato segnali di sofferenza economica, ma nessuno si aspettava un epilogo tanto repentino. Dopo l’interruzione dell’attività, è emersa l’ipotesi – oggi sotto esame da parte del curatore fallimentare Dario Dellacroce – che parte del patrimonio immobiliare sia stato ceduto a due società intestate o comunque riconducibili agli stessi membri della famiglia: Beatrice Gilli, Emanuelita e Paolo Carlo Nosengo.
La notizia ha generato forte allarme tra i lavoratori e i rappresentanti sindacali, che oggi parlano apertamente di un rischio concreto: quello che la procedura fallimentare non trovi abbastanza beni da liquidare per soddisfare i crediti di chi per anni ha contribuito al successo del marchio. L’ipotesi che l’immobile industriale di Andezeno – cuore pulsante della produzione – sia finito fuori dal perimetro fallimentare prima della sentenza, deve essere verificata con urgenza, dicono i sindacati.
Non è la prima volta che Candis finisce in una situazione opaca. Nel 2011, la società era già stata coinvolta in un’indagine per frode fiscale, anche se poi l’attività era proseguita regolarmente. Negli anni successivi, complice la crisi del settore edilizio e l’erosione del mercato delle finiture decorative, l’azienda ha iniziato una lenta ma inesorabile discesa. Eppure, Candis non era una piccola realtà marginale: occupava fino a 80 persone, aveva ampliato lo stabilimento su 8.000 metri quadrati e godeva di un buon posizionamento anche all’estero, specie in Europa e Nord Africa.
Oggi il destino di tutto questo è affidato alla procedura giudiziaria. Il prossimo appuntamento è fissato al 2 dicembre, quando verrà depositato lo stato passivo: sarà quello il momento in cui si stabilirà quanto e come i creditori potranno essere soddisfatti. Ma l’incertezza è alta. Molti dipendenti non hanno ricevuto nemmeno i documenti necessari per accedere ai fondi di garanzia INPS, e le informazioni sulla gestione societaria nell’ultimo anno sono, secondo alcuni rappresentanti legali, “tutt’altro che trasparenti”.
In questo scenario, i sindacati chiedono il sequestro dei marchi Candis, nel tentativo di inserirli nel patrimonio da liquidare e valorizzarli attraverso una possibile cessione a terzi. Il brand “Antiche Terre Fiorentine”, pur non più al centro delle riviste di settore, ha ancora un valore commerciale che, secondo i tecnici, potrebbe generare liquidità utile a coprire almeno parte dei debiti.
Ma anche su questo punto regna l’incertezza: i marchi sono registrati? Sono ancora nella disponibilità della società? Sono stati trasferiti? Tutte domande a cui si spera di dare risposta entro i prossimi mesi. Al momento, però, la sensazione diffusa è che troppi beni siano già stati spostati o intestati ad altre società prima che arrivasse la pronuncia di fallimento.
La posizione degli ex amministratori è ferma: “C’è una procedura in corso, tutti verranno soddisfatti”, avrebbe dichiarato Emanuelita Nosengo, senza aggiungere commenti. Parole che però non bastano più a rassicurare chi da mesi aspetta di capire se e quando verrà pagato, mentre bollette, affitti e rate continuano ad accumularsi.
Per i lavoratori, l’amarezza è doppia. Da un lato la perdita del posto, dall’altro il sospetto che qualcuno abbia cercato di salvare il salvabile per sé, lasciando agli altri solo le macerie. Un epilogo che suona familiare in molte crisi aziendali italiane, dove la tutela reale del credito da lavoro resta spesso un miraggio.
E così, Andezeno assiste in silenzio alla fine di un pezzo della sua storia produttiva. La Candis non era solo una fabbrica di vernici: era un simbolo dell’artigianato industriale locale, capace di unire innovazione, estetica e tecnica. Era, per molti, una seconda casa, fatta di turni, mani sporche di pigmento e orgoglio per un prodotto che “si vendeva a Milano come a Marrakech”. Quel mondo ora sembra lontanissimo.
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