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Bethlehem chiama, Chivasso risponde? La protesta contro il silenzio del sindaco Castello (VIDEO)

Potere al Popolo consegna le firme in Comune

Bethlehem chiama, Chivasso risponde? La protesta contro il silenzio del sindaco Castello (VIDEO)

Foto UNICEF Italia

Un gesto simbolico. Ma anche profondamente politico. Lunedì sera, 19 maggio, davanti alla sala consiliare di Palazzo Santa Chiara, un gruppo di attivisti e cittadini, guidati da Potere al Popolo Canavese, ha consegnato ufficialmente una petizione in solidarietà con la città palestinese di Bethlehem, gemellata con Chivasso dal 2016.

La consegna è avvenuta proprio nei minuti precedenti all’apertura del Consiglio comunale, alla presenza del presidente del Consiglio Alfonso Perfetto (Partito Democratico) e dell’assessore all’Ambiente Fabrizio Debernardi (Sinistra Ecologista).

Una scena che ha del paradossale: dopo mesi di silenzio, proprio nelle ore in cui la petizione veniva resa pubblica e sostenuta da oltre un centinaio di firme di cittadini chivassesi, l’amministrazione si è palesata per accogliere il documento, quasi a voler ammorbidire il messaggio politico lanciato dal presidio.

“Sono venuti da noi quasi a dire che volevano darci una mano, che potevamo protocollare le firme subito”, racconta uno dei promotori. “Ma noi non dimentichiamo che in diciotto mesi di genocidio non hanno mosso un dito. E adesso, come per magia, ci dicono che al prossimo consiglio comunale ci sarà forse una mozione sulla Palestina. È il colmo dell’ipocrisia”.

L’iniziativa parte da un fatto chiaro: nel dicembre 2023, il sindaco di Bethlehem, città palestinese della Cisgiordania, ha scritto una lettera ufficiale al sindaco di Chivasso Claudio Castello, chiedendo solidarietà e supporto in un momento di estrema emergenza umanitaria. Ma da allora, nessuna risposta. Nessuna parola. Nessun atto. E dire che tra le due città esiste un gemellaggio formale dal 2016. Ma le radici del legame vanno persino più indietro nel tempo, al 1966, con l'omonima frazione di Chivasso chiamata proprio Betlemme. Un’unione simbolica, di fratellanza tra popoli, che oggi viene calpestata dall’indifferenza di chi amministra.

“Ci chiediamo che senso abbia avviare nuovi gemellaggi, come quello con Sabaudia, Torre Pellice e Balsavarche siglati il 24 marzo scorso, se poi non si fa nulla per onorare quello in essere con Bethlehem”, denunciano i promotori. “È come se si firmassero alleanze nuove per far scena, mentre si ignora chi è già legato a noi e sta soffrendo sotto le bombe”.

La petizione, promossa da Potere al Popolo Canavese, chiede in maniera chiara e articolata una serie di azioni concrete da parte dell’Amministrazione comunale: che il sindaco Castello risponda ufficialmente alla lettera del collega palestinese; che il Consiglio comunale condanni apertamente il genocidio in atto a Gaza e l’invasione del Libano da parte di Israele; che venga approvata una mozione per il riconoscimento dello Stato di Palestina; che si chieda, tramite un atto ufficiale, la cessazione di ogni rapporto economico e militare con Israele fino al ripristino della situazione territoriale precedente al 1967; e infine che il Comune finanzi, con almeno 1.000 euro, progetti umanitari in corso a Bethlehem, già sostenuti da collettivi e associazioni del territorio. Parole forti, nette. Che rompono la retorica dell’equidistanza e delle mezze misure. E che mettono l’amministrazione comunale di fronte a una scelta: stare dalla parte delle vittime o voltarsi dall’altra parte.

La protesta fuori da Palazzo Santa Chiara

Nel corso della serata, a sorpresa, Perfetto e Debernardi si sono presentati al presidio, parlando con gli attivisti. Hanno annunciato che una mozione sulla Palestina sarebbe in preparazione per il prossimo Consiglio comunale. Un annuncio che ha suscitato reazioni contrastanti. “Da un lato siamo rimasti basiti, dall’altro anche contenti: per lo meno la nostra azione ha smosso le coscienze di chi è rimasto silente finora”, spiega Alberto Corino, volto noto del movimento. “Ma non ci accontentiamo di parole. Vigileremo su questa mozione, sui contenuti, sulle intenzioni. Non vogliamo un atto di facciata. Vogliamo impegni concreti”. E aggiunge: “Senza la nostra petizione, senza il nostro presidio, sarebbe mai arrivata questa improvvisa attenzione alla questione palestinese?”

Un altro nodo della polemica è legato all’incoerenza tra ciò che l’amministrazione predica e ciò che pratica. In uno dei consigli comunali di aprile, all’ordine del giorno è stata presentata una mozione dal titolo “L’Europa scelga la pace e non investa in armi a discapito del benessere dei cittadini”. Un titolo apparentemente nobile. Ma i firmatari e i promotori fanno parte degli stessi partiti — PD e Sinistra Ecologista — che a livello nazionale sostengono le spese militari, compresi gli invii di armi a Israele. “Il paradosso è che l’Italia è il terzo fornitore di armi allo stato sionista di Israele. Come possono parlare di pace e poi votare per la corsa al riarmo?”, attaccano gli attivisti. “Se si vuole davvero promuovere la pace, si inizi qui, da Chivasso, con un atto politico chiaro di disobbedienza verso questa ipocrisia di Stato”.

La consegna della petizione non è un punto di arrivo. È solo l’inizio. Potere al Popolo ha annunciato che tornerà al prossimo Consiglio comunale per assistere alla discussione della mozione promessa. E che sarà presente con una delegazione attenta e determinata. “Noi non ci fermeremo finché non vedremo un gesto concreto. Le parole ci hanno stancato. Vogliamo che Chivasso onori davvero il gemellaggio con Bethlehem. E che si schieri, una volta per tutte, dalla parte del popolo palestinese, della vita, dei diritti umani”. Il messaggio è chiaro. Il tempo dell’indifferenza è finito. Ora tocca all’amministrazione dimostrare se sta dalla parte della storia — o se continuerà a rimanere nel silenzio.

Sempre la protesta

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