Morire, oggi, non è solo questione di dolore. È anche, e soprattutto, questione di soldi. E a Torino come nel Canavese, l’ultimo saluto è diventato una voce di spesa che mette in crisi famiglie già in difficoltà. In una città dove il loculo può arrivare a costare fino a 8.000 euro, la morte si trasforma in un lusso per pochi. Un privilegio, quello di riposare “in bella vista” con una lapide decorosa, che sempre più cittadini non possono permettersi.
In Canavese, le cose non vanno molto meglio. Anche nei comuni più piccoli, un funerale “essenziale” parte da almeno 1.600 euro. Se si aggiungono i costi della bara (tra 500 e 2.000 euro), quelli per il trasporto, le pratiche burocratiche e magari un po’ di fiori, il conto supera facilmente i 3.000 euro. E non è finita. Il loculo, anche nel più modesto dei cimiteri, può costare da 1.000 a 3.000 euro, a seconda della posizione. Non proprio spiccioli.
Di fronte a cifre così, il boom delle cremazioni non sorprende. Nel 2025, cremare un corpo in Canavese costa attorno ai 600 euro, tariffa fissata dallo Stato. Ma attenzione: quella è solo la quota per la cremazione, a cui vanno aggiunti i costi delle agenzie funebri, del trasporto, dell’urna, della cerimonia. Il “low cost”, anche in questo caso, è più una suggestione che una realtà. Il risultato? Sempre più persone si trovano a scegliere non come vivere, ma come morire in base al portafoglio.

Morire è un lusso a Torino e dintorni
Intanto, a Torino, si registra un dato che fa riflettere: l’aumento dei funerali municipali gratuiti. Non solo per povertà, ma per disinteresse. Tanti muoiono soli, dimenticati, senza parenti o con parenti che non se ne curano. E lo Stato, giustamente, interviene. Ma cosa dice di una società quella in cui la morte gratuita è l’unica opzione dignitosa per chi non ha mezzi o legami?
Nel mercato funerario, tutto ha un prezzo. E se da un lato esistono soluzioni rateizzabili, offerte “base” e agenzie che si sforzano di venire incontro ai clienti, dall’altro manca una vera riflessione pubblica su questo tema. È normale che il cimitero diventi un lusso? È accettabile che il dolore venga condizionato dalla spesa? È equo che un diritto così essenziale – quello di una sepoltura decorosa – sia trattato come un bene di consumo?
Morire, oggi, non basta più. Bisogna farlo con il portafoglio pronto. Chi non può, deve accontentarsi del minimo: un’urna in deposito, una tomba anonima o, nel peggiore dei casi, il nulla. Nel silenzio generale. E se anche la morte diventa un privilegio per pochi, forse è davvero il momento di chiederci che società stiamo costruendo.