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"Non sono un truffatore". La battaglia di un ex imprenditore eporediese per riabilitare il proprio nome

Tra malattia e miseria: la caduta di Natalino Fogliano, l'uomo che voleva riqualificare San Bernardo, oggi costretto a vivere in un garage con la moglie

"Non sono un truffatore". La battaglia di un ex imprenditore eporediese per riabilitare il proprio nome

Un garage. Quattro mura di cemento e intonaco scorticato. È tutto quello che resta dell’impero costruito in anni di lavoro da Natalino Fogliano, imprenditore eporediese oggi settantquattrenne e malato. "Vivo qui dentro con mia moglie, per colpa di chi doveva aiutarmi. Del mio commercialista in particolare. Mi ha portato via tutto".

Per chi passava da via Asti 18, nel cuore dell’area industriale di San Bernardo d’Ivrea, quel capannone rinato con il nome "Da Biroff" sembrava un esempio virtuoso. Ristorante, sala da ballo, bocciodromo: un progetto che doveva dare nuova vita a una zona morta. "Dal 2005 avevo riqualificato un deserto. Ho portato famiglie, lavoro, movimento. Ma mi hanno fatto fuori nel 2017. Mi hanno svegliato di notte per l’esecuzione e per le 16 dovevo essere fuori. Hanno chiuso i conti, portato via gli alloggi. Ho dormito un mese in macchina".

Il fallimento arriva dopo un mutuo da un milione di euro acceso per comprare il capannone.

Degli 800mila euro ottenuti in prestito dalle Banche, dice: "Dovevano servire a stare tranquillo. Ad aiutarmi a pagare un po' tutto. Invece, quei soldi non li ho mai visti. E non so che fine abbiano fatto".

Nel 2014, Fogliano finisce a processo A Ivrea dinnanzi alla giudice Maria Claudia Colangelo. L'accusa: truffa allo Stato per 140mila euro di Iva, legata a una fattura datata 2006 e pagata solo due anni dopo, e per metà. Ma lui oggi non ci sta: "Quella vicenda ha segnato tutto. Da allora sono diventato il colpevole di tutto. Ma noi siamo le vittime. Abbiamo sempre lavorato come bestie".

Il suo Biroff era già finito all'asta per 2milioni e 230mila euro. Nell'avviso di vendita all'incanto si leggeva: "Immobile costituito da quattro particelle catastali: un alloggio destinato al custode, un locale bar ristorante, un bocciodromo e una palestra da calcetto tutto all’interno di un unico capannone. di proprietà è anche tutta l’area circostante il capannone all’interno della recinzione, comprendente un ampio spazio di parcheggio e un’area bocciodromo posizionata nell’area cortile antistante il capannone".

Natalino Fogliano ai tempi d'oro al Biroff

Un passato fatto di fatica e sacrifici. "Ho fatto il clandestino in Africa per anni, solo per portare da mangiare ai miei figli. Mi sono spaccato la schiena. Oggi non riesco a fare più niente: ho un tumore alle ossa, l’artrite reumatoide. Vivo in una stanza messa a disposizione da mia nipote. Ma voglio solo una cosa: rispetto. Non voglio più essere additato come un truffatore".

La sua voce oggi è quella di chi rivendica dignità, mentre attorno resta il silenzio di una città che ha dimenticato. E un quartiere industriale – San Bernardo – che continua a marcire, svuotato come il suo capannone. Come la sua vita.

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