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Il presidente del Piemonte Cirio non voterà al referendum!

Alberto Cirio tra astensione referendaria e ius scholae: il presidente del Piemonte rilancia il dibattito politico su partecipazione e cittadinanza

Il presidente del piemonte Cirio

Il presidente del Piemonte Cirio non voterà al referendum

Non voterà. E lo dice senza esitazioni. Il presidente della Regione Piemonte, Alberto Cirio, ha scelto di non partecipare al referendum, spiegando in un’intervista a La Stampa che l’astensione può essere una forma legittima e consapevole di espressione politica. Una presa di posizione che, come spesso accade, ha acceso il dibattito. Perché se da un lato c’è la libertà di scelta, dall’altro si riapre l’annoso confronto sul significato democratico della partecipazione elettorale, soprattutto quando si parla di uno strumento come il referendum, pensato proprio per restituire la voce ai cittadini.

Non credo che non andare a votare rappresenti un danno per la democrazia, ha detto Cirio, citando anche due figure simbolo della Repubblica italiana, Giorgio Napolitano e Marco Pannella, che in passato avevano difeso la legittimità dell’astensione come scelta politica. La frase è destinata a far discutere, soprattutto in un momento in cui la disaffezione verso le urne è uno dei problemi più urgenti del sistema democratico italiano.

Ma Cirio, oltre a esprimere la sua posizione sul referendum, ha voluto ribadire un punto che gli sta a cuore da tempo: lo Ius Scholae, ovvero il diritto alla cittadinanza italiana per i minori stranieri che abbiano completato un ciclo di studi in Italia. Resto dell’idea che la scuola sia un luogo d’integrazione vera, ha affermato, sottolineando come uno studente straniero che completa il ciclo obbligatorio e lo supera con profitto meriti di essere riconosciuto come cittadino italiano.

Referendum giugno 2025

Una posizione che si discosta dalle rigidità di una parte del centrodestra e che Cirio definisce come una proposta “posta serenamente alla coalizione”, chiedendo un’apertura, o almeno una riflessione, su un tema che riguarda decine di migliaia di giovani cresciuti in Italia, ma ancora privi di cittadinanza. Il riferimento è chiaro: integrazione e identità nazionale possono convivere, se basate su percorsi di formazione, impegno e senso civico. Un messaggio che va oltre il perimetro della sua regione e che potrebbe rilanciare il dibattito a livello nazionale.

Il doppio binario di Cirio – astensione al referendum da una parte, apertura sui diritti dei giovani stranieri dall’altra – racconta di una leadership che cerca di tenere insieme pragmatismo politico e sensibilità sociale. Una linea che potrebbe piacere a chi cerca nel centrodestra una voce meno rigida, più vicina alla realtà multiculturale delle scuole italiane.

Non mancano però le critiche. Alcuni osservatori vedono nella scelta di non votare una forma di disimpegno istituzionale, soprattutto per una figura pubblica che rappresenta un'intera regione. Altri sottolineano come, in un clima di crescente disillusione, le parole di un presidente possano influenzare negativamente la partecipazione dei cittadini, rischiando di rafforzare il disinteresse verso le urne.

Il caso Cirio si inserisce così in un contesto più ampio, dove la politica oscilla tra strategie di comunicazione e necessità di rappresentanza, tra identità di coalizione e opinioni personali. Ma resta una certezza: il Piemonte è oggi uno dei pochi territori dove un leader di centrodestra si esprime in modo così chiaro sul diritto alla cittadinanza per chi studia in Italia. Un segnale che, nel silenzio generale, vale più di molte parole.

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