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Tetti per tutti, case per nessuno: Piastra è già in Parlamento. A Settimo si costruisce il futuro (della sindaca) con gli ordini del giorno

Tra retorica istituzionale e proclami vuoti, la politica abitativa resta un miraggio mentre i cittadini continuano a lottare con difficoltà quotidiane.

Tetti per tutti, case per nessuno: Piastra è già in Parlamento. A Settimo si costruisce il futuro (della sindaca) con gli ordini del giorno

Elena Piastra

A Settimo Torinese è arrivato il momento della svolta. Almeno a parole. Il consiglio comunale ha approvato un ordine del giorno dal titolo altisonante: “Costruire il futuro – La casa prima di tutto”. Un documento talmente denso di buone intenzioni, numeri, richiami normativi e slanci ideali, che a leggerlo sembra di assistere a un convegno ONU sull’abitare del futuro. Ma con una differenza: qui non si muove una pietra.

Firmato da una bella ammucchiata bipartisan di "maggioranza" – Elena Ruzza (Partito Democratico), Luigi Lorusso (Settimo Futura), Natalino Pastore (Piastra Sindaca), Anna Maria Angela Sanfilippo (Movimento 5 Stelle) Antonio Stassi (Moderati) – il testo approvato rappresenta un perfetto esempio di letteratura istituzionale autocelebrativa. Di quelle che servono più a far sentire buoni chi le vota che a cambiare davvero la realtà.

D’altronde il messaggio è chiaro fin dall’inizio: la situazione abitativa in Italia è critica, e a Settimo pure. Ma per fortuna c’è Elena Piastra, la sindaca "visionaria" che già da tempo avrebbe capito tutto, agito il giusto e provato a salvare il salvabile. L’ordine del giorno sembra essere scritto per rafforzare questa narrazione: che a Settimo si fa quel che si può, e che se le case non ci sono, se quelle che ci sono cadono a pezzi, se il degrado tutto intorno è "vergognoso", beh è colpa del mondo cattivo là fuori.

Partiamo dai “premesso che”, che nella retorica consiliare hanno sempre un valore salvifico. Viene detto che gli strumenti tradizionali (edilizia pubblica, contributi affitto) sono insufficienti e “strutturalmente scarsi”. Che l’emergenza abitativa cresce, che i prezzi salgono più dei redditi, che il patrimonio pubblico dismesso è un problema irrisolto. Insomma: tutto va male ma ancora non basta...

Si citano anche i dati Eurostat – per darsi un tono – che ci raccontano di un’Italia che spende 12,87 euro pro capite in politiche abitative, contro i 234 della Francia e i 233 della Germania. Ma tranquilli: a Settimo siamo sul pezzo. Loro buttano i soldi, noi scriviamo ordini del giorno pieni di virtù civiche.

Il testo si scaglia anche contro Airbnb (da non credere...), colpevole di togliere alloggi alla povera gente per darli ai turisti. E contro l’assenza di una politica nazionale degna di questo nome. Ma poi?

Poi si arriva a Settimo. Dove – parole testuali – il Comune è “definito ad alto disagio abitativo”. Un vanto, a quanto pare, visto che lo si ripete almeno due volte. Gli alloggi ERP (Edilizia Residenziale Pubblica) sono più di 1100, ma da gennaio 2025 quelli consegnati da ATC “sono pochissimi”. Purtroppo. Per fortuna, però, il Comune “è stato tra i primi a sperimentare l’autorecupero”. Quanti alloggi? Pochi. Ma vuoi mettere la soddisfazione?

E qui inizia la parte più succosa. Perché il testo non si limita a fotografare il disastro di tutti questi anni davanti al quale la sindaca (in Municipio da più di 15 anni) se n'è sempre fottuta: propone soluzioni. Anzi, le chiede agli altri.

Si chiedono al Governo italiano – tramite la sindaca (ci mancherebbe)...

Ed è come se ce la immaginassimo già lì convocata con solennità a Roma, davanti a Giorgia Meloni con il fogliettino in  mano...

  1. Fare un disegno di legge per un tasso agevolato sui mutui prima casa.

  2. Stanziare risorse vere per il recupero degli alloggi pubblici, con almeno il 50% dei fondi destinati all’efficienza energetica.

  3. Riutilizzare le aree dismesse per nuove costruzioni a emissioni zero, in classe A, possibilmente con le fate turchine che assistono gli operai in cantiere.

  4. Finanziare l’edilizia sociale chiedendo ai privati che trasformano le città un 30% dell’utile per creare alloggi popolari, con incentivi pubblici, fondazioni per l’abitare, garanzie contro la morosità, e magari un elfo che chiuda i rubinetti per non sprecare l’acqua.

Se sembra troppo, è perché lo è. Ma la formula è collaudata: chiedere tutto, così poi si può dire che se non succede niente, la colpa è di qualcun altro.

E a livello locale? Anche qui non si scherza. Il Consiglio Comunale impegna la Sindaca Piastra e la Giunta a: chiedere alla Regione e ad ATC di riaprire uno sportello per il cittadino (uno sportello! Una volta a settimana!); attivare l’autorecupero anche nei comuni fuori Torino, entro il 2025; consentire ai comuni di gestire i “cambi alloggio”, visto che ATC da anni non fa nulla in merito; istituire un Osservatorio permanente, con tanto di open data aggiornati, tavoli di confronto semestrali e la partecipazione di sindacati, comitati e associazioni. Una macchina perfetta. Sulla carta.

Tutto questo mentre la realtà cittadina racconta di famiglie in attesa da anni, alloggi vuoti non assegnati, edifici fatiscenti e nessuna prospettiva concreta. Ma si sa: a Settimo si vive di progettualità, di progetti, di amministratori che pensano tutto il giorno e quando hanno finito di pensare scrivono un post su Facebook per raccontare al mondo che cosa hanno pensato...

E così, mentre i cittadini si arrangiano tra affitti impossibili, mutui irraggiungibili e liste d’attesa infinite, il Consiglio Comunale approva un testo che sembra scritto per la premiazione del Sindaco dell’Anno. Applausi, pacche sulle spalle e una stretta di mano all’Elena nazionale, che ora potrà inviare le sue richieste al Governo, magari accompagnate da un selfie e l’hashtag #SettimoProtagonista, #Settimobelladavivere, #Settimochetutticiinvidano... Alè!

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