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Qualcosa di sinistra

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Mentre la politica continua a dare colpe e a proporre incentivi inefficaci, le italiane scelgono di non fare figli. Non per egoismo, ma per realismo, cultura e mancanza di prospettive

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Inverno demografico? Tutte ricette inutili e anche un po’ fastidiose quelle prescritte alle giovani dagli opinionisti e dai rappresentanti della politica. Niente da fare, il tasso di natalità in Italia sembra irrimediabilmente tendente allo zero.

Un’inclinazione iniziata nella seconda metà degli anni Settanta, quando il tasso di fecondità è finito sotto il livello di «rimpiazzo» (vale a dire sotto il numero di nati necessari per la stabilità della popolazione), ovvero inferiore a poco più di due figli per donna. Dagli anni Novanta del Novecento, nel Nord del mondo, è iniziata quella che alcuni demografi definiscono «seconda transizione demografica», un fenomeno che non ha precedenti nella storia: un ulteriore declino sia della mortalità sia soprattutto della natalità che, a metà di questo secolo, determinerà un calo drastico dei nati e un forte invecchiamento della popolazione.

La riprova? Nel 2020, in Italia, le donne hanno avuto in media poco più di un figlio ciascuna.

La sintesi dei dati presentati dall’Istat è impietosa e conferma l’andamento degli ultimi anni con il prevalere di famiglie sempre più ristrette: in venti anni si passa da una media di quasi tre agli attuali poco più di due componenti per famiglia. La natalità è diminuita, ma calano anche le morti: sei neonati e undici decessi per mille abitanti.

Calo della fecondità, calo della natalità, aumento dell’età media al parto, comunque se ne voglia parlare, sono le donne a essere in causa. Spesso compianta o colpevolizzata dalla politica e dai media, le italiane fanno ancora i conti con una famiglia e una società fortemente improntata sui ruoli; un argomento, questo, più valido per il passato che per il presente. L’incertezza del lavoro, il timore di mettere a rischio la propria posizione professionale, la scarsità di servizi di supporto non bastano a giustificare la bassa fecondità.

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Alcune ricerche hanno indagato la propensione alla maternità delle italiane tra i 30 e i 34 anni, offrendo spunti interessanti. Tra le donne senza figli (il 69 per cento del campione), il 21 per cento non desidera avere figli nella vita(childfree), ma sono anche quelle che si trovano in una condizione relazionale, lavorativa e di autonomia economica meno adatta per pianificare una famiglia. Il 29 per cento del campione ha una bassa motivazione alla maternità, mentre il restante 50 per cento è costituito da donne motivate e desiderose di diventare madri. Fra le donne orientate alla maternità, la motivazione più citata per non avere figli sono le condizioni economiche non soddisfacenti (32 per cento). Tra le donne con un figlio, oltre la metà non è motivata ad averne più di uno.

Sembra emergere, inoltre, uno scollamento tra ciò che le italiane dichiarano (propensione alla maternità) e il numero dei figli: questo divario sarebbe originato dal cambiamento culturale che sta allontanando i giovani dall’immaginario ideale della famiglia con due figli, proponendo una nuova normalità, conseguenza del diffondersi di modelli familiari con un unico figlio o della coppia senza figli.

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