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Il premio ApinRosa a Deborah Caserio: la regina del miele arriva da Ivrea

Da Ivrea a Roma con il cuore nel miele: la storia silenziosa e potente di Deborah Caserio, apicultrice che ha trasformato il ronzio dell’alveare in una lezione di vita. Un premio nazionale, una vita dedicata alla dolcezza, alla lentezza e alla cura del mondo

Il premio ApinRosa a Deborah Caserio: la regina del miele arriva da Ivrea

C’è un’Italia che cammina piano, che non cerca il rumore ma lo rifugge. Un’Italia fatta di mani che si sporcano di terra e resina, di occhi che guardano il cielo prima di ogni passo, di cuori che battono a ritmo con le stagioni.

In questa Italia vive Deborah Caserio, apicultrice di Ivrea, che da anni coltiva un’idea di mondo silenziosa, resistente e preziosa come il miele che produce. Nei giorni scorsi, proprio lei, una donna del Canavese abituata più al vento delle montagne che al frastuono dei saloni istituzionali, ha ricevuto a Roma il premio nazionale ApinRosa, pensato per raccontare e celebrare l’apicoltura al femminile in Italia.

La cerimonia si è svolta nella solenne Sala Serpieri di Palazzo della Valle, sede della Confagricoltura. Ma Deborah non ha recitato un discorso, non ha rivendicato nulla. È salita sul palco con l’eleganza semplice di chi ha scelto di farsi da parte per dare spazio alla natura. Con sé ha portato la voce leggera di migliaia di api e la forza antica delle donne che curano la terra con amore, senza pretendere nulla in cambio.

Il progetto ApinRosa nasce da un’idea della giornalista Valentina Calzavara: venti apicultrici, una per ogni regione d’Italia, raccontate attraverso fotografie, storie, totem espositivi, per restituire al Paese una narrazione che troppo spesso resta invisibile. Tra queste, Deborah ha rappresentato il Piemonte con la sua azienda, l’Apicoltura Canavesana, fondata nel 1976 e oggi più viva che mai grazie al suo lavoro quotidiano tra Valchiusella, Parco del Gran Paradiso e le colline che circondano Ivrea. Un apicoltura fatta con rispetto, senza fretta, senza compromessi: miele di acacia, castagno, rododendro, millefiori d’alta montagna – alcuni diventati Presìdi Slow Food – nati in ambienti incontaminati, frutto di una convivenza vera tra uomo e natura.

Nel chiostro del palazzo romano, l’esposizione fotografica celebrava ogni storia con discrezione e intensità. Ma chi ha avuto la fortuna di ascoltare Deborah sa che il suo racconto è diverso: non è solo lavoro agricolo, è filosofia di vita. Il miele che raccoglie non è solo buono: è giusto. Non nasce da processi forzati, ma da una relazione autentica con le api, che considera non come strumenti ma come compagne. A chi le chiede perché fa questo mestiere, Deborah non risponde con grandi parole. Dice solo che le api insegnano a non sprecare, a lavorare insieme, a fare silenzio quando serve. E chi l’ascolta, capisce subito che non è una metafora.

Il premio ricevuto – una medaglia d’argento con l’antica ape di Efeso, simbolo di fertilità e armonia – è un riconoscimento importante, ma Deborah non lo ostenta.

È tornata a Ivrea con la stessa tuta da lavoro, con le mani un po’ più piene di prima e il cuore, forse, leggermente commosso. Perché sa che le sue api continueranno a fare ciò che hanno sempre fatto: raccogliere, volare, vivere.

E lei con loro, a custodire ogni giorno un sapere antico che rischia di perdersi. Nel punto vendita di via Corte d’Assise 21, accanto ai barattoli di miele, si trovano pappa reale, propoli, polline fresco, cosmetici naturali. Ma chi entra lì dentro sa che il vero valore non è sugli scaffali. È nel tempo che Deborah dedica a ogni cliente, nel consiglio offerto con dolcezza, nella storia che si intravede tra le righe di ogni etichetta.

Deborah Caserio

Alla cerimonia erano presenti nomi importanti della politica e dell’associazionismo: la senatrice Silvia Fregolent, l’onorevole Marina Marchetto Aliprandi, Alessandra Oddi Baglioni per Confagricoltura Donna, e Viviana Broglio per la sezione romana. Tutti lì per celebrare un mondo agricolo che cambia, che si apre, che riconosce alle donne il ruolo di custodi del paesaggio e della biodiversità. Ma il vero applauso è andato alle storie, alle mani, alla lentezza, al coraggio di chi sceglie l’essenziale. A Deborah, che con il suo lavoro difende le api da pesticidi, cemento e disattenzione. A lei, che non chiede nulla ma ci regala tutto: un cucchiaio di miele, un ronzio nel silenzio, una speranza nel futuro.

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