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Allarme sanitario in Italia: aumentano i casi di tumori nei giovani. Cosa sta succedendo?

Il ministro della Salute annuncia una nuova fase per la lotta al cancro: focus su giovani, fasce fragili e pazienti oncologici. Liste d’attesa, diseguaglianze regionali e diagnosi genetiche al centro della riforma

Allarme sanitaria in Italia

Allarme sanitaria in Italia: aumentano i casi di tumori nei giovani. Cosa sta succedendo?

Il post-Covid ha lasciato dietro di sé più di un’emergenza, e una delle più gravi si chiama ritardo diagnostico. A lanciare l’allarme, con numeri e obiettivi concreti, è il ministro della Salute Orazio Schillaci, intervenuto il 15 maggio alla presentazione del 17º Rapporto FAVO. “L’incidenza dei tumori sta aumentando tra le fasce più giovani della popolazione”, ha detto con chiarezza. “Dobbiamo agire subito”.

Secondo Schillaci, il problema principale è la drastica caduta della prevenzione durante e dopo la pandemia: screening saltati, controlli rinviati, cure iniziate troppo tardi. Oggi che il sistema ha ripreso a funzionare, occorre rilanciare con forza una nuova stagione di prevenzione oncologica, partendo proprio da chi finora è stato escluso. “Stiamo lavorando a uno screening specifico per il cancro al polmone, e vogliamo guardare anche a chi ha meno possibilità economiche”, ha annunciato il ministro. Una sanità che sia accessibile per tutti, non solo in teoria.

Nel mirino ci sono soprattutto gli under 50, colpiti da tumori che un tempo si manifestavano in età più avanzata. L’obiettivo è estendere gli screening esistenti – mammella, colon-retto, cervice uterina – e introdurre nuovi strumenti, anche sfruttando la medicina di precisione. È qui che entrano in gioco i Molecular Tumor Board, strumenti multidisciplinari per l’analisi genetica dei tumori, già attivi in diverse realtà, ma ancora “a macchia di leopardo”, con differenze regionali che compromettono l’uniformità dell’assistenza. “Amplieremo ancora i Livelli Essenziali di Assistenza (Lea) e spingeremo sulla personalizzazione delle cure”, ha dichiarato Schillaci. “Significa trattamenti più mirati, meno effetti collaterali, meno sprechi per il Servizio sanitario”.

Un passaggio chiave riguarda le liste d’attesa, tema incandescente in tutta Italia. “La nuova legge è pensata soprattutto per i pazienti oncologici, che non possono aspettare”, ha spiegato. In campo c’è ora la piattaforma Agenas, in grado di mappare in tempo reale le carenze nelle prestazioni sanitarie regione per regione. “Sappiamo dove si accumulano i ritardi e possiamo intervenire rapidamente”, ha detto Schillaci, promettendo supporto alle regioni “ma sempre nell’interesse dei cittadini”.

Il ministro ha anche rilanciato il concetto di medicina personalizzata come diritto, non come lusso: “Andare verso cure su misura significa evitare terapie inutili, fare meglio per il paziente e risparmiare risorse pubbliche”. Un messaggio forte, che segna un cambio di passo rispetto al passato.

Il Rapporto FAVO non è solo un bollettino di dati: è una fotografia sociale del vissuto dei malati oncologici, e quest’anno mette in evidenza un dato spiazzante: i tumori colpiscono sempre più giovani, spesso privi di una rete di screening e più esposti alle diseguaglianze territoriali. Per questo, ha concluso Schillaci, la sfida non è solo sanitaria, ma culturale: “Bisogna far capire ai cittadini che la prevenzione non è un optional, è una scelta di vita”.

La nuova frontiera è tracciata: più diagnosi precoci, meno diseguaglianze, cure su misura. Ma senza un cambio di mentalità collettivo – anche da parte delle istituzioni – il rischio è di arrivare sempre tardi. E quando si parla di tumori, il tempo non è mai neutro: è vita o morte.

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