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Tendone da 75 mila euro: riscaldato d’inverno, chiuso d’estate

La struttura temporanea di via Monviso, costata decine di migliaia di euro e pensata per sostituire il centro Aglietta, è inaccessibile fino a ottobre. Nessun atto ufficiale, ma la gestione è nelle mani di un’associazione “in ferie”. Fratelli d’Italia attacca: «Opacità, sprechi e zero trasparenza».

Tendone da 75 mila euro: riscaldato d’inverno, chiuso d’estate

Elena Piastra e Gaetano Albanese: "Più tendoni per tutti!"

Si installa una tensostruttura da 75 mila euro con tanto di impianto di riscaldamento, climatizzazione e bagni allacciati alla rete fognaria e poi… Poi si chiude per ferie. No, non è uno sketch di Crozza, né un passaggio di Antonio Albanese in Cetto La Qualunque ”chiù pilu e più tendoni per tutti" . Benvenuti a Settimo Torinese, la città delle visioni e della visionaria Elena Piastra.

A raccontare quella che a tratti sembra una barzelletta sono i consiglieri comunali di Fratelli d’Italia Vincenzo Maiolino, Francesco D’Ambrosio e Giorgio Carlo Zigiotto. Tutto nero su bianco in un’interpellanza che verrà discussa al Consiglio comunale del 25 luglio.

Quel tendone che campeggia nel parcheggio del centro commerciale di via Monviso, che in teoria dovrebbe sostituire temporaneamente il centro polivalente Adelaide Aglietta, è oggi inaccessibile ai cittadini. Chiuso. Sbarrato. Blindato fino a ottobre. Il motivo?

A chi ha provato a prenotarlo è stato detto di rivolgersi all’Associazione Lucana Emanuele Gianturco e loro, al telefono, hanno risposto candidamente: “Siamo chiusi fino a ottobre”.

La cosa surreale è che non esiste alcun atto ufficiale che affidi formalmente a loro la gestione della struttura. Un capolavoro di opacità amministrativa, in cui spazi pubblici vengono affidati informalmente, senza bandi, senza trasparenza, senza nemmeno una pagina sul sito del Comune che spieghi a chi rivolgersi.

Eppure la delibera 89/2024 della Giunta era chiara: la tensostruttura doveva essere gestita direttamente dall’Ente, seguendo le regole previste per le sale Aglietta e Bosio, fissate nella delibera 222/2022.

La verità è che a Settimo, come spesso accade, tra ciò che si scrive e ciò che si fa ci passa una voragine. Così, lo spazio pensato per compensare la chiusura del centro civico è oggi inaccessibile a chiunque non abbia il numero giusto da chiamare. E se lo hai, ti rispondono che sono al mare.

Nel frattempo, i costi di gestione continuano a gravare sulle casse pubbliche. Per mesi, durante l’inverno, la struttura è stata costantemente riscaldata, a spese dei cittadini. Ora che potrebbe essere finalmente usata, magari generando anche qualche introito attraverso l’uso da parte di associazioni resta chiusa. E l’impianto di climatizzazione, pagato e installato, se ne sta lì a prendere polvere. Anzi no: a non raffreddare nessuno, ma a pesare sul bilancio.

E tutto questo mentre a parole si parla di Civic Center, partecipazione, spazi per la comunità. La realtà è un’altra: la partecipazione è riservata agli amici, agli informati, ai soliti noti. Gli altri devono aspettare ottobre. Chi ha chiesto la tensostruttura per attività estive, feste, incontri o eventi, si è sentito rispondere: “ritenta, sarai più fortunato in autunno”.

I consiglieri de Fratelli d'italia chiedono di sapere quali costi energetici sono stati sostenuti dall’Ente o dalla partecipata Patrimonio dalla realizzazione della struttura a oggi. Una domanda più che legittima, perché se già è grave che lo spazio sia chiuso, è ancor più grave che continui a costare come se fosse aperto. Un altro spreco, un altro affronto a chi paga le tasse.

i cittadini

Uno striscione dei cittadini del Borgo Nuovo attaccato al tendono a poche settimane dalle elezioni che hanno poi decretato la vittoria di Elena Piastra

tenone

Vincenzo Maiolino

L’interpellanza dei Fratelli d’Italia punta il dito anche su un altro aspetto: il “recupero selettivo” delle centine in legno lamellare del centro Aglietta, demolito per far spazio al futuro Civic Center. Dove sono finite queste centine? Sono state davvero salvate e catalogate? Dove verranno riutilizzate? E con quali garanzie? Il rischio è che l’operazione green sia solo un altro spot, e che il materiale venga accatastato in qualche magazzino fino al suo destino finale: il dimenticatoio o l’inceneritore.

Intanto, la tensostruttura è lì: vuota, chiusa, refrigerata a spese dei settimesi. Un monumento all’assurdo. Un’altra occasione persa. E soprattutto, un altro segnale che in città, quando si tratta di beni comuni, c’è sempre qualcuno che conta più degli altri. Chiamateli amici o come vi pare...

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