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29 Maggio 2025 - 15:16
Dalla montagna un disastro annunciato: Blatten distrutta, l’emergenza climatica è qui
Una montagna che si sbriciola, un villaggio quasi scomparso sotto la furia di fango e ghiaccio. Blatten, perla alpina incastonata nel Canton Vallese, non esiste più. Alle 15:30 di mercoledì 28 maggio, una frana gigantesca provocata dal collasso del ghiacciaio del Birch ha trascinato a valle oltre 3 milioni di metri cubi di detriti, coprendo il 90% dell’abitato. La catastrofe era stata preannunciata: i 300 residenti erano stati evacuati il 19 maggio, ma un uomo di 64 anni risulta ancora disperso.
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La massa instabile ha ostruito il fiume Lonza, formando un bacino che minaccia di esplodere con nuove inondazioni. Le comunità di Wiler e Kippel sono state evacuate in via precauzionale, mentre l’esercito svizzero è stato mobilitato. La risposta delle autorità è stata tempestiva, ma la causa del disastro è profonda e globale: il riscaldamento climatico, che ha disgregato il permafrost e reso fragile l’intero sistema montano.
Il sindaco Matthias Bellwald ha parlato con la voce rotta: “Abbiamo perso il cuore della nostra comunità. Ma ricostruiremo. Blatten tornerà a vivere”. Ma le sue parole si infrangono contro l’onda lunga dell’allarme climatico.
Un allarme rilanciato con forza anche dall’Uncem, l’Unione dei Comuni montani. Il presidente Marco Bussone ha scritto un intervento durissimo, un j’accuse contro l’inerzia politica e la miopia collettiva: “La frana di Blatten riguarda ciascuno di noi. Le Alpi sono un hot spot climatico, e le tragedie come questa sono solo l’inizio. Basta negazionismi. Servono subito dieci miliardi di euro per attuare il Piano nazionale di adattamento. Dobbiamo fare presto”.
Bussone richiama le parole della Laudato Si’ di Papa Francesco, gli allarmi rimasti inascoltati di Symbola, Legambiente, la Convenzione delle Alpi. Tutti documenti sepolti come Blatten, sotto il peso dell’indifferenza.
E mentre le immagini satellitari mostrano il cratere lasciato dalla frana, la domanda rimbalza dalle Alpi alle città: cosa stiamo aspettando?
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