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Piemonte poco “mamma friendly”: si lavora, ma non si fanno figli

Il rapporto di Save the Children fotografa la maternità in Italia: il Piemonte si ferma al 12° posto, tra difficoltà demografiche e ritardi nella tutela delle donne. Mense scolastiche e occupazione femminile gli unici dati sopra la media

Piemonte poco “mamma friendly”

Piemonte poco “mamma friendly”: si lavora, ma non si fanno figli

Una regione che lavora, ma non fa figli. Che offre mense scolastiche più delle altre, ma non garantisce protezione contro la violenza. È il ritratto contraddittorio del Piemonte, disegnato con rigore statistico dal rapporto “Le Equilibriste” 2025, pubblicato da Save the Children. Un’indagine ampia e articolata che, giunta alla sua decima edizione, racconta in dettaglio quanto e come sia difficile oggi essere madri in Italia, regione per regione. E per il Piemonte il quadro non è affatto rassicurante.

La regione si piazza al dodicesimo posto nell’“Indice delle Madri”, l’indicatore composito sviluppato con l’Istat e costruito su sette dimensioni fondamentali: demografia, lavoro, rappresentanza, salute, servizi, soddisfazione soggettiva e contrasto alla violenza. Con un punteggio complessivo di 100,704, il Piemonte si colloca appena sopra la media nazionale (100), ma ben distante dai territori più virtuosi. E con alcune criticità preoccupanti, soprattutto nelle aree più sensibili per chi è madre o vorrebbe diventarlo.

Il primo nodo è demografico: il tasso di fecondità è tra i più bassi in Italia, con una media di 1,14 figli per donna, ben al di sotto del già critico dato nazionale. Un dato che contribuisce al crollo dell’indicatore demografico (94,857), che vede il Piemonte al dodicesimo posto, in calo rispetto all’anno precedente. È la conferma di un trend che unisce denatalità e invecchiamento in un circolo vizioso difficile da spezzare.

Sul fronte occupazionale, invece, il Piemonte regge: seconda regione in Italia per tasso di occupazione delle madri con figli minorenni (74,5%), in linea con la media del Nord e con un punteggio di 101,510. È uno dei pochi ambiti in cui la regione mantiene una posizione solida e stabile, a testimonianza della resilienza del tessuto produttivo e della presenza di politiche di conciliazione vita-lavoro, almeno in alcune aree.

Culle vuote in Piemonte

Ma le ombre tornano nella rappresentanza politica: solo il 15,7% dei rappresentanti negli organi locali è donna, un dato che relega il Piemonte al sedicesimo posto nella classifica nazionale, con un punteggio di 88,108. Una distanza significativa rispetto alle regioni che promuovono maggiormente la presenza femminile nella governance locale. Senza donne in politica, difficilmente si riescono a strutturare politiche realmente sensibili ai bisogni delle madri.

In ambito sanitario, il Piemonte perde terreno ma mantiene alcuni elementi positivi: pur scendendo di due posizioni fino al nono posto nella dimensione “Salute” (104,505), presenta un quoziente di mortalità infantile più basso della media (2,08 per 1.000 nati vivi), segnale di una buona tenuta del sistema sanitario pediatrico regionale.

Molto meglio va nei servizi scolastici, con una copertura della mensa nella scuola primaria dell’82,4%, rispetto a una media italiana ferma al 57,5%. Grazie a questo, il Piemonte guadagna una posizione e si colloca al nono posto per i servizi offerti alle famiglie (112,191), a metà classifica ma con margini evidenti di eccellenza in alcuni settori. Anche il parametro della soddisfazione soggettiva è superiore alla media nazionale (110,957), anche se scende al sesto posto, segno che il benessere percepito dalle madri piemontesi resta relativamente alto, pur tra mille difficoltà.

Ma il dato più allarmante arriva dal dominio “Violenza”: il Piemonte è terzultimo tra le regioni italiane, al diciannovesimo posto, con appena 1,69 centri antiviolenza ogni 100.000 donne sopra i 14 anni, a fronte di una media nazionale di 2,69. È un dato che non può essere sottovalutato: la carenza di strutture di supporto alle vittime è un elemento gravissimo per la sicurezza e la dignità di chi vive una maternità segnata dalla violenza domestica o dalla minaccia di esclusione. Un vulnus che espone le donne – e spesso anche i loro figli – a rischi sistemici e persistenti, e che evidenzia una grave mancanza di priorità politica.

Il rapporto di Save the Children suona come un campanello d’allarme per il Piemonte. Non basta avere mamme che lavorano se mancano i presupposti per farle vivere in sicurezza e libertà. Non basta la mensa scolastica se i territori non offrono rappresentanza, ascolto e servizi. E soprattutto, non si può chiedere alle donne di fare figli in una società che non garantisce pari condizioni e protezione.

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