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Carburanti in picchiata: benzina e gasolio ai minimi storici, ma dietro il calo si nasconde il fantasma della recessione

I prezzi alla pompa crollano ai livelli più bassi dal 2021. Una boccata d’ossigeno per gli automobilisti, ma gli esperti mettono in guardia: dietro il ribasso si cela una possibile frenata economica globale

Carburanti in picchiata

Carburanti in picchiata: benzina e gasolio ai minimi storici, ma dietro il calo si nasconde il fantasma della recessione

Per la prima volta dopo anni di rincari e picchi speculativi, i distributori italiani segnano cifre da record... al ribasso. La benzina self service è scesa a 1,718 euro al litro, il minimo dal 12 ottobre 2021. Il gasolio a 1,613 euro, non si vedeva così basso dal gennaio 2022. Prezzi che evocano un’era pre-pandemica, se si esclude l’intermezzo tra settembre e dicembre 2022, quando lo sconto sulle accise aveva regalato un sollievo temporaneo ai portafogli degli automobilisti.

I dati, comunicati dai gestori all’Osservatorio Prezzi del Ministero delle Imprese e del Made in Italy, parlano chiaro. Anche i carburanti serviti sono in calo: benzina a 1,861 euro, diesel a 1,757 euro, GPL servito a 0,733 euro/litro, metano a 1,488 euro/kg. E se ci si avventura in autostrada, la tendenza non cambia: benzina self a 1,817 euro, diesel a 1,723, servito rispettivamente a 2,085 e 1,995 euro. Il GPL sale leggermente a 0,857 euro, il metano a 1,530 e il GNL si mantiene stabile a 1,474.

Ma cosa sta accadendo davvero dietro le quinte di questa apparente buona notizia? Le recenti festività pasquali hanno sospeso le quotazioni internazionali del greggio, generando un effetto-rimbalzo. In altre parole, il mercato ha “respirato”, ma si tratta di una pausa, non di un’inversione di tendenza stabile. E se da un lato gli automobilisti festeggiano alla pompa, dall’altro gli economisti osservano il fenomeno con preoccupazione.

Benzina in calo

Prezzi troppo bassi, in economia, non sono sempre un segnale positivo. Spesso indicano una domanda in calo, cioè meno trasporti, meno produzione, meno consumo. In una parola: rallentamento. Se il petrolio vale meno, è perché nessuno lo chiede. E se nessuno lo chiede, è perché l’economia globale rallenta, o peggio, si sta preparando a una nuova fase di crisi.

Le conseguenze si riflettono in ogni angolo della catena produttiva: trasporti più economici oggi possono alleggerire i costi per le imprese, ma un sistema produttivo rallentato cancella ogni vantaggio. Il calo dei carburanti, quindi, potrebbe essere una tregua breve e ambigua, una discesa che non promette salite, ma piuttosto frenate brusche.

In questo quadro instabile, l’unica certezza è che l’oscillazione dei mercati energetici resta uno dei termometri più sensibili del sistema globale. E proprio per questo, mentre il consumatore riempie il serbatoio con qualche euro in meno, governi, banche centrali e analisti scrutano il barile con il fiato sospeso. Perché se oggi costa poco, domani potrebbe costarci caro.

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