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Arte
19 Giugno 2025 - 09:59
Claudia Pavone, l'emblema del bel canto italiano che ama il Canavese
La Basilica del Santo di Padova, simbolo spirituale e culturale del Veneto, è stata il teatro ideale per rendere omaggio a Claudia Pavone, soprano italiano tra i più acclamati della sua generazione. Una cerimonia intensa, conclusa con una standing ovation, ha accompagnato la consegna del Premio Giotto, tributo riservato a chi rappresenta nel mondo l’eccellenza artistica italiana. Ma a commuovere il pubblico, oltre all’impeccabile esibizione lirica, è stata la profondità umana di un’artista che, nonostante i successi internazionali, conserva un legame vivo con il Canavese.
Claudia Pavone è nata a Stoccarda, è cresciuta a Vicenza, e ha iniziato il suo percorso nel canto lirico a soli sette anni. Dopo il diploma al Conservatorio Agostino Steffani, ha vinto concorsi e calcato rapidamente i palchi più prestigiosi: dalla Fenice di Venezia al San Carlo di Napoli, dal Teatro dell’Opera di Roma alla Semperoper di Dresda, fino alla Deutsche Oper di Berlino, al National Centre for the Performing Arts di Pechino, alla Tokyo Concert Hall e alla Sydney Opera House. Tra i suoi ruoli più apprezzati: Violetta, Gilda, Adina, Donna Elvira e Liù.
Ma dietro il curriculum impeccabile, c’è una donna che cerca spazi di autenticità. E li trova in una terra silenziosa e profonda come il Canavese, dove vivono amici cari e dove torna quando può. Non si tratta solo di affetti privati, ma di un legame vero con un modo diverso di vivere l’Italia: più intimo, meno esposto, ma carico di significato. Un radicamento culturale e affettivo che riecheggia anche nel suo modo di cantare, mai solo tecnico ma sempre impregnato di verità emotiva.
Durante la cerimonia padovana, il presidente del Comitato del Premio Giotto, Salvo Nugnes, ha voluto sottolineare questo aspetto: «Claudia Pavone rappresenta il meglio dell’Italia. Non solo per la voce straordinaria, ma per il rigore, la sensibilità e l’autenticità con cui vive la sua missione artistica». Subito dopo, accompagnata dal maestro Fausto Benedetto, ha interpretato tre brani lirici con una potenza e una grazia che hanno lasciato il pubblico in silenzio per lunghi istanti, prima di un applauso interminabile.
La voce della Pavone è stata definita da molti "uno strumento naturale che tocca le corde dell’anima". E in effetti, nella sua vocalità c’è qualcosa che va oltre la tecnica: c’è la capacità di portare dentro ogni nota una memoria collettiva, un'identità profonda che unisce i teatri globali ai campanili dei piccoli borghi. Il Premio Giotto celebra questo ponte: tra modernità e tradizione, tra riconoscimenti ufficiali e radici invisibili.
Oggi Claudia Pavone è un punto di riferimento per il bel canto italiano nel mondo, ma continua a essere anche una donna che riconosce il valore delle relazioni autentiche, della provincia viva e colta.
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