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Montanaro e il “Bacino azzurro”: una storia infinita di errori e rinvii

Fra spese, ritardi e cambiamenti l'opera non c'è ancora

Montanaro e il “Bacino azzurro”: una storia infinita di errori e rinvii

Montanaro e il “Bacino azzurro”: una storia infinita di errori e rinvii

Il 10 settembre 2019 il sindaco di Montanaro, ingegner Giovanni Ponchia, invia una lettera ai proprietari dei terreni circostanti gli impianti sportivi per invitarli in Comune ad un incontro, a seguito della proposta della società di escavazione Allara di realizzare il bacino di laminazione del rio Fossasso (è il terzo progetto di bacino dal 2014 in poi). L’oggetto della lettera è: “Bacino di laminazione multiscopo del rio Fossasso a monte dei campi sportivi. Ipotesi di realizzazione”.

NEL 2019 IL SINDACO PONCHIA NON “INVITA”, MA “CONVOCA” I PROPRIETARI

La lettera ha alcuni aspetti curiosi. Intanto, non invita i proprietari: li “convoca”, e li convoca in Comune. Perché addirittura una convocazione e non un semplice invito? In quel momento i proprietari sono cittadini liberi di fare dei loro terreni quel che vogliono, entro ovviamente i limiti di legge e delle norme comunali. Non sono tenuti a presentarsi a chiunque pretenda di convocarli.
Possiamo considerare la convocazione una indebita pressione sui proprietari? No. E non credo che i proprietari si sarebbero fatti intimidire da un sindaco pro tempore, che oggi c’è e domani non c’è più. Però, una lettera del sindaco è autorevole, conferisce una sorta di carattere istituzionale, e di serietà, all’incontro: “Ci convoca il sindaco, mica uno sconosciuto mediatore, magari un trafficone inaffidabile…”.
Ma l’incontro con chi? Solo col sindaco? Oppure anche con rappresentanti della società Allara, che è l’interessata a comprare i terreni, e che quindi è il vero interlocutore dei proprietari? Non si sa, perché il sindaco non parla di presenza di Allara, ma scrive solo: “tenuto conto della proposta della società Allara…”.
A quale scopo avviene l’incontro? Scrive il sindaco: “per valutare possibili sinergie al fine di concretizzare la realizzazione dell’opera”. Cosa vuol dire la vaga espressione “possibili sinergie”? Non sarebbe stato meglio scrivere apertamente: “volete vendere i vostri terreni ad Allara?” Il sindaco ha voluto prudentemente evitare parole come vendere e comprare per un incontro che si svolge in Municipio, che appunto è un Municipio e non un mercato?

Giovanni Ponchia ex sindaco di Montanaro

DIECI ANNI PERDUTI DIETRO A UN SOGNO

Questa lettera ai proprietari dei terreni è del settembre 2019. Il sindaco Ponchia è in carica dal 2014. Allora promise in campagna elettorale la creazione del “Bacino azzurro”, il grande bacino di laminazione da realizzarsi nelle cave Ronchi di Cogefa. Bisognava salvare il paese dal perenne rischio alluvione. Infatti la lista si chiamava già allora “Salviamo Montanaro”. Come leggiamo in una testata locale: «L'Abc di Salviamo Montanaro! è: A come ambiente, B come Bacino azzurro, C come concretezza», spiega il candidato. Tra i punti principali del programma della lista civica ci sono le tematiche ambientali. Ponchia promette di impegnarsi nella realizzazione di un bacino di laminazione in sostituzione del quarto lotto scolmatore (Bacino Azzurro)”.
No al quarto lotto dello scolmatore, sì al Bacino azzurro. L’ingegner Ponchia aveva già spiegato l’anno prima quelle che a suo avviso erano (allora) le criticità del progetto del quarto lotto dello scolmatore: avrebbe scaricato altra acqua nell’Orco, che già si gonfia fin troppo quando piove molto, e in caso di emergenza avrebbe rilasciato acqua nella gora Baina e per conseguenza nella roggia San Marco che attraversa Chivasso. Per queste e altre ragioni sarebbe stato molto più efficace il “Bacino azzurro”.
Purtroppo il quarto lotto era finanziato dalla Regione e dallo Stato con 700.000 euro, il Bacino azzurro invece non aveva un euro. Come pensava di ottenere i soldi l’ingegnere? Nel corso del suo mandato da sindaco ha ripetutamente chiesto alla Regione di devolvere i 700.000 euro alla costruzione del Bacino azzurro e dei bacini successivamente progettati. La risposta della Regione è sempre stata NO, almeno finora: ancora nel maggio – giugno 2024, l’anno scorso, la Regione ribadisce al Comune che i 700.000 euro ci sono ma sono per il quarto lotto.

NO STUDIO COMPARATIVO, NO BACINO

Non solo. La Regione ha continuato a chiedere a Ponchia di presentare uno studio comparativo a dimostrazione che i vari progetti di bacino sono una soluzione migliore del quarto lotto. Ponchia non l’ha mai presentato. Eppure ha avuto tempo dieci anni: anche per questo abbiamo parlato di “dieci anni perduti”.
La Regione lamenta la mancanza del rapporto comparativo persino nel più recente dei progetti di Ponchia, quello redatto da Allara e presentato dal Comune alla Regione nell’aprile 2024, quasi alla scadenza dei 10 anni di mandato. Perché il sindaco, in dieci anni, non ha mai fatto eseguire il rapporto comparativo, indispensabile per l’approvazione dei suoi progetti? Glielo chiediamo: se vuole risponderà.

PURTROPPO I TERRENI NON SONO DEL COMUNE

Ma, prima ancora dell’ostacolo rappresentato dal rapporto comparativo, ce n’era un altro: le cave Ronchi sono proprietà privata, sono o erano di COGEFA, e fruiscono di autorizzazione all’escavazione. Come pensava il sindaco di procurarsi le cave?
Come molti ricordano, l’ingegner Ponchia, non ancora sindaco, presentò ai montanaresi per la prima volta l’idea progettuale del “Bacino azzurro” nel settembre del 2013. Ottenne un grande successo. Il “Bacino azzurro” entusiasmò molti. L’anno dopo il sindaco condusse la sua campagna elettorale vittoriosa all’insegna del “Bacino azzurro”.
Ma, fin da quella affollata e calorosa presentazione nel settembre 2013, come Ponchia pensava di risolvere quel piccolo problema rappresentato dal fatto che i terreni non erano del Comune?
Sappiamo però cosa fece una volta eletto sindaco: chiese a Cogefa di vendere le cave al Comune. La trattativa non andò a buon fine. Lo ha confermato un collaboratore di Ponchia poco tempo fa su facebook. Ma la conferma ufficiale la troviamo in una deliberazione della giunta comunale, la n. 45 del 5 aprile 2017, dove vengono riepilogati gli atti e i fatti dal 2014 in poi: “a seguito colloqui intercorsi con la proprietà degli appezzamenti di terreno facenti parte dell’attività estrattiva in zona Ronchi, si è preso atto che a breve termine non è possibile ottenere la disponibilità dei terreni stessi”.
Si potrebbe osservare che per forza la trattativa non si è conclusa bene: Ponchia non aveva un euro per pagare Cogefa. La Regione i soldi non li voleva dare, e il Comune non li aveva. Tutto nero su bianco nella delibera di giunta n. 80 del 16 giugno 2021, dove il sindaco spiega perché il Comune ha dovuto abbandonare i progetti precedenti e accogliere la proposta di partenariato avanzata da Allara. Il Comune ha dovuto rinunciare al “precedente progetto definitivo, allo stato attuale non finanziato da contributi statali e/o regionali e non finanziabile dal Comune di Montanaro”.

SALGONO LE SPESE PER PROGETTI E STUDI

Col progetto Allara il sindaco Ponchia era giunto al suo terzo progetto di bacino: l’idea progettuale del geologo Paolo Sassone (2014-2016), il progetto ENDACO (all’incirca 2016-2018), e infine quello appunto di Allara, che è ancora sotto esame in Regione.
Ma intanto i progetti e gli studi affidati a geologi e ingegneri costano. Quanto? Lo ha chiesto la minoranza con una interrogazione del giugno 2021. Il sindaco risponde nel dettaglio: due incarichi a Sassone e due a ENDACO, per un totale di circa 40.000 euro. Soldi spesi inutilmente, dal momento che Ponchia ha poi messo da parte sia il progetto Sassone sia il progetto ENDACO.
Con Allara partner, il Comune adesso almeno cesserà di spendere soldi in progetti e carte varie? Ora ci pensa Allara
Invece no. Facciamo due esempi. Con determina n. 159 del 29 aprile 2021 il Comune incarica lo studio Delfino & Partners di Genova di seguire e aiutare il Comune stesso nella pratica Allara: una parcella di 5.971 euro.
Con determina n. 138 dell’otto novembre 2021 il Comune incarica lo studio ENDACO di verificare l’efficacia delle opere di mitigazione del rischio idraulico finora realizzate: costo 4.821 euro.

MONTANARO ASPETTA E SPERA

Il Comune spendeva, e la grande opera di messa in sicurezza del rio Fossasso non arrivava, e non è arrivato nemmeno adesso. A nostra conoscenza, l’ultimo tentativo di Ponchia è quello dell’aprile 2024, a circa due mesi dalla fine del suo secondo mandato, quando il sindaco manda alla Regione degli elaborati del progetto Allara. In giugno la Regione risponde che nel progetto vi sono 21 criticità prevalentemente di natura ambientale. Dopo dieci anni di tentativi infruttuosi, tutto torna sul tavolo del sindaco di Montanaro, che nel frattempo è cambiato e eredita un bel badò.
Abbiamo già scritto del documento regionale contenente i 21 punti. Ma, in un paese a continuo rischio esondazioni come Montanaro, i tempi di realizzazione dell’opera sono importanti. Ad ogni primavera e autunno il paese è a rischio. Per questo sottolineiamo uno dei 21 punti, uno che riguarda proprio la tempistica: la Regione fa osservare al Comune che, in base al progetto ricevuto, lo scavo comincerà a funzionare effettivamente come bacino di laminazione “a partire del 5° anno dall’inizio dei lavori e consentiranno la funzionalità solo per la metà della capacità dell’invaso mentre la volumetria totale prevista sarà disponibile alla fine del decimo anno. Pertanto per i primi 5 anni è prevista solo l’attività di cava. Tali tempistiche si ritengono eccessive per la mitigazione del rischio idraulico di una parte del concentrico di Montanaro”.
E, purtroppo, nell’ultimo consiglio comunale non è stato deciso nulla. Non è ancora vero che “il bacino si farà”. Infatti il consiglio comunale di Montanaro non decide e non può decidere nulla: se il bacino “si farà” lo decide la Regione, e la Regione non ha ancora deciso. Purtroppo, naturalmente.

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