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Attilio Perotti racconta Ugo Fedeli, l'anarchico diventato sindaco

Da Castellamonte ad Amsterdam: il caso Fedeli in un libro

Attilio Perotti racconta Ugo Fedeli, l'anarchico diventato sindaco

Attilio Perotti racconta Ugo Fedeli, l'anarchico diventato sindaco

Se un titolo – enigmatico e suggestivo – non lo avesse ancora avuto, il libro <La Bilancia del Popolo>, dedicato dallo storico castellamontese Attilio Perotti ad Ugo Fedeli e pubblicato dall’editrice <Atene del Canavese>, si sarebbe potuto intitolare <L’anarchico che divenne sindaco>. Sindaco non della propria città ma di un paesino abruzzese ed in una situazione storica molto particolare.

Fedeli, antifascista militante fin dagli esordi del regime, è un personaggio poco noto in patria ma conosciuto negli ambienti culturali dei Paesi Bassi, dato che la quasi totalità della documentazione che lo riguarda è conservata ad Amsterdam. Verrebbe quasi in mente un parallelo con Antonio Lebolo, il ricercatore di antichità egizie conosciutissimo negli Stati Uniti ma ignoto da noi, che l’associazione <Terra Mia> ha tolto di recente dall’oblio.

Fedeli era milanese ma il suo nome è legato a quello di Ivrea e dell’Olivetti e la sua figura ricca di sfaccettature ha suscitato l’interesse di Perotti, che ha pubblicato il diario del periodo 1943-44 e la storia della sua vita, ricostruita grazie ai documenti ed anche a qualche testimonianza diretta.
Di diari Perotti si era già interessato in precedenti occasioni ed il professor Luca Bollero, chiamato a leggere alcuni brani del libro durante la presentazione avvenuta il 9 maggio a Castellamonte, ha sottolineato questo approccio alla storia attraverso le vicende individuali, molto diverso da quello scolastico “dove si è obbligati a procedere per grandi linee. Dopo aver trascorso la vita ad insegnare quel tipo di storia, hai scelto deliberatamente di percorrere quest’altra strada?”

“Non ho risposte – ha replicato l’interessato – Al liceo avevo provato a tenere un diario e scrivevo moltissime lettere, poi erano mancate le condizioni per continuare. Mi sono trovato, per situazioni abbastanza particolari, ad occuparmi prima del diario di Carlo Trabucco, poi di quello del senatore Forma e mi ero anche chiesto se fosse giusto rendere noto a tutti qualcosa che l’autore non aveva ritenuto di pubblicare. Nel caso di Fedeli, l’unica parte inedita è il diario del periodo abruzzese; il resto è tratto da documenti conservati in un pubblico archivio”.

La presentazione del libro di Ugo Fedeli

Perché Ugo Fedeli ha destato l’attenzione di Perotti e merita quella dei lettori? Dopo aver trascorso gli anni del regime fascista tra esilio e confino (ma già in precedenza era stato perseguitato per la sua militanza anarchica), al momento dell’armistizio si trovava confinato nel paesino di Bucchianico in provincia di Chieti e condivise con la gente del posto quel periodo di grandi privazioni: “Il tipo di guerra che descrive – ha spiegato Perotti – i piemontesi non la sperimentarono e, potendo scegliere, sicuramente non l’avrebbero barattata con la propria”. Il che la dice lunga su quale dovesse essere la situazione.

In quel contesto il confinato fungeva da infermiere nella sorta di ospedale esistente in paese e… da interprete. “Nell’arco di cento chilometri era l’unico a conoscere il tedesco e la popolazione ricorreva a lui per ogni comunicazione con gli occupanti. Una volta arrivati gli Alleati, che lì erano inglesi, canadesi e neozelandesi, cercarono immediatamente di dar vita ad una forma di governo locale ed invitarono la popolazione a scegliersi un sindaco. In una votazione improvvisata e non proprio ineccepibile (votarono 39 capifamiglia, ovviamente tutti maschi) il risultato fu inequivocabile: 35 voti per Fedeli, che accettò”. Il diario che aveva iniziato il 4 novembre 1944 si interruppe, avendo esaurito il suo scopo, ma venne ripreso in mano qualche tempo dopo “in quanto dovevano essere sorte delle contestazioni e sentì la necessità di annotare quanto stava accadendo”.

La sua passione per la scrittura – ha spiegato Perotti“era maniacale così come quella per i libri. Eppure si trattava di un autodidatta: a scuola non era andato oltre la 3° Elementare”. Furono proprio i suoi carteggi e la sua biblioteca ad attrarre nel Dopoguerra l’attenzione di Adriano Olivetti, che lo assunse. Dopo la morte improvvisa di Fedeli, sua moglie Clelia – che pure era stata una compagna preziosa – trovandosi in grandi ristrettezze decise di vendere quasi tutto l’archivio e fu l’Istituto Internazionale di Storia Sociale di Amsterdam ad accaparrarselo. Lo ha riordinato in anni recenti il ricercatore Antonio Senta, il maggior esperto italiano di Fedeli che, scopertane per caso l’esistenza, si offrì di occuparsene durante le ferie estive.
Il titolo del libro di Perotti – di cui Bollero ha detto: “È bellissimo ed incuriosisce”, non si riferisce tanto o non solo al concetto di equità e di giustizia, quanto ad una situazione concreta: in un’epoca di privazioni come quella dei primi mesi del Dopoguerra, pesare con precisione le merci o i prodotti agricoli da vendere era una necessità ma i trucchi e le conseguenti truffe abbondavano. Fedeli invitò pertanto i suoi amministrati ad utilizzare la bilancia del Comune, che era tarata in modo corretto…

La presentazione, come già detto, è avvenuta il 9 maggio, insieme a quella del ripubblicato diario del comandante partigiano Silvio Geuna. Nella sua introduzione, l’assessore alla Cultura Claudio Bethaz ha sottolineato i tanti anniversari legati a questa data. “Nel 1945, fu il primo giorno di pace in Europa. Cinque anni più tardi, nel ’50, la Dichiarazione Schumann apriva le porte alla costituzione della Comunità Europea. Nel 1978 vennero assassinati Aldo Moro e Peppino Impastato. Speriamo che il ricordo di quegli avvenimenti possa portare in futuro a vivere dei 9 maggio più gioiosi”.

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