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13 Maggio 2025 - 11:20
La scuola è pubblica, ma il pasto no: ecco quanto costa davvero mangiare a mensa (foto di repertorio)
Un pasto a scuola dovrebbe essere un diritto, non un lusso. Eppure in Italia, nel 2024, mangiare in mensa può diventare una questione di reddito, non di scelta educativa. Lo certifica l’ottava indagine sulle mense scolastiche realizzata da Cittadinanzattiva e pubblicata oggi: Torino si conferma la città più cara d’Italia per la refezione nella scuola dell’infanzia, con un costo di 6,60 euro a pasto, pari a 1.188 euro l’anno. Una cifra che pesa come un macigno su molte famiglie, specie in un contesto in cui una su cinque è a rischio povertà, e quasi una su due se ci sono più di due figli.
Il Piemonte, va detto, mostra buone performance in termini di copertura: il 62,4% delle scuole è dotato di mensa, secondo solo alla Valle d’Aosta. Ma il dato positivo non basta a compensare l’enorme disparità nei costi: se a Torino si arriva a quasi 7 euro a pasto, a Barletta si spende appena 2 euro, a Roma 2,60, mentre in Sardegna la media è di 3 euro al giorno. Un’Italia a più velocità, dove le condizioni di accesso al cibo a scuola riflettono diseguaglianze geografiche, sociali ed economiche.
Il report, basato su una famiglia con ISEE di 19.900 euro, fotografa un sistema incoerente: ci sono Comuni che calcolano le tariffe in base al reddito, e altri che applicano quote fisse, ignorando ogni criterio di equità. Intanto, in Sicilia i costi sono aumentati fino al 13%, mentre la Basilicata – che nel 2023 era la più cara – abbassa le tariffe del 6%. Ma restano casi isolati.
Paradossalmente, a Torino l’aumento rispetto al 2023 è stato inferiore all’1%, ma solo perché – sottolinea il report – le ditte della ristorazione sono già in sofferenza per il caro energia e il rincaro delle materie prime. Il prezzo resta alto e, senza interventi strutturali, rischia di escludere i bambini più fragili. “Le mense scolastiche vanno riconosciute come servizio pubblico essenziale”, afferma Enrico Ferrario, segretario regionale di Cittadinanzattiva, “e devono avere un Lep, un livello essenziale delle prestazioni, proprio come la sanità o l’istruzione”.
Il Piano del PNRR ha stanziato oltre 1 miliardo di euro per mense e tempo pieno, ma al dicembre 2023 risultavano finanziati solo 961 interventi: 56 in Piemonte, tra ampliamenti, manutenzioni straordinarie e nuove costruzioni. Intanto, il Fondo contro la povertà alimentare nelle scuole – previsto dalla legge di Bilancio – è bloccato in attesa di un decreto attuativo. “Serve un piano di almeno cinque anni per dare respiro alle famiglie e ai Comuni”, denuncia Adriana Bizzarri, coordinatrice nazionale Scuola.
In gioco non c’è solo il prezzo di un pasto. Ma il modello di scuola che vogliamo. Una scuola dove si educa anche a tavola, con dignità e accessibilità. Una scuola dove nessun bambino debba rinunciare a un piatto caldo perché costa troppo.
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