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A Rivarolo Canavese il motocross mette il fiato sul collo all’amministrazione

Il tracciato in zona esondabile avrebbe dovuto sparire dal piano regolatore, ma il Consiglio ritira la delibera per paura di ricorsi. L’amministrazione si scopre fragile

Motocross e politica

Motocross e politica, la pista di Rivarolo resta ma la giunta vacilla

Una pista di motocross può far tremare un municipio. È successo a Rivarolo Canavese, dove giovedì sera appassionati da tutto il territorio si sono dati appuntamento a Palazzo Lomellini per presidiare il Consiglio comunale che avrebbe potuto segnare la fine della storica pista in regione Gave. L’impianto, da trent’anni punto di riferimento per il motocross canavesano, è finito nel mirino della giunta guidata da Martino Zucco Chinà, intenzionata a cancellarlo con una “variante non variante” al piano regolatore. La motivazione ufficiale era legata alla sua collocazione in zona esondabile, alla vicinanza con il torrente Orco, all’eccessiva rumorosità e a problemi di inquinamento.

Ma le cose non sono andate come previsto. Il nuovo gestore della pista, Pierluigi Romano, ha spiegato di aver investito quasi 200 mila euro per sistemare l’area e abbattere le strutture abusive ereditate dalla precedente gestione. Ha dichiarato che, nonostante vari incontri con il Comune, nessuno gli aveva mai anticipato l’intenzione di eliminare la pista. Per questo, ha deciso di portare in Consiglio una rappresentanza di motociclisti, per dimostrare che il motocross a Rivarolo non è una nicchia isolata, ma una vera passione collettiva.

Motocross e politica

La discussione si è accesa soprattutto quando l’ex sindaco Fabrizio Bertot ha contestato duramente la scelta della maggioranza, definendo l’interpretazione della legge regionale fuorviante e avvertendo che un’eventuale cancellazione dell’impianto avrebbe potuto portare a un ricorso al Tar e addirittura a una segnalazione alla Corte dei Conti per danno erariale. Secondo Bertot, l’imprenditore avrebbe potuto rivalersi legalmente, e in caso di soccombenza a pagare sarebbero stati i consiglieri, personalmente. Sulla stessa linea si sono espressi i gruppi consiliari di Forza Italia e Fratelli d’Italia, contrari alla chiusura della pista.

Nel frattempo, agli atti del Consiglio è stato allegato un carteggio tra Romano e gli uffici comunali, dal quale sembrerebbe che nessuno avesse mai fatto menzione dell’intenzione di rimuovere la pista dal piano regolatore. Un elemento che ha pesato ulteriormente sul dibattito. Anche dal fronte opposto della minoranza, Helen Ghirmu ha chiesto il ritiro della delibera e la convocazione di un Consiglio comunale aperto, per discutere pubblicamente la questione.

In difesa della scelta dell’amministrazione è intervenuta la vice sindaca Marina Vittone, che ha sottolineato come la decisione volesse avere un valore ambientale e di prevenzione idraulica, data la pericolosità dell’area in caso di piena del torrente. Ma le parole non sono bastate a ricompattare i ranghi. La giunta, pur dichiarandosi «unita e coesa», ha preferito ritirare la delibera. Ufficialmente per ridefinirla, nei fatti per evitare un incidente politico e giuridico.

Alla fine, la pista resta. E mentre i motociclisti lasciavano il municipio tra sorrisi e pacche sulle spalle, la politica rivarolese mostrava le prime vere crepe. La giunta Zucco Chinà, fino a oggi solida, esce da questa vicenda più debole, alle prese con una gestione urbanistica pasticciata e una base sempre più difficile da convincere.

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