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Chivasso espone la bandiera palestinese sul balcone del Municipio. Ora la mozione in Consiglio

Un gesto che arriva dopo settimane di dibattito e silenzi

Chivasso espone la bandiera palestinese sul balcone del Municipio. Ora la mozione in Consiglio

Chivasso espone la bandiera palestinese sul balcone del Municipio. Ora la mozione in Consiglio

Un gesto che arriva dopo settimane di dibattito e silenzi. A Chivasso, sul balcone della sede municipale, sventola la bandiera palestinese. Un atto simbolico, certo, ma dal peso specifico importante, in un contesto nazionale dove non sono molti i Comuni ad aver compiuto una simile scelta.

L’iniziativa, formalmente adottata dall’amministrazione guidata dal sindaco Claudio Castello, è stata annunciata attraverso un comunicato diffuso il 5 giugno, nel quale si sottolinea come l’esposizione della bandiera sia collegata alla volontà di sensibilizzare sul conflitto in corso nella Striscia di Gaza e di chiedere la fine dell’offensiva israeliana.

Non si tratta della prima presa di posizione del Comune sul tema: nelle scorse settimane, anche Chivasso aveva aderito alla campagna “Cinquantamila sudari per Gaza”, esponendo – seppur con qualche giorno di ritardo rispetto alla data simbolica – un lenzuolo bianco, come gesto di lutto e testimonianza silenziosa della tragedia umanitaria in atto. E ora, con la bandiera palestinese, l’impegno simbolico si rinnova e si rafforza.

L’iniziativa istituzionale arriva in un clima politico cittadino reso più vivace anche da una mobilitazione dal basso.

Lo scorso 19 maggio, alcuni cittadini e attivisti hanno consegnato ufficialmente una petizione in solidarietà con la città di Bethlehem, gemellata con Chivasso dal 2016.

La raccolta firme, promossa da Potere al Popolo Canavese, è stata presentata davanti a Palazzo Santa Chiara, pochi minuti prima dell’apertura del Consiglio comunale, alla presenza del presidente del Consiglio Alfonso Perfetto e dell’assessore all’Ambiente Fabrizio Debernardi. La scena si è sviluppata in modo piuttosto inusuale: da una parte il presidio, dall’altra alcuni rappresentanti dell’amministrazione che, con toni distesi, si sono detti disponibili a protocollare immediatamente le firme, aprendo anche alla possibilità di una mozione in Consiglio sul tema palestinese.

Potere al Popolo ha rivendicato con forza l’azione, sottolineando che l’amministrazione, fino a quel momento, non aveva compiuto gesti formali sulla questione palestinese e sul gemellaggio con Bethlehem, e chiedendo una risposta concreta alla lettera inviata nel dicembre 2023 dal sindaco della città cisgiordana. Una lettera che, secondo quanto riferito dagli attivisti, sarebbe rimasta priva di risposta per mesi. Tuttavia, se è vero che la pressione dal basso ha riacceso il dibattito, non si può automaticamente attribuire alla petizione la genesi dell’iniziativa istituzionale, né la scelta di discutere l’argomento in Consiglio comunale.

All’interno della stessa maggioranza esistono infatti sensibilità diverse sul tema. Una su tutte, pro Palestina, è quella dell’assessore Fabrizio Debernardi, esponente di Sinistra Ecologista.

Il comunicato del Comune conferma la direzione intrapresa: oltre all’esposizione della bandiera, il sindaco Claudio Castello ha sottoscritto l’appello dell’associazione Emergency rivolto al Governo italiano. Un appello che chiede l’immediato cessate il fuoco, la fine del blocco agli aiuti umanitari nella Striscia di Gaza e la sospensione del trattato di associazione tra Unione Europea e Israele, per le gravi e reiterate violazioni dei diritti umani.

Lo stesso appello è stato già sottoscritto da 17 Paesi europei. A fronte di ciò, alcuni cittadini chivassesi hanno scritto al sindaco, esprimendo dissenso rispetto alla posizione dell’Italia sulla fornitura di armi a Israele, chiedendo una presa di posizione più netta anche sul piano nazionale.

Il Consiglio comunale sarà chiamato a discutere una mozione sulla Palestina nelle prossime settimane.

Una scelta che, in ogni caso, rappresenta un passaggio significativo, perché non sono molti i municipi italiani ad aver preso posizione pubblicamente e formalmente in favore del popolo palestinese. In Calabria, oltre cento Comuni hanno esposto la bandiera palestinese il 5 giugno in modo coordinato. In altre città, come Bologna e Roma, l’esposizione del vessillo è stata deliberata da amministrazioni locali ed è stata al centro di vivaci dibattiti, soprattutto per le reazioni critiche espresse da alcune comunità e da esponenti politici del centrodestra.

Il gesto di Chivasso si inserisce quindi in un panorama nazionale frammentato, dove la solidarietà simbolica nei confronti del popolo palestinese è ancora una scelta non scontata, spesso oggetto di contestazioni politiche e accuse di parzialità.

Ma è anche una scelta che restituisce dignità a una forma di diplomazia dal basso, in cui i Comuni, pur con i limiti delle loro competenze, provano a farsi interpreti di un sentimento di solidarietà umana e civile. La mobilitazione cittadina di questi giorni ha avuto il merito di riportare l’attenzione su un gemellaggio che rischiava di finire nell’oblio. E, al tempo stesso, ha evidenziato la necessità di distinguere tra gesti di facciata e atti autenticamente politici.

Il documento presentato da Potere al Popolo chiede infatti che Chivasso non solo risponda formalmente a Bethlehem, ma che si pronunci con chiarezza contro l’operazione militare a Gaza, che riconosca lo Stato di Palestina, che promuova la sospensione di rapporti con Israele e che contribuisca economicamente a progetti umanitari nella città gemellata. Si tratta di richieste forti, che pongono all’Amministrazione una sfida concreta: andare oltre il gesto simbolico e compiere scelte che abbiano un impatto politico effettivo.

Sarà il prossimo Consiglio comunale a dire quale direzione prenderà la maggioranza. E se davvero alla bandiera seguiranno azioni coerenti con quanto oggi viene auspicato da una parte sempre più ampia della cittadinanza. Nel frattempo, l’esposizione del vessillo palestinese sul Municipio resta un segnale. Un segnale che, comunque lo si voglia leggere, rompe il silenzio e riporta la questione palestinese al centro della scena politica locale.

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