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I cittadini stringono i denti, Elena Piastra spende e spande

Caldo tropicale a vuoto: il tendone di via Monviso riscaldato 24 ore su 24

Tendone di via Monviso

Tendone di via Monviso

Mentre i cittadini combattono la battaglia quotidiana con i termostati, regolando con perizia chirurgica le temperature a 1, a 2, a 3 (se si sentono particolarmente audaci), e consultano le bollette con il terrore negli occhi, in città esiste un luogo dove il freddo è solo una leggenda metropolitana.

Il tendone di via Monviso, una sorta di oasi climatica in cui il caldo regna sovrano senza limiti, senza pause, senza badare a spese. Altro che risparmio energetico e lampadine a LED: qui il riscaldamento è acceso 24 ore su 24, neanche fosse un villaggio turistico in alta stagione o una spa di lusso.

Non importa se il tendone è vuoto, silenzioso come il deserto dei Tartari. Chissenefrega. L'importante è che sia pronto, sempre, per ospitare chissà quali attività, forse persino quelle che non si faranno mai. L'indignazione corre sui social, e alcuni residenti hanno sollevato il dubbio: "È normale che, anche quando il tendone è vuoto, il riscaldamento resti acceso giorno e notte? E soprattutto, chi paga?" Già, chi paga? Domande sacrosante, che hanno acceso un dibattito online più infuocato delle temperature sotto il tendone.

La questione è semplice: c’è chi si chiede se non sia il caso di accendere il riscaldamento solo all’occorrenza, per evitare che il tendone diventi una sorta di zona tropicale urbana permanente. Ma, sorpresa delle sorprese, accendere e spegnere sembra essere una pratica eretica per l’Amministrazione comunale. Secondo i sostenitori del calore perpetuo – le solite truppe cammellate di chi difende ogni scelta della sindaca Elena Piastra, anche le più assurde – spegnere il riscaldamento per poi riaccenderlo sarebbe addirittura più costoso. Quindi meglio tenerlo a 20 gradi fissi, anche se dentro non ci mette piede nessuno.

E mentre il tendone resta caldo e accogliente, i cittadini si lamentano perché, a quanto pare, l’utilizzo settimanale non è poi così intenso. "Ginnastica dolce il lunedì e poco altro," dicono alcuni. Vale davvero la pena mantenere questa oasi climatica a fronte di un uso così scarso? O siamo di fronte all’ennesimo caso in cui le priorità dell’Amministrazione sembrano più orientate verso la fantasia che verso la realtà?

Intanto, il tendone di via Monviso si gode il suo eterno clima estivo, mentre il resto della città affronta i problemi reali. Le strade sono piene di buche degne di un film post-apocalittico, i marciapiedi sembrano trappole per caviglie, e le disinfestazioni da ratti e pantegane sono un miraggio. Per non parlare del cimitero e delle condutture dell’acqua e del gas, che, forse, meritano un pensiero ogni tanto. Ma no, meglio spendere per un tendone vuoto che sfida ogni logica climatica ed economica.

Del resto, Elena Piastra, la sindaca più ottimista del mondo, sembra più impegnata a promuovere una città da fiaba, dove le scuole sono le migliori al mondo, i cittadini sono felici e i nuovi palazzi sono il simbolo di una modernità che però inciampa sul primo marciapiede dissestato. E così, tra promesse faraoniche e un tendone che vive di gloria e calore perenne, ai cittadini non resta che aggiungere un maglione in casa e continuare a chiedersi: "Ma davvero non c’è limite al ridicolo?"

la polemica

E la polemica continua

La tensostruttura di via Monviso, a Settimo Torinese, è passata in pochi mesi da un presunto simbolo di attenzione per le periferie a vero e proprio catalizzatore di critiche e malcontento. Nata come soluzione temporanea per ospitare le attività del centro Aglietta, in fase di smantellamento per la costruzione della nuova scuola di via Fantina, il tendone ha attirato fin dai primi giorni l’attenzione (e l’indignazione) dei residenti.

Già a marzo, i residenti di Borgo Nuovo avevano manifestato il loro dissenso, appendendo uno striscione con scritto: "Chiediamo che il tendone venga spostato. Riqualificare vuol dire servizi".

L’estetica discutibile della struttura e la sua presenza su un piazzale mai riqualificato erano stati definiti, da alcuni, come l’ennesima dimostrazione della scarsa attenzione per il quartiere da parte della maggioranza che governa la citt.

Le opposizioni, capitanate da Manolo Maugeri (Lega) ed Enzo Maiolino (Fratelli d’Italia), avevano criticato sia la mancanza di coinvolgimento dei cittadini sia l’utilità reale del tendone. “Un parcheggio per TIR sarebbe stato più accettabile,” aveva ironizzato il consigliere Maugeri.

A rincarare la dose, era arrivato anche Giorgio Chiarle (Forza Italia), che aveva paragonato la struttura ad un "tendone da circo”. Dall’altro lato, la difesa della maggioranza, guidata dal segretario del Pd Nicolò Farinetto, aveva tentato di presentare il tendone come un’opportunità per rilanciare l’area, descrivendolo come un “faro” per il quartiere, ma, nonostante le argomentazioni, il malcontento non si era placato.

Con l’arrivo dei numeri ufficiali, le polemiche hanno assunto toni ancora più accesi. La tensostruttura è costata circa 75.000 euro, tra montaggio, impianti di riscaldamento e raffrescamento e trattamenti ignifughi. Un investimento evidentemente “sproporzionato” rispetto all’utilizzo effettivo della struttura, che poi peraltro è rimasta quasi sempre vuota. Si aggiungeranno le spese per il riscaldamento che non saran certo due euro.

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