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Yellowstone, gli orsi hanno un comportamento insolito: gli studiosi sono molto preoccupati. Evacuato il parco

Immobili sulle strade, come in attesa di qualcosa. Fauna in fuga, suolo che si solleva e attività geotermica anomala. Il parco nazionale statunitense sotto osservazione mentre gli orsi lanciano un messaggio silenzioso

Gli orsi di Yellowstone

Yellowstone, gli orsi hanno un comportamento insolito: gli studiosi sono molto preoccupati

Fermi. In silenzio. Sulla strada, come se aspettassero qualcosa che solo loro sanno. Sono immagini inquietanti e magnetiche quelle che arrivano da Yellowstone, dove gli orsi sembrano avere smesso di muoversi, restando immobili in gruppo in una sorta di trance collettiva. Non fuggono. Non aggrediscono. Non brucano. Aspettano. Come se percepissero un’allerta che l’uomo non è ancora in grado di comprendere.

A documentare questa scena senza precedenti sono stati biologi e ranger del parco, che da giorni osservano un cambiamento radicale nel comportamento della fauna. A fare da sfondo, un silenzio irreale: non si sentono versi, né richiami. Molte specie animali sembrano essersi dileguate, e i turisti, inizialmente incuriositi, sono stati allontanati per precauzione. A dominare il paesaggio è una strana tensione, un’atmosfera opprimente che sfugge alla logica ordinaria.

Ma i segnali non arrivano solo dagli animali. Sotto la superficie, qualcosa si sta muovendo. I geologi parlano di sollevamento del suolo, di aumento dell’attività geotermica, di anomalie nei parametri sismici. Il parco, che sorge sopra una caldera vulcanica attiva, è da sempre oggetto di monitoraggio scientifico. Ma mai, fino a oggi, la natura aveva parlato in modo così enigmatico e potente.

Gli orsi immobili, raccolti in gruppi lungo i percorsi asfaltati, con lo sguardo fisso in direzioni ignote, non mostrano panico né urgenza. È una strategia, non una reazione istintiva. Secondo alcuni esperti, potrebbe trattarsi di un comportamento legato alla percezione precoce di variazioni telluriche, un istinto primordiale che spingerebbe questi grandi predatori non a fuggire, ma a fermarsi, leggere l’ambiente, adattarsi.

Orso bruno

È come se aspettassero un segnale per capire se agire o no, spiega uno dei biologi coinvolti nelle osservazioni. “Non si tratta di un’inerzia senza scopo: questa immobilità è comunicativa, è una scelta”.

Da secoli gli animali sono considerati precursori silenziosi dei disastri naturali: terremoti, eruzioni, tsunami. Gli uccelli che scompaiono, i cani che ululano, i pesci che cambiano direzione. Ma qui, a Yellowstone, si sta verificando qualcosa di più complesso. Gli orsi, al vertice della catena alimentare, non reagiscono con la fuga, ma con una forma di presenza radicale, quasi una meditazione collettiva. E il fatto che tutto ciò avvenga nel contesto di una caldera vulcanica tra le più temute al mondo, non fa che moltiplicare le domande.

Le autorità del parco, pur evitando allarmismi, hanno predisposto piani di evacuazione e zone interdette al pubblico, mentre squadre di esperti continuano a rilevare i parametri del suolo e dell’aria. I laboratori hanno intensificato l’analisi dei gas, e i sismografi vengono aggiornati in tempo reale. Ma per ora la chiave del mistero sembra essere nelle zampe degli orsi, nella loro postura, nel loro silenzio.

Perché fermarsi, in natura, è raro. È una scelta rischiosa, che rende vulnerabili. Ma può anche essere un grido muto, un avvertimento al mondo umano, sempre più sordo ai segnali della Terra.

Che cosa sta succedendo davvero a Yellowstone? È l’istinto a parlare prima dei sismografi? E se sì, saremo in grado di ascoltarlo per tempo? Gli orsi lo sanno. Gli uomini, forse, ancora no.

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