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Spray al peperoncino tra i banchi: evacuazione e paura al Liceo Regina Margherita di Torino

Aule evacuate, ragazzi con sintomi da intossicazione e intervento dei sanitari. Il gesto resta anonimo ma lascia il segno: la scuola si interroga su sicurezza e responsabilità

Panico al Liceo Regina Margherita

Spray al peperoncino tra i banchi: evacuazione e paura al Liceo Regina Margherita di Torino (foto archivio)

Non era una mattinata diversa dalle altre, almeno fino alla seconda ora. Poi un odore acre, pungente, irrespirabile. Un istante dopo, il panico. Lunedì 26 maggio, tra le mura del Liceo Regina Margherita di Torino, sede distaccata di via Casana, qualcuno ha spruzzato spray al peperoncino all’interno dell’edificio scolastico. Un gesto irresponsabile, inquietante, le cui conseguenze hanno travolto studenti e docenti in pochi minuti.

Tutto accade all’improvviso. Alcuni ragazzi iniziano a lamentare bruciore agli occhi, difficoltà a respirare, irritazione alla gola. I sintomi sono chiari, inequivocabili. La dirigenza scolastica interviene immediatamente: scatta l’evacuazione. L’intero plesso viene fatto svuotare. Le aule vengono abbandonate in fretta, le finestre spalancate, si cerca di far defluire il gas urticante. All’esterno, sul marciapiede, centinaia di studenti si stringono in cerchio, tossendo e guardandosi attorno con la stessa domanda negli occhi: chi è stato?

L’episodio, oltre che grave, è destabilizzante. Dopo la prima fase di emergenza e il tentativo di areazione, gli studenti vengono riammessi nelle aule. Ma i sintomi non passano. Il fastidio alla gola si ripresenta, qualcuno avverte capogiri e nausea. A quel punto, la scuola chiama i soccorsi: arrivano i sanitari, che procedono a una verifica clinica dei casi più colpiti. Per fortuna, nessuno necessita del trasporto in ospedale. Ma la sensazione è netta: si è sfiorata la tragedia.

Il gesto, oltre a essere inqualificabile, è anche pericoloso. Lo spray al peperoncino, venduto legalmente in Italia per autodifesa, diventa un’arma quando usato in spazi chiusi e affollati. In una scuola, dove centinaia di ragazzi convivono in pochi metri quadrati, può causare gravi crisi respiratorie, soprattutto in soggetti asmatici o fragili. Le autorità stanno indagando per individuare il responsabile, ma l’episodio rimette al centro la questione della sicurezza scolastica: come è possibile introdurre una bomboletta di spray in aula? Dove finiscono i controlli? Qual è il confine tra bravata e reato?

La scuola è un luogo di crescita, non un teatro di provocazioni pericolose. Ogni gesto ha un peso, ogni azione ha conseguenze, e chi ha deciso di spruzzare quella sostanza dovrà rispondere non solo di una condotta irresponsabile, ma anche dell’allarme generato. I ragazzi intossicati, la lezione interrotta, i soccorsi chiamati: nulla è più una “goliardata” quando si mette a rischio la salute degli altri.

Il Liceo Regina Margherita, già colpito in passato da atti vandalici e proteste irregolari, oggi è chiamato a fare un passo avanti, a interrogarsi sul rapporto tra educazione, disciplina e prevenzione. Servono strumenti, non solo sanzioni: formazione, vigilanza, dialogo costante tra scuola, famiglie e studenti. Non si può presidiare ogni zaino, ma si può costruire un contesto in cui certi atti non abbiano terreno fertile.

Per ora, resta la rabbia e la preoccupazione. Resta la mattinata interrotta, l’odore che non se ne andava, il silenzio teso nei corridoi. Resta una domanda inevasa: cosa spinge qualcuno a trasformare una scuola in una trappola? Una risposta, forse, arriverà presto. Intanto, Torino osserva. E riflette.

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