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25 Luglio 2025 - 16:33
A Mathi c’è chi si presenta in piazza e chi si nasconde dietro un avvocato. Da una parte, centinaia di cittadini con cartelli, rabbia e una richiesta semplice: fermare la trasformazione di Casa Chantal in un centro per migranti. Dall’altra, il sindaco Vittorio Rocchietti che, invece di metterci la faccia, rinvia, rettifica, sparisce. E così, mentre il Comune resta chiuso, la gente lo apre simbolicamente, occupando il marciapiede di fronte e trasformandolo in un’arena politica.
È accaduto ieri sera, giovedì 24 luglio, a sei mesi esatti dall’inizio della mobilitazione contro la decisione della cooperativa Sanitalia. Una battaglia civile che non si è mai interrotta e che ora, dopo lo scioglimento del Comitato Casa Chantal, vive una nuova stagione: senza sigle, ma con ancora più voce. E con un messaggio chiaro: «La piazza non si sposta». Anche se il sindaco preferisce rimandare tutto a un incontro legale, fissato per lunedì. Troppo tardi. Troppo comodo.
Un’assenza che non è passata inosservata, quella di Rocchietti e della sua giunta, e che ha infiammato gli interventi, soprattutto quello dell’avvocata Monica Commisso, figura di riferimento del Comitato Casa Chantal, ormai sciolto ufficialmente ma ancora protagonista nella battaglia pubblica. Accanto a lei, Roberto Pontelli, altro ex componente del Comitato, e il consigliere regionale Fabrizio Ricca, da mesi in prima linea contro il progetto della cooperativa Sanitalia.
L’appuntamento era fissato per le 18:00, davanti alla sede del Comune. Nessun palco, nessuna scenografia: solo cittadini e microfoni, per una manifestazione nata spontaneamente e che nulla ha a che vedere con i rituali istituzionali. Ma proprio su questo punto si è giocata la prima polemica della giornata.
Qualche giorno prima dell’incontro, il sindaco Rocchietti aveva diffuso una nota per “rettificare” la data dell’incontro, posticipandola a lunedì 28 luglio, quando – a suo dire – si sarebbe tenuto un incontro pubblico con i legali dello studio Scaparone di Torino, incaricati dal Comune per seguire il ricorso al TAR contro la decisione di Sanitalia.
La risposta dell’avvocata Commisso è arrivata immediata e netta: «Giù le mani dalla nostra manifestazione. Nessuna rettifica! Il 24 luglio è confermato. La piazza non si sposta». E la piazza, infatti, non si è spostata.
L’assenza del sindaco ha scatenato un fiume di critiche. L’avv. Commisso ha denunciato una fuga dalle responsabilità: «Il Comune è chiuso. Il sindaco assente. Ma i cittadini c’erano. E le domande pure. A rispondere? Noi. Al suo posto», ha dichiarato. E ancora: «È normale che su un tema così delicato, chi ha il dovere istituzionale di parlare… si nasconda? Questa non è solo assenza. È diserzione politica. E io mi domando: ma da quando un sindaco ha bisogno dell’avvocato per parlare con la sua gente?»
La richiesta al centro della manifestazione è una sola: che il Comune approvi una delibera di inibizione, l’atto amministrativo che impedirebbe l’arrivo dei 75 migranti nella struttura dell’ex casa di riposo. «Non abbiamo bisogno di avvocati. Abbiamo bisogno di una firma. Una semplice delibera», ha ribadito Commisso.
Che il sindaco abbia la possibilità legale di bloccare il progetto è ormai chiaro anche grazie al lavoro del Comitato. Come ricordato da Roberto Pontelli, già il 12 marzo scorso, durante un incontro con il Prefetto, era stato indicato al Comune cosa fare per impedire la destinazione d’uso prevista da Sanitalia. Inoltre, dal 26 marzo, la giunta sarebbe in possesso di un parere legale riservato, reso pubblico solo a fine giugno, che conferma come l’ultima parola sulla vicenda spetti proprio a Rocchietti e alla sua Giunta.
Tuttavia, nessun atto è stato ancora adottato, nonostante le 2.500 firme raccolte dai cittadini, il sostegno trasversale delle opposizioni e una mobilitazione che dura da mesi.
Nel suo intervento, Commisso ha anche fatto riferimento al reato di omissione di atti d’ufficio, ipotesi ventilata qualora la giunta non procedesse con la delibera richiesta. Una pressione forte, quella esercitata dai cittadini, che però non ha ancora smosso l’Amministrazione.
Ecco perché la manifestazione si è trasformata in un atto d’accusa frontale: «Un sindaco che si fa rappresentare dall’avvocato per evitare la gente dovrebbe solo dimettersi. Perché ha dimenticato una cosa semplice: non è lui a dover essere protetto dal popolo», ha concluso l’avvocata.
Nel suo intervento, Roberto Pontelli ha provato ad analizzare le ragioni di un simile immobilismo. Partendo da una riflessione ironica ma tagliente: «Se le ragioni non sono la tutela dei cittadini, né la vanità, né la pressione politica, né un mandato superiore… allora cosa spiega il loro comportamento?»
Un elenco di possibili motivazioni – dalla buona fede alla vanità, dal potere all’incompetenza – tutte ritenute inadeguate a giustificare il mancato intervento, e che lasciano aperto un solo interrogativo: “Chi governa davvero Casa Chantal?”
Mentre il Comitato si è formalmente sciolto, la mobilitazione sembra tutt’altro che conclusa. Il prossimo passaggio sarà il Consiglio comunale straordinario, convocato su richiesta delle due minoranze, con all’ordine del giorno proprio la delibera di inibizione.
Lì, finalmente, la giunta dovrà esporsi: o firmare l’atto che i cittadini chiedono da mesi, oppure giustificare ancora una volta il proprio silenzio. In entrambi i casi, sarà chiaro a tutti chi ha deciso e perché.
Casa Chantal è diventata il simbolo di una frattura profonda tra amministrazione e cittadini. Una frattura che non si risolve con avvocati o rinvii, ma solo con un atto politico, chiaro e trasparente. La piazza del 24 luglio lo ha dimostrato: la gente non arretra. E se il sindaco continua a evitare il confronto, sarà la comunità stessa a scrivere la prossima pagina di questa storia.
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