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Benzinai a secco in Piemonte, impianti chiusi e vendite azzerate: cosa sta succedendo?

Mancati rifornimenti da giorni, pompe chiuse e clientela persa: nel silenzio dell’azienda, i gestori minacciano azioni legali e temono per il futuro degli impianti

Benzinai a secco

Benzinai a secco in Piemonte, impianti chiusi e vendite azzerate: cosa sta succedendo?

Nel silenzio assordante della società madre e tra le serrande abbassate delle stazioni di servizio, prende forma una nuova emergenza economica e occupazionale in Piemonte. Sono ormai cinque i giorni consecutivi in cui numerosi impianti di distribuzione carburante a marchio Europam risultano completamente a secco, con vendite azzerate e clientela persa. Un blackout della logistica che sta mettendo in ginocchio i gestori di benzinai nelle province di Torino, Cuneo e Biella, e che rischia di trasformarsi in un disastro a catena.

Il caso è esploso nelle ultime ore, ma la miccia era accesa da mesi. Enzo Nettis, presidente di Faib-Confesercenti, parla di una crisi latente, di rifornimenti a singhiozzo già nei mesi scorsi e di assenza totale di comunicazione da parte dell’azienda genovese. Europam – attiva con circa 250 impianti tra centro e nord Italia, più di 100 solo in Piemonte – avrebbe ignorato ogni sollecitazione da parte dei gestori e dell’associazione di categoria. Nessuna spiegazione, nessun preavviso, nessuna presa in carico dei disagi. Solo silenzio.

Il risultato è sotto gli occhi di tutti: pompe ferme, litri di carburante mai consegnati, e un danno economico ingente per i gestori, che in molti casi vivono esclusivamente della vendita di benzina e gasolio. “È una situazione insostenibile – denuncia Nettis – non solo per le perdite immediate, che ammontano a migliaia di euro, ma per la rottura del rapporto fiduciario con i clienti, che ora fanno rifornimento altrove e potrebbero non tornare più”.

Il punto più critico è forse Biella, dove nel weekend è attesa l’Adunata nazionale degli Alpini, evento che riverserà migliaia di persone in città. I distributori chiusi rischiano di provocare disagi non solo ai cittadini ma anche alla macchina organizzativa dell’evento stesso. “Una beffa” – la definisce Nettis – “che si poteva e doveva evitare”. In gioco, però, c’è ben più di un weekend sfortunato: secondo la Faib, l’attuale situazione potrebbe nascondere difficoltà finanziarie interne a Europam, tali da mettere a rischio la sopravvivenza stessa degli impianti.

Crisi del carburante in Piemonte

La vicenda ha preso una piega così seria che l’associazione sta già valutando azioni legali collettive per ottenere un risarcimento dei danni e, se possibile, spingere l’azienda a rivedere il suo atteggiamento. “Parliamo di centinaia di posti di lavoro – sottolinea Nettis – non solo dei titolari, ma anche dei dipendenti degli impianti, spesso a gestione familiare. Questo atteggiamento arrogante e irresponsabile deve cessare”.

L’interrogativo che ora aleggia è se dietro i mancati rifornimenti ci sia una crisi strutturale della rete Europam. In passato, situazioni analoghe hanno anticipato chiusure a tappeto, cessioni di rami d’azienda o fusioni tra player del settore. Al momento, però, da Genova non arrivano né smentite né conferme. Il sito ufficiale tace, i centralini risultano irraggiungibili, e i gestori riferiscono di solleciti caduti nel vuoto.

A rendere ancora più tesa la situazione è lo scenario competitivo in cui si trovano i benzinai. Con l’apertura di grandi distributori no-logo e il moltiplicarsi delle pompe bianche a prezzo ridotto, i piccoli impianti a marchio – spesso vincolati da contratti rigidi e da margini esigui – sono da tempo sotto pressione. In questo contesto, ogni giornata di fermo può rappresentare un colpo fatale, soprattutto per chi lavora in zone meno trafficate o in aree montane e rurali.

Secondo una stima preliminare della Faib-Confesercenti, i danni economici per i gestori piemontesi Europam potrebbero già superare i 500.000 euro, considerando il mancato incasso medio giornaliero e l’effetto moltiplicatore del passaparola negativo tra i clienti. Il rischio è che il danno diventi irreversibile, anche in caso di ripristino dei rifornimenti, poiché la fiducia non si ricostruisce in una notte.

Il nodo adesso è politico. In altre occasioni, crisi simili hanno portato all’intervento di prefetture, regioni e autorità per il mercato. Ma al momento nessuna istituzione si è pronunciata. Il timore dei sindacati è che l’assenza di un interlocutore chiaro all’interno di Europam – unita alla mancanza di trasparenza sulla situazione finanziaria dell’azienda – renda difficile qualsiasi mediazione.

Sul fronte sindacale, la tensione è alta. Alcuni rappresentanti stanno valutando la possibilità di una mobilitazione regionale, che potrebbe includere scioperi e presidi simbolici davanti alla sede Europam o ai centri logistici. “Non chiediamo la luna – conclude Nettis – ma chiarezza, rispetto e dignità per chi lavora ogni giorno dietro quelle pompe. Non siamo meri esecutori: siamo imprenditori, famiglie, presidi di un servizio essenziale”.

In un’Italia dove i prezzi del carburante continuano a oscillare senza sosta e dove le grandi compagnie si contendono quote di mercato al centesimo, la vicenda piemontese potrebbe diventare un caso nazionale, con ricadute anche sul dibattito parlamentare in tema di diritti dei gestori e trasparenza contrattuale. Intanto, però, nelle strade del Piemonte, le pompe Europam restano vuote. E con loro, la pazienza di chi le gestisce.

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