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Villareggia non si arrende e rilancia la battaglia contro il biodigestore

Dopo il no del TAR, il fronte del “no” non si arrende: si contesta un impianto giudicato sovradimensionato, pericoloso e illogico per localizzazione. E ora si prepara un nuovo capitolo davanti alla giustizia amministrativa

Villareggia

Villareggia rilancia la battaglia contro il biodigestore: Comune e Comitato uniti nel ricorso al Consiglio di Stato

A Villareggia la battaglia ambientale continua, con il Comune e il Comitato “Villareggia: Vita, Ambiente, Sviluppo Sostenibile” pronti a giocare l’ultima carta: il ricorso al Consiglio di Stato contro la sentenza del TAR del Piemonte, che aveva respinto le istanze per annullare l’autorizzazione al controverso impianto biodigestore per la produzione di biometano, progettato da Filiera Blu – consorzio Capac.

L’impianto, pensato per il trattamento di deiezioni animali e scarti agricoli e agroindustriali, ha sin dall’inizio sollevato fortissime perplessità nella comunità. Non solo per le dimensioni considerate eccessive, ma anche per la collocazione: a ridosso del centro abitato, su un’area già gravata dalla presenza del grande essiccatoio Capac, con una viabilità inadatta e posizionato sopra una zona a vulnerabilità idrica.

La popolazione non è rimasta in silenzio. In pochi mesi sono state raccolte 600 firme, sono stati organizzati incontri pubblici, assemblee, iniziative informative, e il paese si è riempito di cartelli e striscioni di protesta. Una mobilitazione civica compatta e trasversale che ha avuto un momento di svolta formale con il ricorso al TAR, presentato nel 2023 da Comune e Comitato. Il giudizio, atteso più volte e infine discusso nell’udienza del 22 gennaio 2025, si è però concluso con un rigetto della richiesta di annullamento dell’autorizzazione concessa dalla Città Metropolitana di Torino.

Ma la partita non è chiusa. In queste ore è stato annunciato che Comune e Comitato ricorreranno congiuntamente al Consiglio di Stato, convinti che la sentenza del TAR non abbia adeguatamente valutato le criticità tecniche, ambientali e urbanistiche dell’impianto.

Uno dei nodi più discussi resta l’assenza in zona di allevamenti significativi, elemento che implica la necessità di trasportare materiale organico da grandi distanze, con un impatto notevole in termini di traffico pesante, emissioni e sicurezza stradale. Un’anomalia logistica che, secondo i ricorrenti, contrasta con il principio stesso di sostenibilità e prossimità alla base delle politiche del PNRR, da cui il progetto intende attingere fondi. Al momento, Filiera Blu non risulta aver partecipato alla quinta procedura competitiva PNRR per il finanziamento degli impianti, ma una nuova tornata di assegnazioni è attesa a breve.

Nel frattempo, la cronologia dei fatti, i documenti tecnici e la rassegna stampa della vicenda sono stati raccolti e messi a disposizione dal Comitato sul sito villareggiasostenibile.it, per fornire ai cittadini strumenti di comprensione e partecipazione.

Il caso di Villareggia, piccolo centro del Canavese, si conferma dunque uno dei fronti più accesi nella discussione sull’impatto territoriale della transizione ecologica, soprattutto quando essa si traduce in grandi impianti industriali calati in contesti rurali e fragili. La determinazione con cui l’amministrazione e i residenti portano avanti la propria opposizione – ora sul piano giuridico – è il segnale di una comunità che rivendica il diritto a scegliere il proprio modello di sviluppo, in coerenza con la tutela dell’ambiente, della salute e della qualità della vita.

Ora la parola passa al Consiglio di Stato, ma Villareggia ha già deciso: difendere il territorio non è una battaglia ideologica, è una necessità reale.

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