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Torino: scontro politico sulla memoria di Sergio Ramelli, la Circoscrizione 4 boccia l'intitolazione e infiamma il dibattito

Fratelli d’Italia espone uno striscione in aula: “la memoria non si cancella con un voto”

Torino: scontro politico

Torino: scontro politico sulla memoria di Sergio Ramelli, la Circoscrizione 4 boccia l'intitolazione e infiamma il dibattito

Scoppia una nuova polemica a Torino, questa volta nel cuore della Circoscrizione 4. A far discutere è la decisione del Consiglio, a maggioranza di sinistra, di bocciare la proposta di intitolare una via o piazza a Sergio Ramelli, giovane militante del Fronte della Gioventù ucciso nel 1975 da un commando politico a soli 18 anni, in uno degli episodi più drammatici degli anni di piombo. L’iniziativa, presentata dai consiglieri di Fratelli d’Italia, Raffaele Marascio e Luca Maggia, voleva essere un gesto di memoria nel cinquantesimo anniversario della morte del ragazzo milanese, vittima di un'aggressione che ancora oggi divide.

Il documento è stato respinto dalla maggioranza, ma la vicenda non si è chiusa con il voto. Durante la seduta, i consiglieri di FdI hanno esposto in aula uno striscione con la scritta “Sergio Ramelli vive”, un gesto simbolico che ha alzato ulteriormente il tono del dibattito. La memoria non si cancella con un voto politico” – hanno dichiarato Marascio e Maggia – “Ramelli è il simbolo di una violenza ideologica che deve essere condannata a prescindere dalla parte politica. La sua morte non può essere ignorata o messa da parte solo perché apparteneva a uno schieramento scomodo.”

La proposta puntava a intitolare uno spazio pubblico come monito contro l’odio politico, un tema ancora attuale in un clima che, secondo i promotori, “mostra segnali inquietanti di ritorno alla tensione e all’intolleranza”. La bocciatura, invece, viene letta da Fratelli d’Italia come un segno di chiusura, l’ennesima dimostrazione che in Italia non esiste ancora una memoria condivisa delle vittime degli anni di piombo, e che alcune tragedie vengono ancora filtrate dall’appartenenza ideologica.

I toni si sono fatti duri. “Il voto contrario della sinistra dimostra che la pacificazione è ancora lontana,” – hanno detto i consiglieri – “ma noi continueremo a proporre iniziative che portino tutte le vittime della violenza politica sullo stesso piano, perché ricordare è un atto di giustizia, non un atto di parte.”

Sergio Ramelli, studente e militante della destra giovanile, fu aggredito a colpi di chiave inglese sotto casa a Milano il 13 marzo 1975. Morì dopo 47 giorni di agonia. I responsabili, tutti appartenenti a un collettivo dell’estrema sinistra, furono condannati anni dopo. Il suo nome, nel tempo, è diventato simbolo di una ferita mai rimarginata, ricordato annualmente da ambienti della destra italiana, ma spesso dimenticato altrove.

La scelta della Circoscrizione 4 riapre così il dibattito su quale memoria sia oggi accettabile, e se sia possibile in Italia riconoscere le vittime senza distinguere per appartenenza politica. Una discussione che, a distanza di cinquant’anni, resta ancora accesa, forse più che mai.

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