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22 Luglio 2025 - 17:01
Chieri, scappano dai ristorane senza pagare il conto di 80 euro
Una cena in apparenza ordinaria, in un locale conosciuto per la sua accoglienza e la cucina curata, si è trasformata in una truffa studiata nei minimi dettagli, lasciando una profonda amarezza tra i gestori. È successo sabato 18 luglio 2025 a Chieri, alla Cantina del Convento, ristorante guidato da Monica Bucolo, presidente della sezione chierese di Ascom.
Una coppia, con un bambino piccolo, aveva prenotato con attenzione, specificando fin da subito la presenza del figlio. All’arrivo, si erano presentati in modo impeccabile: vestiti con cura, atteggiamento tranquillo e modi gentili. Nulla che potesse insospettire il personale. Dopo aver preso posto, avevano ordinato più portate, dagli aperitivi ai piatti principali, bevande comprese, mentre il bambino consumava qualcosa di semplice. Tutto era filato liscio fino al momento del conto.
A fine cena, l’uomo si è alzato con la scusa di dover andare in bagno, seguito pochi minuti dopo dalla compagna, uscita con il figlio con il pretesto di farlo muovere un po’. In quel momento nessuno ha pensato a un inganno. Solo dopo alcuni minuti di attesa, non vedendo tornare nessuno, il personale ha capito che si trattava di una fuga deliberata. Il danno ammontava a circa 80 euro, lasciato sul tavolo insieme a sconcerto e frustrazione.
Il numero di telefono utilizzato per la prenotazione si è rivelato subito inattivo. Ogni tentativo di ricontatto è andato a vuoto. Una mossa che, unita all’atteggiamento della coppia e al tempismo dell’uscita, ha reso evidente che la truffa era stata premeditata. Non si è trattato di una bravata o di un gesto d’impulso, ma di una messinscena precisa, costruita proprio sull’apparenza rassicurante di una serata in famiglia.
La titolare ha sporto denuncia alla polizia locale, fornendo tutte le informazioni disponibili, compresa la fascia oraria e la descrizione dei soggetti. Ha poi scelto di rendere pubblico l’episodio sui social, nella speranza che qualcuno riconosca la coppia e che, magari, i protagonisti dell’inganno si sentano spinti a tornare per assumersi le proprie responsabilità.
Il post ha suscitato numerose reazioni. Tanti i commenti di solidarietà da parte dei clienti abituali e numerosi anche gli interventi di altri ristoratori, che hanno raccontato episodi simili, avvenuti con modalità sempre più ingegnose. In questo caso, ciò che colpisce è l’utilizzo della figura del bambino come elemento di normalizzazione, un dettaglio che ha aumentato la credibilità della scena e abbassato la soglia di attenzione del personale.
L'episodio ha anche riaperto un dibattito interno tra gli operatori del settore. Alcuni si chiedono se non sia arrivato il momento di rivedere alcune prassi, ad esempio introducendo pagamenti anticipati per tavoli sconosciuti o richiedendo un documento di identità al momento della prenotazione. Tuttavia, questi strumenti rischiano di compromettere il rapporto di fiducia con la clientela, che resta alla base dell’esperienza di ristorazione.
La Cantina del Convento, come molti altri locali a conduzione familiare, basa il proprio lavoro su relazioni umane, rispetto reciproco e trasparenza. Ed è proprio questo che rende la truffa ancora più spiacevole: non il danno economico in sé, ma il senso di essere stati ingannati in un luogo che vive di accoglienza.
Nel frattempo, le indagini proseguono. La polizia municipale ha acquisito i filmati di videosorveglianza della zona per cercare di identificare almeno il veicolo usato per la fuga. Ogni dettaglio potrebbe essere utile: una targa parziale, una sequenza temporale, un volto riconoscibile.
Il caso ha lasciato il segno anche perché arriva in un momento in cui molti esercizi faticano a restare a galla, tra rincari, difficoltà nel reperire personale e calo dei consumi. In questo contesto, dover subire anche raggiri del genere rappresenta un colpo morale ed economico non trascurabile.
Alla fine, la speranza resta quella di una presa di coscienza da parte dei responsabili. Un gesto che restituisca, se non il denaro, almeno un minimo di dignità a una vicenda che ha fatto discutere non solo Chieri, ma l’intero mondo della ristorazione locale.
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