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25 Luglio 2025 - 23:39
Don Davide suona le campane del Duomo di Chivasso per i bambini di Gaza
Don Davide Smiderle, parroco del Duomo di Chivasso, domani, sabato 26 luglio alle ore 13.30, suonerà le campane della Collegiata di Santa Maria Assunta. Il motivo? I bambini di Gaza. Quei piccoli corpi che muoiono di fame, sotto le bombe, in una terra in cui anche la speranza sembra assediata.
Nel silenzio che avvolge spesso i drammi umanitari, Chivasso si fa sentire. E lo fa a partire da una scelta simbolica e potente: un rintocco di solidarietà che attraversa il cielo, unendosi a una mobilitazione globale lanciata dal Comune di Bethlehem, la città gemella palestinese con cui Chivasso ha stretto un legame che dura dal 1986.
Don Davide Smiderle, parroco del Duomo di Chivasso
L’iniziativa si chiama Stand for Gaza e, sabato 26 luglio alle ore 13.30 italiane, sarà accompagnata da una diretta Zoom alla quale è invitata la comunità internazionale. Il sindaco Claudio Castello, invitato personalmente dal collega palestinese Maher Nicola Canawati, ha accolto subito l’appello. “Anche se i contatti istituzionali risalgono al 1986, quelli religiosi e umani sono più antichi. In questi mesi di guerra e devastazione abbiamo condiviso dolore e preoccupazione con Bethlehem. Sit-in, petizioni, bandiere, ordini del giorno in Consiglio comunale: non siamo rimasti indifferenti. Le campane che suoneranno domani vogliono essere l’ennesimo segnale di vicinanza”, dice il primo cittadino.
Un gesto piccolo ma profondo, che si fa denuncia. Perché a Gaza si muore anche solo per cercare da mangiare. Secondo dati dell’ONU, al 13 luglio, 875 persone sono state uccise mentre cercavano cibo. La fame si somma alle bombe. E l’infanzia – quella che altrove gioca al sole – lì sopravvive tra le macerie. È impedito perfino il libero flusso di aiuti umanitari, bloccato ai valichi, come se anche l’acqua e il pane fossero colpevoli di qualcosa.
“In queste condizioni disumane, non sappiamo più cosa fare”, ha scritto il sindaco di Bethlehem al suo omologo chivassese. “Non possiamo neppure esprimere liberamente la nostra opinione. Ci sentiamo in colpa perfino a mangiare, sapendo che altrove i bambini muoiono di fame o vengono uccisi nei punti di soccorso umanitario”.
Ed è qui che entra in gioco don Davide Smiderle. Con semplicità. Una semplicità che vibra tra i muri della Collegiata e si allunga fino alla Striscia di Gaza, dove il buio sembra non finire mai.
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