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L’alluvione travolge il Caseificio Pugliese: danni per un milione e mezzo di euro (VIDEO)

La voce dell'amministratore delegato Carlo Radicci sulle conseguenze dell'evento alluvionale del 17 aprile scorso

Carlo Radicci amministratore delegato dell'azienda

Carlo Radicci amministratore delegato dell'azienda

Un tappeto di melma, alta fino alle ginocchia. A Lauriano, il 17 aprile, l’alluvione ha devastato tutto quello che ha trovato sul suo cammino. Cantine, garage, primi piani delle case, persino la chiesa. Ma non solo. Anche il cuore produttivo del paese è andato in sofferenza: il Caseificio Pugliese, una delle realtà più importanti della collina chivassese insieme alla vicina Luxottica, è stato travolto dall’acqua e dal fango.

A raccontare quei momenti drammatici è l’amministratore delegato Carlo Radicci. «Quella mattina c’erano 140 persone tra dipendenti e cooperativa. Noi siamo una realtà importante della zona, diamo lavoro a qualcosa come 190 famiglie. Si è allagato tutto il reparto produttivo: abbiamo perso la produzione della notte, finito e semilavorato, tutto da buttare», dice, mentre la conta dei danni non è ancora finita.

L'acqua all'ingresso dello stabilimento di Lauriano

La furia del Rio Grande e, in questo caso, dei rii minori che corrono attraversando la Sp 590 della Valle Cerrina, è arrivata fino ai 15.000 metri quadrati dello stabilimento. «La corrente è mancata per 6-7 ore. Ci siamo dovuti fermare anche con le spedizioni, soprattutto quelle verso l’estero», spiega Radicci. A oggi, il danno complessivo tra merce, semilavorati, imballi distrutti e necessità di sanificare tutto si aggira attorno al milione e mezzo di euro. Una cifra importante, considerevole.

Pasqua, che per il Caseificio significa soprattutto ricotta e mozzarella “a ruba”, è sfumata tra pompe idrovore e cataste di prodotti da buttare.

«Sotto Pasqua il nostro prodotto va fortissimo. È fatturato perso. Abbiamo iniziato a riprendere il 50 per cento dell’attività solo il martedì dopo Pasquetta. E oggi lavoriamo anche il sabato per recuperare almeno i prodotti destinati all’estero», racconta l’ad con la voce carica di amarezza.

In paese c’è chi ha perso la macchina, chi la casa, chi il negozio. Nessuno si è salvato. Nemmeno il Caseificio, che solo due anni fa aveva dovuto fronteggiare un’altra emergenza, ma di segno opposto: la siccità. Allora, il problema era l’acqua che non c’era, con i pozzi a rischio esaurimento e le autobotti pronte a correre da Verrua Savoia e San Raffaele Cimena per salvare le produzioni. Un paradosso che racconta bene quanto fragile sia oggi l’equilibrio di questi territori.

 

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«È la prima volta che ci capita un disastro così», sospira Radicci. «Ringrazio tutta la nostra forza lavoro, sono stati straordinari. Sono le stesse persone che si sono rimboccate le maniche, senza perdere un minuto. Ora aspettiamo che venga riconosciuto lo stato di calamità».

Il Caseificio Pugliese, che fattura circa 45 milioni di euro l’anno, destinando il 75 per cento dei suoi prodotti al mercato italiano e il 25 per cento a quello estero – dai supermercati europei alla ristorazione araba e asiatica – oggi combatte per rialzarsi. Come tutto il paese di Lauriano. Dove si spala e si spera, sotto il peso di un fango che non vuole essere solo rovina, ma anche promessa di rinascita.

L'acqua che ha allagato gli impianti

L'acqua nel parcheggio dello stabilimento

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