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Cronaca
26 Maggio 2025 - 09:32
Orrore sulle Alpi: trovati 5 corpi a 4.000 metri di quota
Cinque corpi senza vita, sparsi lungo un dislivello di 700 metri, in uno dei luoghi più spettacolari — e letali — delle Alpi svizzere. È questo lo scenario che si sono trovati davanti i soccorritori il 26 maggio 2025 sul ghiacciaio Adler, nel cuore del massiccio del Rimpfischhorn, a oltre 4.000 metri di quota, sopra la rinomata Zermatt. Nessuno dei cinque scialpinisti è sopravvissuto. Nessuno aveva lasciato indicazioni. Nessuno, quel giorno, aveva lanciato un allarme. A muovere tutto è stato il dubbio di altri sciatori, allarmati nel notare quattro paia di sci abbandonati alla base della parete. Bastano pochi secondi perché l’istinto si trasformi in paura.
L’intervento dei soccorsi, rapido ma ormai tardivo, è iniziato con l’arrivo di un elicottero. Le ricerche hanno portato alla scoperta dei primi due corpi su un piccolo nevaio, a circa 200 metri sopra il punto dove erano stati lasciati gli sci. Accanto a loro, un quinto paio di sci, l’ultimo indizio rimasto di un gruppo partito con il sole e risucchiato dal gelo. Gli altri tre corpi sono stati rinvenuti ancora più in basso, in un canalone che sembra averli risucchiati dopo il possibile distacco di una slavina o il collasso di una lastra di ghiaccio. I dettagli sono ancora frammentari, ma la dinamica comincia a delinearsi con crudezza.
Nessuno dei cinque aveva lasciato informazioni sul percorso. Nessun passaggio al rifugio più vicino. Nessun messaggio lasciato, neppure un biglietto. Un dettaglio che ha ritardato, forse compromesso, i tempi del soccorso. Un dettaglio che oggi fa la differenza tra un incidente tragico e una strage silenziosa.
I cinque scialpinisti sono al momento non identificati. Le autorità svizzere stanno cercando di ricostruire chi fossero, da dove venissero, se si conoscessero. Ma oltre i nomi, resta un interrogativo che scotta tra le vette innevate: quanto pesa un errore di valutazione in alta montagna? La risposta è tutta nei numeri di questa tragedia.
Le Alpi, amate e percorse da migliaia di appassionati ogni anno, offrono una bellezza tanto ipnotica quanto impietosa. La fascinazione del bianco assoluto, l’ebbrezza della scalata, la sfida con il proprio limite diventano fatali nel momento in cui si abbassa la soglia di prudenza. E il Rimpfischhorn, per quanto meno celebre del vicino Cervino, è un massiccio tecnico, esposto, soggetto a cambiamenti repentini di temperatura, crepacci insidiosi, pareti traditrici.
La montagna non perdona. Lo ripetono le guide alpine, lo scrivono i bollettini nivometeorologici, lo ricordano ogni anno i numeri delle vittime. Eppure, ogni nuova tragedia sembra sempre inaspettata, irripetibile, incredibile. Finché non succede di nuovo.
Il bianco delle Alpi, questa volta, non restituisce speranza. Solo silenzio, gelo e dolore.
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