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"Chi difende la tortura non parli di umanità", l'accusa dell'attivista Riva Cambrino dopo la morte di Laura Santi

L’attivista chivassese attacca la norma sul fine vita e l’ipocrisia politica: "Chi impone la sofferenza non costruisce comunità, la condanna", e rilancia la proposta dell’Associazione Luca Coscioni

"Chi difende la tortura non parli di umanità", l'accusa dell'attivista Riva Cambrino dopo la morte di Laura Santi

Laura Santi, un sorriso di libertà.

Laura Santi è morta il 22 luglio. Non ha scelto la morte, ha scelto la fine della sofferenza, dopo 29 anni vissuti prigioniera di una malattia che le ha tolto tutto: il movimento, l’autonomia, la pace, ma non la lucidità. Il suo ultimo video, apparso di recente sui social, è un appello disperato ma dignitoso, che oggi pesa come una pietra sulle coscienze di chi ha il potere di decidere. “Vi chiedo di agire non da uomini di partito, ma da esseri umani”, ha detto Laura. Lo ha fatto con gratitudine per i suoi medici, con amore per suo marito, con rispetto per le istituzioni, ma anche con la forza di chi non ha più nulla da perdere. “Non voglio morire. Voglio solo smettere di soffrire”.

Laura Santi.

Una voce che oggi Marco Riva Cambrino, attivista per il fine vita con l’Associazione Luca Coscioni e voce storica sul territorio chivassese, rilancia con forza. “Laura non ha lasciato un vuoto. Ha lasciato un’eredità. E chi oggi sventola parole come ‘umanità’ o ‘concretezza’, dovrebbe prima guardarsi dentro. Perché difendere una legge che obbliga alla tortura non è umano. È ideologico”.

Marco Riva Cambrino, attivista chivassese.

Un riferimento diretto e tagliente a Clara Marta, da poco eletta all’unanimità coordinatrice cittadina di Forza Italia. In una recente intervista, ha descritto la “sua” Forza Italia come “una forza politica che ascolta, che crede nella libertà come responsabilità e nella concretezza dei risultati”. Ma proprio il suo partito, al Governo, ha firmato una legge sul fine vita che secondo Riva Cambrino “traduce la sofferenza in burocrazia, e l’agonia in un dovere morale imposto per legge”.

Clara Marta, consigliera di opposizione del Comune di Chivasso per Forza Italia.

Il testo in discussione al Senato prevede: l’esclusione dei pazienti non attaccati a macchinari, un comitato nazionale nominato dalla politica, l’azzeramento dell’autonomia delle ASL, tempi burocratici incompatibili con la sofferenza estrema, il divieto di ripresentare domanda per quattro anni in caso di diniego. “È uno schiaffo in faccia a chi chiede solo dignità; è accanimento legale, non rispetto per la vita”, afferma Riva Cambrino. “Mentre a Chivasso si promette di ‘mettere il cittadino al centro’, in Parlamento si approva una legge che impone alla persona sofferente di aspettare mesi, magari anni, prima di poter dire basta. È questa la concretezza? È questa la libertà?”.

Laura Santi e Marco Cappato dell'Associazione Luca Coscioni.

Contro questa visione distorta del fine vita, l’Associazione Luca Coscioni ha depositato una proposta di legge di iniziativa popolare firmata da oltre 74.000 cittadini: la legge “Eutanasia Legale”. Una norma “seria, costituzionalmente fondata, rispettosa della persona e della medicina - sottolinea l’attivista chivassese - ma ignorata”.

“Il centrodestra – ancora una volta – si inginocchia al dogma, non alla realtà”, continua Marco Riva Cambrino. “Chi oggi in Forza Italia parla di ‘visione’ e ‘rilancio del territorio’ dovrebbe ricordare che non si rilancia un Paese ignorando chi soffre, né si costruisce una comunità condannando chi chiede solo di morire con dignità”. E mentre il dibattito politico resta imbrigliato in paure ideologiche, Laura – da sola, nel suo letto – ha detto quello che in troppi non vogliono ascoltare.

“Comunque, addio, signori che fate della tortura infinita il mezzo, lo strumento obbligato di realizzazione o di difesa dei vostri valori!”, scriveva Piergiorgio Welby.

Oggi, quel è anche per Laura e per tutti coloro che continuano a voltarsi dall’altra parte.

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