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Bonus trasporti a parole, rincari nei fatti: il doppio gioco del PD tra Regione e Comune

Attacca Cirio ma fa pagare 2 euro il biglietto: la retorica dei trasporti pubblici come diritto sociale cade sotto il peso dell’ipocrisia. Anche il Movimento 5 Stelle approvò gli aumenti

Bonus trasporti a parole, rincari nei fatti: il doppio gioco del PD tra Regione e Comune

Bonus trasporti a parole, rincari nei fatti: il doppio gioco del PD tra Regione e Comune

Nel Piemonte delle contraddizioni politiche, c’è un caso emblematico che grida vendetta: quello del trasporto pubblico. Dove a parole è difeso come un diritto universale, un servizio fondamentale per la giustizia sociale e la sostenibilità ambientale, ma nei fatti è trattato come una merce di lusso, da far pagare sempre di più ai cittadini. Al centro del paradosso: il Partito Democratico, che in Regione attacca la Giunta Cirio per una misura giudicata “escludente”, mentre in Comune a Torino ha aumentato da due anni il costo del biglietto GTT.

La polemica più recente arriva proprio dalla Regione. Le consigliere PD Simona Paonessa e Nadia Conticelli hanno duramente criticato la scelta dell’amministrazione Cirio di limitare il trasporto pubblico gratuito ai soli studenti universitari delle città sedi di ateneo, come Torino. Una misura finanziata dalla Regione ma considerata “una presa in giro” perché esclude i ragazzi delle scuole superiori, quelli delle zone extraurbane e i pendolari delle province.

Fin qui tutto condivisibile. Ma il problema è che a parlare è lo stesso partito che, in Comune a Torino, ha votato e difeso l’aumento del biglietto GTT da 1,70 a 2 euro. Non una misura provvisoria, ma in vigore dal luglio 2023, accompagnata dalla solita giustificazione tecnica: l’inflazione, il caro energia, le difficoltà di bilancio. Insomma, la scusa perfetta, sempreverde, per giustificare il fatto che un servizio pubblico essenziale diventa ogni anno più caro, anche se gli stipendi degli italiani non aumentano dagli anni ’90.

E mentre si tuona contro Cirio per un bonus selettivo, ci si dimentica di dire che a Torino il trasporto pubblico è già diventato inaccessibile per molte famiglie, specialmente quelle che vivono nelle periferie o in situazioni di fragilità. Il biglietto cartaceo è arrivato a 2 euro, quello digitale a 1,90, e gli abbonamenti hanno subito rincari. Il tutto senza un effettivo miglioramento del servizio, anzi. Meno corse, orari saltati, mezzi obsoleti e scale mobili fuori uso da anni, come nel caso emblematico della fermata Paradiso della metropolitana, guasta dal novembre 2021 e ancora oggi ferma.

Lo stesso sindaco Lo Russo, all’epoca, ha provato a scaricare la responsabilità su GTT. Ma il Movimento 5 Stelle ha ricordato un fatto molto semplice: GTT è controllata al 100% dal Comune di Torino tramite FCT Holding, quindi la responsabilità politica è tutta della giunta PD. E non basta dire che i conti sono in rosso: è proprio la gestione politica che ha scelto di far pagare ai cittadini i costi della crisi, invece di pianificare una vera riforma del servizio pubblico.

Questa è la contraddizione macroscopica: da un lato si predica mobilità sostenibile, dall’altro si impone uno dei biglietti più cari d’Italia per un servizio che spesso non funziona. Si parla di trasporto pubblico come leva per ridurre le diseguaglianze, ma lo si rende inaccessibile proprio per chi ne ha più bisogno. E mentre si affonda nel dibattito ideologico, si ignorano le soluzioni concrete: integrazione ferro-gomma, investimenti reali nelle periferie, gratuità per tutti gli under 26, non solo per pochi universitari del centro.

Il PD, insomma, con una mano firma gli aumenti e con l’altra fa le interrogazioni. Si scandalizza per i limiti delle politiche regionali, ma a Torino ha già escluso milioni di utenti dal diritto a un trasporto pubblico dignitoso e accessibile. E lo ha fatto senza assumersi alcuna responsabilità politica, nascosto dietro le formule contabili di bilanci e piani industriali. Altro che “città green”, altro che “mobilità democratica”.

La verità è che il trasporto pubblico è diventato il campo perfetto per fare propaganda senza coerenza, per illudere i cittadini con bonus e promesse, mentre chi prende l’autobus ogni giorno paga il prezzo — altissimo — della confusione politica.

Cirio, Lo Russo e Appendino

Appendino, Lo Russo e Cirio: tre politici, tre partiti, stesso risultato

GTT, il Comune di Torino e le amministrazioni che si sono succedute negli ultimi anni sembrano aver trovato un punto d’accordo: far pagare di più i cittadini per un servizio di trasporto pubblico che non migliora. Anzi, che peggiora a vista d'occhio. Tra chi prometteva sostenibilità e chi garantiva equità, la stangata è arrivata da tutti i fronti. Uno degli episodi più rivelatori risale al 2018, quando Chiara Appendino, allora sindaca 5 Stelle, approvò l’aumento del biglietto da 1,50 a 1,70 euro.

La giustificazione fu la classica foglia di fico: eliminare la distinzione tra corse urbane, suburbane ed extraurbane, semplificando il sistema e favorendo – si disse – “una maggiore equità tra i passeggeri”. Il nuovo biglietto unico avrebbe dovuto essere più comodo e trasparente. Ma la realtà, ancora una volta, è stata ben diversa. Gli utenti si trovarono a pagare di più per un servizio invariato, se non peggiorato. La promessa di combattere l’evasione tariffaria attraverso la carta Bip e i nuovi abbonamenti fu accolta con entusiasmo solo da chi stava al tavolo delle decisioni, non da chi i mezzi li prendeva ogni giorno.

Già nell’autunno del 2017, GTT e Comune di Torino avevano discusso internamente l’ipotesi di un aumento del biglietto, da far digerire con una campagna sulla razionalizzazione delle corse e la digitalizzazione dei titoli di viaggio. Ma all’epoca persino all’interno della giunta 5 Stelle c’erano perplessità. Qualcuno riteneva che non fosse il momento di alzare i prezzi, vista la stagnazione economica e la crescente insoddisfazione dei cittadini. Tuttavia, come spesso accade, il bilancio ebbe la meglio sulla politica, e il rincaro si concretizzò pochi mesi dopo.

La sindaca Appendino, in evidente difficoltà di fronte a una GTT con i conti in rosso e a una città che chiedeva risposte, tentò di far passare l’aumento come un male necessario. Eppure, proprio da quella stagione in avanti, la credibilità dell’amministrazione iniziò a incrinarsi, anche tra i sostenitori più convinti del Movimento. Perché, alla fine, dietro ogni parola come “semplificazione” o “equità”, si nascondeva sempre e solo una cosa: far cassa.

A distanza di anni, con il PD oggi al governo cittadino e la Regione Piemonte guidata dal centrodestra, la musica non è cambiata. Le promesse di trasporto pubblico democratico, efficiente ed economico si sono scontrate con la realtà di rincari continui, disservizi e totale disinteresse per chi il bus lo prende per lavorare, studiare o curarsi. E se oggi il PD attacca la Regione Cirio per il bonus “parziale” agli universitari, dovrebbe ricordare che fu proprio il centrosinistra ad aumentare il biglietto a 2 euro, in silenzio, due anni fa.

A Torino il trasporto pubblico continua ad essere un lusso per pochi, mentre l’inflazione viene usata da tutte le giunte, di ogni colore, come scusa buona per mascherare anni di gestione miope. Ma gli stipendi dei torinesi sono fermi da trent’anni, e di questo nessuno sembra preoccuparsi.

Immagine di repertorio

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