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A San Ponso la sagra delle rane

Tra padelle bollenti, trattori d’epoca e balli sotto il tendone, la Sagra delle Rane è molto più di una festa: è un racconto collettivo fatto di aneddoti, sorrisi e tradizione che resiste al tempo

A San Ponso la sagra delle rane

A San Ponso la sagra delle rane

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Ogni anno, quando aprile comincia a scaldare le colline del Canavese, a San Ponso si sente un profumo preciso. Non è quello dei fiori. È l’odore inconfondibile delle rane fritte, dorate, croccanti, servite con amore da generazioni di volontari della Pro loco, che con la stessa cura con cui si apparecchia per un matrimonio, apparecchiano la Sagra delle Rane. E da ventitré edizioni, quel profumo è diventato un appuntamento fisso, quasi un rito collettivo.

C’è chi ci viene per nostalgia, come Giuliano, che oggi vive a Torino ma ogni anno torna con la famiglia: «Mio padre mi portava qui per vedere i trattori. Aveva un Landini testacalda, oggi lo tiene mio cugino. Ma la vera scusa era il fritto», dice ridendo. E intanto si tuffa nell’ennesimo piatto di rane con polenta.

Poi ci sono quelli che ci vengono per sport, come i ragazzi del Gianferr Volley di Favria, che partecipano al torneo di green volley organizzato durante la sagra: «Se vinciamo? Intanto mangiamo, poi vediamo», scherzano.

E c’è chi invece le rane proprio non le può vedere – «a me fanno impressione, sembrano dita», dice Lucia, dieci anni – ma non si perde nemmeno un giorno, «perché c’è l’Holi-Rana, e io voglio essere tutta colorata come l’anno scorso!»

La Sagra delle Rane non è solo cucina. È anche polvere e motori, con il raduno dei trattori d’epoca che ogni anno richiama appassionati da tutto il Piemonte. Alcuni arrivano guidando per chilometri su mezzi lenti ma gloriosi, altri li caricano su camion con cura maniacale. C’è persino chi, come Piero, si porta dietro la sedia da campeggio e resta tutto il giorno a contemplare i trattori come fossero opere d’arte. «Questo è un Fiat 605C. Lo vedi? Ha ancora la leva originale!» – e si commuove come un collezionista davanti a una figurina rara.

Dietro le quinte, intanto, le donne del paese lavorano a ritmi da cucina stellata. Sono loro il vero motore della sagra. Ci sono turni da 10 ore per pulire, friggere, servire. Una volta, raccontano, la frittura andò in tilt e si formò una coda da mezz’ora. Ma nessuno se ne andò. «Quando la gente sente odore di rana, non si muove finché non ha il piatto in mano», spiega Mariangela, che frigge da quindici anni.

Il Battistero Romanico, che per il resto dell’anno dorme nel silenzio del paese, durante la sagra si risveglia. Gente che sale, scende, visita, ascolta storie millenarie. I più piccoli si divertono con i giochi medievali degli Allodieri, mentre gli adulti si lasciano incantare dagli artigiani del cuoio e del vetro, che raccontano con le mani quello che non si riesce a dire con le parole.

La sera, quando le luci si accendono e l’aroma della frittura si confonde con la musica dell’orchestra, succede qualcosa di speciale: tutti si mettono in fila per ballare, anche chi giura di non saperlo fare. «Io non ballo mai, ma qui non puoi dire di no», confessa Sandro, 68 anni, mentre prende per mano sua moglie. Hanno appena finito il dolce, ma sembrano pronti per un’altra portata. Di vita.

E poi c’è DJ Turymegazzeppa, il re del sabato notte eporediese, che trasforma il capannone in una pista da discoteca anni Novanta. Con lui, la Sagra delle Rane si prende anche la sua rivincita sui giovani: «Altro che sushi, qui si mangia rana e si balla come una volta».

Tra trattori, Vespe, bambini colorati, bandiere italiane e birre artigianali, San Ponso resiste. Non è una fiera commerciale, non è un festival patinato. È una festa vera, dove il volontariato è il filo invisibile che tiene tutto insieme. È un paese che si mette in gioco, che apre le cucine, che tira fuori il meglio di sé.

E ogni volta che la sagra finisce, qualcuno già pensa alla prossima. «Le rane vanno mangiate calde. Come la vita», dice Notu mentre si prende l’ultimo boccone.

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Otto giorni di festa, di fritture scoppiettanti, di risotti fumanti, di trattori rombanti e di musica che esplode sotto il tendone. A San Ponso, piccolo comune del Canavese, è tornata la Sagra delle Rane, alla sua 23ª edizione, con un programma che non conosce pause: una kermesse che celebra la cucina locale, l’artigianato, il mondo dei motori, la passione per la danza e la voglia di stare insieme. Una festa popolare con la “F” maiuscola, organizzata dalla Pro loco con il patrocinio del Comune e del Consiglio Regionale del Piemonte, che ogni anno attira visitatori da tutto il territorio e oltre. 

La manifestazione si apre giovedì 24 aprile con la prima delle attesissime cene a base di rane – croccanti, dorate, regine indiscusse della tavola – accompagnata dall’animazione musicale di Radio Gran Paradiso e da una serata latina che scalda l’atmosfera a ritmo di salsa e reggaeton.

Ma è venerdì 25 aprile, giornata della Festa della Liberazione, che la Sagra delle Rane entra nel vivo. Alle 9 prende il via il tradizionale XIII Raduno di Trattori d’Epoca, con esposizione statica e giro turistico del paese: trattori che raccontano storie di lavoro e fatica, oggi protagonisti di una celebrazione collettiva. Poco dopo, tra le mura del suggestivo Battistero Romanico e del complesso plebano, si snoda il percorso del “Santo Bevitore”, un tripudio di birre artigianali, prodotti tipici e artigianato locale: legno, vetro, cuoio e ceramica, lavorati con maestria.

Chi ama la storia può partecipare alle visite guidate del Battistero, mentre i più piccoli si divertono con i giochi medievali proposti dagli Allodieri o con le spettacolari dimostrazioni di arceria storica messe in scena dai Comes Palatinus. Intanto, nel parco, il centro cinofilo Superdog tiene il pubblico col fiato sospeso tra acrobazie di rally-o, discdog e sheepdog.

C’è anche spazio per la formazione e il gioco educativo, grazie alla Protezione Civile e alla Croce Rossa Italiana di Rivarolo Canavese, che propongono il progetto Ambulanza senza paura: una simulazione di intervento di soccorso, con mezzi reali e attività ludiche per avvicinare i più giovani al mondo del volontariato.

Alle 12.30 si pranza: rane in pastella, risotto alle rane, ma anche tante alternative della tradizione piemontese. La festa continua nel pomeriggio con la dimostrazione di aratura e tiro del tronco, mentre sotto il tendone si esibisce il gruppo musicale Velvet Skin. La sera si ritorna a cena e poi si balla con Marco Picchiottino.

Sabato 26 aprile il copione si rinnova: cena con rane e pista da ballo animata dall’orchestra Ornella’s Group. Ma è la domenica 27 a offrire un programma da capogiro. Dalle 9 il paese si riempie di Vespe colorate con il raduno organizzato dall’associazione Son Fatto di Vespa, mentre in parallelo scatta il XIII Raduno Moto Storiche in collaborazione con il Centauro Club Forno Canavese e il VII Raduno Fuoristrada Badgers 4x4, per gli amanti dell’off-road.

Alle 10.30 parte il torneo di Green Volley per ragazzi dai 9 ai 16 anni, in sinergia con il Gianferr Volley di Favria. A pranzo, le rane tornano a farla da padrone. Ma l’appuntamento più atteso del pomeriggio è la 2ª edizione dell’Holi-Rana Color Party, con musica anni ’80 e ’90, Radio Gran Paradiso, polveri colorate e una sola regola: indossare una maglietta bianca. L’ingresso è gratuito e, in caso di pioggia, la festa si sposta al 1° maggio.

La serata di domenica si conclude con una nuova cena e la musica di Franco e la Band Italiana.

Mercoledì 30 aprile la festa continua: si cena, si balla e si salta al ritmo del 30 Show Party firmato Epika DeeJay Show, con i dj Alex B, Kritimola, Crivella e Franceska D. a far vibrare il doppio capannone.

Giovedì 1 maggio si riparte con tutto: mercatini, visite guidate, giochi, birre, rane, dimostrazioni medievali, spettacoli cinofili e la serata con Marco Picchiottino.

Venerdì 2 e sabato 3 maggio chiudono il sipario di questa lunga festa popolare. Venerdì cena e musica con Ornella’s Group, mentre il gran finale è affidato alla Serata Speciale con RANE, POLLETTO e DJ TURYMEGAZEPPA, direttamente dalle discoteche del Piemonte, per un’ultima notte di balli, selfie e brindisi.

Quest’anno, per accogliere tutti, c’è anche il doppio capannone, e chi preferisce portarsi a casa un po’ di festa può contare sul servizio d’asporto, prenotando entro le 18.

San Ponso, per otto giorni, si trasforma in una capitale di allegria, tradizione, motori e rane. Un evento che unisce generazioni e passioni, dove ogni dettaglio è curato con amore e ogni sorriso vale il viaggio.

locandina

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