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Altro che ordinanze anti-Atiq, a Chivasso contro i vandali serve il "sindaco della notte"

Se ne discuterà la prossima settimana in Consiglio comunale. Appello al sindaco Castello

Altro che ordinanze anti-Atiq, a Chivasso contro i vandali serve il "sindaco della notte"

Altro che ordinanze anti-Atiq, a Chivasso contro i vandali serve il "sindaco della notte"

Una città che di notte si spegne. Che chiude le piazze, abbassa le serrande e alza i divieti. Una città che ha fatto dell’ordinanza il suo unico strumento di governo del buio. Succede a Chivasso, dove la movida non esiste, ma il problema sì. Dove i giovani sono spesso trattati come un disturbo, e la vita serale come un fastidio da contenere.

Ma ora qualcosa potrebbe cambiare. Forse.

Nel prossimo Consiglio comunale, l’ultimo prima della pausa estiva, approderà la mozione presentata da Clara Marta, consigliera di Forza Italia, e firmata anche da Emanuela Tappero. Una proposta chiara: istituire, in via sperimentale, la figura del “Sindaco della Notte”. Un ruolo politico-amministrativo con funzioni di coordinamento tra amministrazione, esercenti, giovani, forze dell’ordine e cittadini. Per costruire un’altra idea di notturno: partecipata, sicura, viva.

Una mozione che torna, dopo essere stata già respinta in altra forma qualche mese fa.

Alla base della mozione di oggi ci sono fatti concreti. Come il vandalismo in via Torino, nella notte tra sabato 7 e domenica 8 giugno, con lo sradicamento di un albero e la deturpazione della statua dell’Angelo di Nino Ventura. Ma anche i numeri dell’ISTAT, secondo cui il 16,2% delle famiglie italiane ha subito un reato contro la proprietà negli ultimi due anni, con un 7,8% di atti vandalici ai veicoli.

Episodi che raccontano di una città sempre più inquieta, ma anche sempre più passiva. Perché se la risposta è solo repressione, se l’unica reazione è mettere limiti alla presenza nei luoghi pubblici, allora si governa con la paura. Non con l’intelligenza.

A Rivoli, per esempio, si fa l’opposto. Ogni sabato sera, d’estate, gli agenti della Polizia Locale presidiano le strade fino a mezzanotte. A piedi, in dialogo coi cittadini, accanto – non sopra – alle persone. Lo racconta in una lettera appassionata Marco Riva Cambrino, chivassese, socialista, attento osservatore delle politiche urbane. “La sicurezza urbana non si fa con i cartelli – scrive – ma con la presenza, con lo Stato che cammina insieme alla gente”.

E allora la domanda, per Chivasso, è semplice: perché non provare a fare lo stesso?

Clara Marta consigliera comunale di Forza Italia

La mozione propone molto più di un nome nuovo sull’organigramma. Parla di eventi culturali serali, dell’apertura notturna di biblioteche e cortili scolastici, di un tavolo permanente sulla sicurezza e la qualità della vita notturna, con scuole, associazioni, commercianti e giovani. E ancora: incentivi per le iniziative educative, illuminazione potenziata, videosorveglianza nelle zone più a rischio, e un monitoraggio semestrale dei risultati.

Non è utopia. A Trento, il Sindaco della Notte esiste dal 2021. A Casale Monferrato, pur senza una figura formale, si è costruita una governance notturna diffusa, con risultati evidenti: +15% di partecipazione agli eventi serali, -20% di segnalazioni alla polizia locale. Il tutto grazie a cultura, spazi pubblici, coinvolgimento.

Il punto è tutto qui: coinvolgere o escludere. A Chivasso, finora, ha prevalso la seconda strada. Le ordinanze hanno sostituito il dialogo. L'ultima, folle, è quella che vieta di consumare alcolici a macchia di leopardo in centro e che punisce, su tutte, il mini-market di Atiq. Le regole, qui, hanno preso il posto della comunità. E chi vive la città dopo il tramonto viene visto più come un problema che come una risorsa.

La proposta di Clara Marta rompe questo schema. Propone un’altra visione, forse più faticosa, ma più giusta. Perché non c’è sicurezza senza relazione. E non c’è vivibilità se non si ascolta anche chi vive, lavora, studia o semplicemente respira la notte.

Il Consiglio comunale avrà l’occasione di discuterne. E, forse, di accendere una luce nuova su una città che finora, la notte, ha preferito chiudere gli occhi, dietro le finestre.

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