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Arrestati al Cairo due giovani torinesi: volevano unirsi alla marcia per Gaza

Studenti della Scuola Holden, sono stati bloccati in aeroporto dalle autorità egiziane. Da piazza Castello alla Global March to Gaza, la protesta non si ferma

Fermati al Cairo

Fermati al Cairo: due giovani torinesi volevano unirsi alla marcia per Gaza

Erano partiti da Torino con l’intenzione di partecipare alla Global March to Gaza, la marcia internazionale che punta a raggiungere il valico di Rafah per chiedere corridoi umanitari verso la Striscia. Ma una volta arrivati all’aeroporto del Cairo, i due giovani attivisti torinesi sono stati bloccati dalle autorità egiziane. Rischiano ora l’espulsione.

Si tratta di una ragazza di 21 anni e di un ragazzo di 25, entrambi studenti della Scuola Holden, e da settimane volti noti del presidio permanente in piazza Castello, dove il gruppo Pro Pal di Torino ha allestito una tenda simbolica ribattezzata “piazza Palestina”. La loro partenza rappresentava un gesto forte, una scelta concreta per trasformare l’impegno locale in azione globale.

"Cammineremo per assicurarci che gli aiuti umanitari possano raggiungere chi ne ha bisogno", avevano scritto in un messaggio condiviso dal presidio prima di partire. "Vogliamo farci vedere, vogliamo che il mondo veda che c’è ancora chi ha la forza di lottare e la speranza di cambiare".

La marcia internazionale, che raccoglie attivisti da tutto il mondo, è un’azione di resistenza civile non violenta per chiedere la fine immediata delle ostilità, l’ingresso degli aiuti umanitari e il rispetto dei diritti umani nella Striscia di Gaza. Una mobilitazione carica di tensione diplomatica, soprattutto in Egitto, paese che controlla l’unico punto di accesso terrestre non israeliano verso Gaza: il valico di Rafah, oggi chiuso.

Secondo fonti vicine ai due giovani, l’intervento delle autorità egiziane è stato immediato. Già al loro arrivo sono stati identificati e fermati. Nonostante i documenti in regola, l’orientamento sembra andare verso un provvedimento di espulsione, come già accaduto ad altri attivisti stranieri. Un’azione che segnala l’estrema cautela del governo egiziano nei confronti di ogni manifestazione di piazza legata alla questione palestinese.

A Torino, intanto, la mobilitazione continua. Chi è rimasto al presidio rilancia l’appello: Non tutti possono partire, ma nessuno può restare fermo. Continueremo a occupare piazza Castello per tenere alta l’attenzione su quello che sta accadendo. Il mondo sta cadendo a pezzi, ognuno può fare qualcosa per fermare il genocidio a Gaza. Facciamolo. Adesso.

La scelta dei due ragazzi di partire per l’Egitto era parte di un gesto collettivo che travalica i confini cittadini: portare la voce di Torino al confine con Gaza, e con essa il peso simbolico di chi, anche da lontano, si schiera per i diritti umani.

Ora, mentre si attende di capire se sarà effettivamente eseguita l’espulsione, il loro gesto assume un valore ancora più forte: quello di una generazione che rifiuta l’indifferenza, e che è pronta a pagare un prezzo per dire che esiste un’umanità da salvare. Anche – e soprattutto – quando nessuno sembra volerla vedere.

A guidare la delegazione italiana c'è la chivassese Antonietta Chiodo fotoreporter di guerra, reporter indipendente. Al momento ci fa sapere che è in luogo sicuro.

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