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25 Luglio 2025 - 11:47
Tre serate di cinema all'aperto a Chivasso: ecco quanto ci costa e perché è un'iniziativa fuori dal tempo
Cinquemila euro. Per tre proiezioni all’aperto. In piazza. Con film disponibili ovunque, da Netflix a Disney+, passando per Prime Video. Wall-E, Il giardino dei limoni, I cento passi. Tre capolavori, nessuno lo nega. Ma davvero è questo il modo migliore, oggi, per parlare di legalità, ecologia e diritti umani alle nuove generazioni?
Il Comune di Chivasso ha deciso: si fa così. Lo ha messo nero su bianco con la Determinazione dirigenziale n. 495 del 10 luglio 2025. Spesa totale: 4.885 euro IVA compresa, affidamento diretto a Live & Media Productions di Ivan Fabio Perna, stesso nome che troviamo anche come Direttore Artistico della rassegna. Tre serate, tre temi, tre pellicole. Il tutto condito da interventi introduttivi, locandine graficamente ben curate e la proiezione, prima di ogni film, del trailer ufficiale della Marcia della Legalità 2025, promossa dalla Consulta Cultura e Legalità di Chivasso.
Le date? Eccole.
Giovedì 31 luglio, alle ore 21:30 in Piazza Generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, proiezione di Wall-E di Andrew Stanton. Un capolavoro Pixar del 2008, storia delicata di un robot spazzino che in un pianeta abbandonato insegna ecologia e amore. Tema della serata: sostenibilità ambientale.
Venerdì 8 agosto, sempre alle 21:30 e sempre in Piazza Dalla Chiesa, toccherà a Il giardino dei limoni di Eran Riklis, pellicola del 2008 ambientata nel conflitto israelo-palestinese. Tema: diritti umani e barriere, non solo fisiche.
Lunedì 25 agosto, chiusura con I cento passi di Marco Tullio Giordana, il film cult sul coraggio civile di Peppino Impastato. Tema: lotta alla mafia e legalità. Anche questo alle 21:30, sempre nello stesso luogo.
L’ingresso è gratuito. Nessun biglietto, nessuna prenotazione.
Ogni proiezione sarà preceduta da un breve approfondimento a cura dello stesso Perna, per “guidare il pubblico alla scoperta dei temi e dei contesti delle opere proposte”, come recita il comunicato.
E va detto: l’idea può anche sembrare nobile. Si proietta all’aperto, si invita alla riflessione, si parla di diritti, ambiente, giustizia. Ma è un’idea completamente fuori contesto. Scollegata dal presente. Anacronistica.
Già oggi i cinema faticano ad attirare i giovani nelle sale con film nuovi, distribuiti da colossi globali, promossi con trailer virali e clip su TikTok. Figuriamoci con pellicole di quindici, venti, trent’anni fa. Come si può pensare che I cento passi del 2000 o Il giardino dei limoni del 2008 possano “smuovere le coscienze” degli adolescenti del 2025?
Chi dovrebbe imparare qualcosa di utile per il mondo di domani?
I cinquantenni? I sessantenni? I settantenni che saranno seduti in prima fila?
Perché è facile che saranno loro, i “frequent flyer” delle rassegne culturali, ad affollare la piazza. Non i ragazzi. Non chi ha TikTok come orizzonte visivo e Instagram come grammatica emozionale. Non chi oggi ha bisogno di esempi vivi, carne, contraddizioni, storie da raccontare – magari attraverso lo smartphone, certo, ma in modo attivo, non da spettatore passivo.
Nessuno contesta la qualità delle opere. Nessuno mette in discussione il valore del cinema come strumento educativo. Ma è proprio questo il punto: oggi il cinema non si vive più così.
Chi non ha ancora visto questi film — perché giovane o perché disinteressato — difficilmente andrà in piazza a cercarli. E chi li ha già visti, difficilmente li rivedrà.
Precisiamo: cinquemila euro per un Comune come Chivasso sono "quisquiglie". Nessuno griderà allo scandalo.
Ma il fine che muove questo tipo di iniziative è completamente disallineato dalla realtà. Se davvero si vuole educare i giovani - perché chi altro si può educare pensando al mondo di domani? - forse sarebbe stata più utile una campagna social con clip create dai ragazzi delle scuole. Un laboratorio teatrale con testimonianze dirette. Una webserie girata nei quartieri della città. Un contest creativo tra giovani per scrivere la “propria” idea di legalità.
Tutte iniziative più “2025”, più ingaggianti, più capaci di creare partecipazione vera, non solo presenza.
Invece no. La cultura pubblica resta (troppo spesso) nostalgica. Rassicura l’adulto, non sfida il giovane. Rassicura l’assessore, non parla al TikToker. E così ci troviamo ancora una volta a inseguire un'idea romantica — e un po’ polverosa — di “aggregazione sotto le stelle”, che funzionava. Appunto, funzionava.
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