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Cronaca

Esplosione di via Nizza: il padre di Jacopo cerca risposte

Tragedia a Torino: esplosione in via Nizza devasta un intero edificio, la comunità cerca risposte nel dolore e nelle macerie

Esplosione di via Nizza

Esplosione di via Nizza: c'è un padre che cerca risposte

In via Nizza 389, a Torino, la vita si è spezzata alle 3:10 della notte di lunedì. Un boato violento, un’esplosione che ha fatto tremare il quartiere Lingotto, ha distrutto quattro appartamenti e ucciso un ragazzo di 33 anni: Jacopo Peretti. A distanza di giorni, il padre Paolo è tornato tra le macerie, cercando un senso al dolore, un indizio, una risposta.

Ha raccontato che suo figlio dormiva nella camera da letto che affacciava sulla strada, ed è stato investito in pieno dalle fiamme. Ha ripetuto più volte che vuole capire cos'è accaduto, sottolineando quanto Jacopo fosse un ragazzo pieno di sogni. Guardandosi attorno, ha continuato a porre le domande rimaste senza risposta: qual è stata la causa di quell’inferno? Si è trattato di tubature vecchie, di impianti trascurati, di mancata manutenzione?

La tragedia ha colpito duramente tutta la zona. Cinque i feriti, quarantaquattro gli sfollati, un intero edificio danneggiato in modo irreparabile. Tra gli appartamenti distrutti c’era quello di Jacopo, al quinto piano. Paolo Peretti si è rivolto ai soccorritori chiedendo se almeno fosse stato individuato il punto esatto da cui era partita la deflagrazione. Ma le risposte non ci sono ancora.

Secondo il comandante dei vigili del fuoco, Francesco Orrù, mentre i tecnici si occupano della messa in sicurezza dello stabile e aiutano i residenti a recuperare beni indispensabili, le indagini vanno avanti. Al momento, la Procura ha aperto un fascicolo per disastro, omicidio colposo e lesioni. L’ipotesi più accreditata è quella di una fuga di gas, ma l’origine resta incerta. Nei primi momenti si era parlato della possibile presenza di una bombola in uno degli appartamenti, ma dopo due giorni di sopralluoghi non ne è stata trovata alcuna.

Il lavoro sullo stabile è coordinato dalla protezione civile, con l’aiuto di Italgas. Bruno Digrazia, dirigente della protezione civile comunale, ha spiegato che è stato costruito un castello metallico per reggere un montacarichi con cui si stanno rimuovendo le macerie dal tetto. In parallelo, i tecnici sono entrati nei piani alti del palazzo per puntellare i solai, dato che la copertura è rimasta appesa e rischia di crollare da un momento all’altro. Le operazioni sono complesse e delicate. Il rischio di ulteriori crolli è ancora alto.

Per i residenti dei primi piani si valuta un rientro parziale entro qualche giorno. Ma per chi viveva al quinto piano – dove si trovava anche Jacopo – il ritorno è lontano. Gli appartamenti sono stati letteralmente cancellati. Digrazia ha parlato di almeno un anno di attesa prima di poter pensare a una ricostruzione.

Intanto, Paolo Peretti continua a cercare uno spiraglio di comprensione. Ha scattato alcune foto del palazzo devastato, poi ha chiesto a un residente del palazzo di fronte di poter salire per vedere meglio l’alloggio di suo figlio, o ciò che ne resta. Ma l'esplosione ha talmente sfigurato la struttura da rendere irriconoscibili i confini tra un appartamento e l’altro.

Jacopo viveva accanto a Madalina Ionela Hagiu, una donna che quella notte si trovava in vacanza all’isola d’Elba. Nell’altro alloggio, Mohamed Ragab, la moglie e i tre figli. La più piccola, di sei anni, è rimasta ferita nell’esplosione ed è stata dimessa ieri dall’ospedale Regina Margherita. Il fratello maggiore, di dodici anni, è uscito dalla terapia intensiva ed è stato trasferito al centro grandi ustionati del CTO: le sue condizioni sono considerate stabili.

Mentre il quartiere cerca lentamente di riprendersi, molti residenti hanno ancora addosso la paura di quella notte. Chi viveva al quarto piano racconta di aver perso tutto. Le fiamme hanno divorato mobili, abiti, fotografie. Per molti non è rimasta nemmeno una sedia da salvare.

Le indagini tecniche e giudiziarie si intrecciano con il dolore umano. In attesa delle perizie, resta il vuoto lasciato da Jacopo, un ragazzo di trentatré anni, una vita spezzata mentre dormiva. E resta il padre, con in mano le sue foto, gli occhi rivolti al cielo e una sola, incessante domanda: perché?

Nel frattempo, anche il Sindaco di Mazzè e tutta l'Amministrazione comunale hanno voluto esprimere il loro cordoglio per la scomparsa di Jacopo. Sui canali social ufficiali del Comune di Mazzè si legge: 

"Il Sindaco e tutta l’Amministrazione Comunale si uniscono al dolore della famiglia per il grave lutto che l’ha colpita.
Jacopo Peretti ci piace ricordarlo così: un ragazzo solare, sempre sorridente e disponibile, profondamente legato al suo paese.
Lo porteremo nel cuore con grande affetto."

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