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Allevamenti intensivi e fondi europei: l’OIPA chiede uno stop ai finanziamenti PAC per tutelare ambiente, salute e animali

In vista della seconda fase di semplificazione della PAC 2023-2027, l’Organizzazione Internazionale Protezione Animali scrive alla Commissione UE per revocare i fondi agli allevamenti più inquinanti. Sotto accusa l’incoerenza con il Green Deal, la strategia Farm to Fork e i dati sanitari sulla Pianura Padana

Allevamenti intensivi

Allevamenti intensivi e fondi europei: l’OIPA chiede uno stop ai finanziamenti PAC per tutelare ambiente, salute e animali

Un appello formale, una richiesta urgente e documentata: revocare i finanziamenti della Politica Agricola Comune (PAC) agli allevamenti intensivi, in nome della salute pubblica, della tutela ambientale e del benessere animale. È quanto chiede l’OIPA (Organizzazione Internazionale Protezione Animali) in una lettera inviata al Commissario europeo all’Agricoltura e Alimentazione Christophe Hansen, proprio mentre Bruxelles si prepara a presentare la seconda tranche di semplificazioni della PAC 2023-2027, in occasione del Global Food Forum di Farm Europe, previsto il prossimo 14 maggio.

Il nodo è uno dei più controversi della nuova agricoltura europea: i sussidi pubblici agli allevamenti intensivi, erogati senza criteri vincolanti di sostenibilità ambientale o benessere animale, continuano a rappresentare una contraddizione palese rispetto agli obiettivi del Green Deal e della strategia “Farm to Fork”, pilastri della transizione agroecologica continentale.

Nel documento, l’OIPA snocciola numeri e dati che non lasciano spazio a dubbi. Tra il 2019 e il 2023 i fondi PAC destinati alla zootecnia sono saliti da 250 a 286 milioni di euro. Solo nel 2023, oltre 113 milioni di euro sono finiti ad aziende situate in aree con livelli di azoto superiori ai limiti di legge, e 65% dei 40 comuni più finanziati presenta livelli fuori norma. Si tratta soprattutto della Pianura Padana, epicentro della produzione intensiva in Italia, ma anche una delle zone più inquinate d’Europa, secondo le rilevazioni ufficiali.

Allevamento intensivo bovini

In Lombardia, si legge nella nota, l’85% delle emissioni di ammoniaca deriva proprio dagli allevamenti, un gas altamente nocivo per la salute umana e l’ambiente, capace di provocare malattie respiratorie croniche, tumori e decessi prematuri. Eppure, il sistema dei sussidi continua a premiare senza distinzione, ignorando i danni collaterali sul piano sanitario, climatico ed etico.

L’appello dell’OIPA si articola in quattro richieste concrete alla Commissione:

  1. Revocare i finanziamenti PAC agli allevamenti che risultano inadempienti dal punto di vista ambientale o sanitario;

  2. Introdurre criteri stringenti per l’assegnazione dei fondi, legati a salute pubblica, biodiversità e qualità ambientale;

  3. Riorientare una quota significativa dei fondi verso attività sostenibili ed etiche, con attenzione alla rinaturazione, alla tutela della fauna selvatica e ai corridoi ecologici;

  4. Investire nella ricerca su soluzioni alternative alla zootecnia tradizionale, come la carne coltivata, per facilitare una transizione alimentare equa e sicura.

Un progetto ambizioso, ma coerente con le evidenze scientifiche più aggiornate, che collegano la produzione zootecnica intensiva alla diffusione di zoonosi, pandemie e crisi ambientali. Senza dimenticare le condizioni di vita insostenibili degli animali, spesso sacrificati sull’altare della produttività a ogni costo.

L’OIPA denuncia anche l’assordante silenzio mediatico e politico sul tema, malgrado gli impatti siano ormai noti e quantificabili. Le richieste, inviate in anticipo rispetto alla presentazione ufficiale della nuova PAC, mirano a influenzare il dibattito e soprattutto a coinvolgere l’opinione pubblica, da sempre più sensibile ai temi del benessere animale e dell’alimentazione consapevole.

In un’Europa che si proclama leader della transizione verde, continuare a finanziare i responsabili dell’inquinamento significa sabotare la stessa agenda ambientale che si vuole perseguire. Per questo, secondo l’OIPA, è tempo di scelte coraggiose: ripensare la PAC significa trasformare un sistema opaco e anacronistico in uno strumento chiave per il futuro della salute, della terra e degli animali.

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