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Sanità, il Piemonte fa marcia indietro: abrogata la norma sui partenariati

Cirio: "Sanità pubblica al primo posto". Stop alla legge sulle società miste

Sanità, il Piemonte fa marcia indietro: abrogata la norma sui partenariati

Sanità, il Piemonte fa marcia indietro: abrogata la norma sui partenariati

Il Consiglio regionale del Piemonte ha approvato all’unanimità la legge che abroga la normativa regionale sulle partnership pubblico-private nella gestione delle strutture sanitarie. La norma, introdotta dal centrosinistra e oggetto di una proposta di referendum abrogativo promossa da Cgil, Ordine dei medici e Anaao, è stata cancellata lasciando in vigore la normativa quadro nazionale, che consente alle Regioni di autorizzare nuovi modelli di collaborazione tra strutture del Servizio sanitario nazionale e soggetti privati, anche mediante società miste a capitale pubblico e privato.

È stato invece respinto a maggioranza l’ordine del giorno collegato presentato dalle opposizioni, a prima firma di Alice Ravinale (Avs), che chiedeva l’impegno della giunta a non ricorrere in futuro alla norma nazionale per nuove sperimentazioni. Il dibattito ha occupato l’intera giornata di lavori in Aula e si è concluso con l’intervento del presidente della Regione Alberto Cirio, che ha espresso il parere della giunta: "La nostra sanità pubblica ha delle eccellenze che in passato non sono state abbastanza valorizzate perché la sensibilità collettiva sulla sanità era diversa. Sulla proposta di referendum ha vinto il pragmatismo, abbiamo valutato la correttezza del merito e abbiamo agito di conseguenza, abrogando la legge. Rispetto all’ordine del giorno non possiamo votare a favore: noi mettiamo sempre al primo posto la sanità pubblica, ma se una collaborazione con il privato fosse conveniente per la Regione e per i cittadini la faremmo, non ha senso demonizzarla e dire già oggi che non la faremo mai."

Alberto Cirio, Governatore del Piemonte

Tra i numerosi interventi, per la maggioranza Gianluca Godio (Fdi) ha ricordato che "alla luce della conclusione dei programmi di sperimentazione già autorizzati e della stabilizzazione dell’unico modello ancora attivo, quello di Omegna, è venuta meno l’esigenza di mantenere in vigore le norme regionali che questa legge abroga."

Fabrizio Ricca (Lega) ha sottolineato che "la norma abrogata è stata voluta dal centrosinistra, la stessa che appoggiava il referendum." Anche Silvio Magliano (Lista Cirio) ha sostenuto che "le richieste del comitato referendario sono state accolte abrogando la norma, è stata la soluzione migliore." Sul fronte delle minoranze, Mauro Salizzoni (Pd) ha definito la scelta della giunta "un atto politico che ha tolto ai cittadini la possibilità di esprimersi sul tema della difesa del sistema sanitario pubblico: assistiamo a uno squilibrio crescente tra pubblico depotenziato e privato convenzionato che drena risorse."

Alice Ravinale ha criticato l’argomento dei costi del referendum definendolo "populista e pericoloso." Sarah Disabato (M5s) ha evidenziato che "eliminiamo la norma regionale ma la norma nazionale consente nuove sperimentazioni pubblico-private e non abbiamo ricevuto rassicurazioni da parte della giunta che non vi farà ricorso."

Infine, Vittoria Nallo (Sue) ha concluso: "C’è bisogno di riprogrammare la sanità regionale e restituire al pubblico il governo della sanità."

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