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07 Giugno 2025 - 11:01
Core Informatica, il tracollo definitivo: ora resta solo il concordato (forse)
Per molti è già finita. Altri non osano ancora pronunciare quella parola, ma l’amara consapevolezza serpeggia nei corridoi di Core Informatica, tra gli uffici semi deserti di Ivrea e Pont-Saint-Martin. Dopo mesi di stipendi a singhiozzo, commesse spostate, incertezze societarie e giochi di prestigio giuridico, martedì 11 giugno sarà forse il giorno della verità. Sindacati e rappresentanti aziendali siederanno davanti al Prefetto di Aosta con una scelta ormai obbligata: o un piano industriale credibile, oppure la richiesta di concordato preventivo.
Nel frattempo, il disastro si è consumato sotto gli occhi di tutti. Core Informatica, che nel 2017 vantava un fatturato di 25 milioni di euro e oltre 250 dipendenti, oggi è un’azienda agonizzante. Le commesse principali sono già state spostate ad altre aziende, diverse persone sono state ricollocate, e la società non fa più parte del gruppo Netcom. Ma il vero colpo di grazia è arrivato con l’enorme debito da 15 milioni di euro verso l’Agenzia delle Entrate: una voragine che inghiotte ogni speranza di salvataggio.
In questo scenario, l’eventuale apertura di un concordato rappresenterebbe paradossalmente l’unica ancora di salvezza per i dipendenti. Solo così potrebbero accedere alla NASpI e vedere almeno in parte tutelati TFR e contributi maturati. Ma nel frattempo il tempo passa, e le mensilità si accavallano senza un saldo pieno. Ad aprile è stato pagato solo il 40% dello stipendio. La tredicesima? Solo 10 dodicesimi. E anche quei pochi soldi arrivano in ritardo, con bonifici spezzettati, giustificazioni confuse e comunicazioni assenti.
Il 9 aprile è stato registrato l’ennesimo cambio di scena: trasferimento di quote, nuovo assetto societario e un capitale sociale ridotto a 675 mila euro. Alla guida, come amministratore unico, è stato nominato Roberto Volpe, classe 1967, originario di Pozzuoli. Un nome che per i lavoratori resta un’incognita, un volto sconosciuto che si affaccia a una platea esasperata.
Eppure, solo a gennaio, il nodo sembrava essere “solo” burocratico. Core Informatica aveva ceduto un ramo d’azienda ad Altec, società campana specializzata in servizi IT. Poi, a dicembre, il ramo era tornato indietro. Risultato? Un cortocircuito kafkiano: nessuno sapeva più chi dovesse pagare cosa, con dipendenti lasciati senza 10/12 della tredicesima e senza la paga dei primi 13 giorni di dicembre. Altec taceva. Core diceva: non è un nostro problema. E nel mezzo, PEC e solleciti sindacali caduti nel vuoto.
La storia di Core è diventata un racconto paradigmatico di come la logica delle acquisizioni e delle dismissioni possa lasciare sul campo solo macerie sociali. L’acquisizione da parte di NetCom Group S.p.A. nel 2018 aveva illuso i dipendenti: si parlava di crescita, sinergie, nuovi clienti illustri come Ferrari, Vodafone, Huawei. Ma poi le promesse si sono sgonfiate. E quando NetCom ha acquisito Altec a fine 2023, anziché rafforzare il gruppo, ha innescato il caos.
Nel 2022 la colpa era delle banche. Nel 2023 delle tempistiche natalizie. Quest’anno non ci sono più scuse, solo un vuoto. E se lo sciopero di cento lavoratori l’anno scorso aveva ancora un sapore di battaglia, oggi l’atmosfera è quella di un funerale aziendale.
Hans Pistolesi è della Fim Cisl Valle d'Aosta non sa che altro aggiungere: "Stiamo cercando anche noi di capire. Vedremo che cosa ci diranno l'11 giugno..".
L’11 giugno sarà, forse, l’ultima data da segnare sul calendario di Core Informatica. Poi resteranno solo due strade: quella dell’illusione, o quella dell’amministrazione straordinaria. Ma per gli 80 lavoratori tra Ivrea e Pont-Saint-Martin, più che una decisione, sarà il triste epilogo di una lunga agonia.
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